Dalle Alpi alle piramidi milanesi, dalle distese padane alle fiumare calabre, sentiamo il fruscio di un vento che si fa sempre più forte: ribellarci è giusto ad un soprastato che da molto tempo produce solo pesanti sacrifici.
E’ giusto occuparci del nostro destino e di quello dei nostri figli che nessuno potrà garantire se non il nostro giusto e paziente intervento.
Vi sono favole e favole e dobbiamo credere soltanto a quelle che stanno nel nostro cuore e nel buon senso, capace di avere la meglio sugli algoritmi che rovesciano la realtà.
Anni ed anni di auto-razzismo non sono in fondo riusciti ad avere completamente ragione sulla nostra anima, sul nostro ingegno e la nostra volontà che finalmente comincia a farsi sentire in maniera netta.
Diffusa è la percezione che la misura è colma , che sia venuto il momento di un desiderio diffuso di chiarezza, se non di vera e propria resa dei conti… Siamo ad un punto di non ritorno (momento Polanyi?).
Se il Popolo d’Italia ha difeso la sua Costituzione alla fine del 2016, ostacolo principale al potere globalista ed al principato delle multinazionali e della egemonia “carolingia” della guida UE, nel marzo 2018 ha decretato la sonora momentanea e forse irreversibile fine di quei partiti che avevano assecondato, insieme alle nefaste classi dirigenti, lo smembramento economico e sociale ed anche culturale del Paese: PD e Forza Italia ed alleati satelliti.
Il governo, pur nato sotto il controllo del presidente della Repubblica che è riuscito a presidiare i dicasteri chiave del MEF, degli Esteri, è comunque riuscito a interrompere una storia lunga 40 anni, fatta di privatizzazioni, smantellamento delle conquiste sul Lavoro, e soprattutto di attacco alle condizioni reali di vita dei cittadini ed alla spina dorsale dell’ economia nazionale.
Segnali contenuti ma importanti, che spesso hanno sollevato vespai; che hanno visto un sindacato snaturato appoggiare i piani della Confindustria, non certo “patriottici” o improntati all’interesse generale della cittadinanza.
Una sinistra sinistrata che invecie di tirare la fune dei diritti sociali e delle giuste rivendicazioni popolari ha fatto la fronda al governo attuale, fomentando le devianze precostituite e limitando possibili conquiste e riforme più efficaci e radicali, ha svolto il ruolo di quinta colonna del blocco eurocratico.
Tutto ora è chiaro al vento che sta attraversando ora la penisola, sempre più forte, interessa il concreto delle cose; un vento che può vincere le paure seminate giorno e notte da un bombardamento mediatico incredibile.
Ora è venuto il momento per tutti noi, semplici donne e uomini, giovani o anziani del “mondo di SOTTO”, del lavoro e della produzione, della sofferenza reale, dei circa 800000 giovani costretti ad emigrare e di migliaia di imprese alla fame o sulla linea di sopravvivenza, dei tanti contratti precarizzati, dei lavoratori delle aziende chiuse e delocalizzate; è giunto il momento di fare insieme la nostra parte.
Domandiamoci dunque cosa possiamo fare tutti Noi per l’Italia, senza limitarci alla partecipazione elettorale.
L’Italia può e deve recitare un ruolo importante nel Mediterraneo e riacquistare almeno quello che ha perduto in 40 anni a poco a poco.
Il nostro nemico è meno forte di quello che pensiamo e non ha idee forza: perché concedersi a vere riforme sarebbe capitolare al suo attuale dominio.
Per questo sabato 12 ottobre dobbiamo essere tantissimi!
TUTTI I CAMMINI IMPORTANTI E LE LUNGHE MARCE SONO INIZIATE CON UN PRIMO PASSO.