Nuova Direzione aderisce alla manifestazione “Liberiamo l’Italia” convocata per il pomeriggio del 12 ottobre a Roma, impegnandosi per il suo pieno successo. Mai come in questo momento, infatti, è necessario ribadire l’importanza del recupero della sovranità democratica (e dunque anche monetaria) del paese come condizione della sua ricostruzione sociale, ambientale ed economica, e come base di una politica finalmente favorevole alle classi subalterne. Mai come in questo momento è necessario ribadire e precisare la nostra dura critica nei confronti dell’Unione europea e dell’euro, che fanno sì che il neoliberismo appaia come una legge di natura, come un destino ineluttabile che minaccia col ricatto della miseria chiunque tenti di opporvisi.
L’ingloriosa fine del governo gialloverde ha infatti diffuso in Italia una nuova nebbia europeista, che tenta di nascondere le condizioni reali in cui versiamo e di accreditare come svolta progressiva una manovra finanziaria che, in linea con le classiche indicazioni di Bruxelles, non modificherà in nulla di essenziale, né in quantità né in qualità, le politiche economiche recessive o inefficaci di questi ultimi anni. D’altra parte, l’attuale identificazione di fatto del sovranismo con le posizioni della Lega comporta un serio arretramento di tutta la tendenza antiunionista, perché ne affida le sorti a classi sociali che non hanno vero interesse alla rottura, e a un gruppo dirigente tanto più verbosamente nazionalista quanto più prosaicamente regionalista, e perciò antinazionale.
È quindi assolutamente vitale far sentire la voce autonoma del sovranismo costituzionale e neo socialista, e concepire la manifestazione del 12 ottobre anche come il punto di partenza di una ampia riflessione sulle ragioni delle attuali difficoltà di una strategia di exit.
Dobbiamo certamente sviluppare una sistematica attività di controinformazione e di formazione culturale alternativa in materia di Unione europea. Altrettanto certamente dobbiamo contrastare in tutti i modi il nuovo bipolarismo, costruire un nuovo soggetto politico anche interloquendo col confronto interno al M5S.
Ma soprattutto dobbiamo far sì che nella scena politica italiana irrompano le esigenze delle classi subalterne, le uniche che contrastano decisamente e fino in fondo con i dettami dell’eurocrazia.
Se vogliamo liberare l’Italia dobbiamo prima di tutto liberarci dalle illusioni. Negli ultimi anni abbiamo sopravvalutato la permeabilità di forze politiche praticamente ed ideologicamente legate alla piccola e media impresa, ciascuna con crescenti addentellati nel mondo delle imprese maggiori, entrambe orientate verso la detassazione, i sussidi all’industria e il sostegno indiretto alla domanda, ognuna disinteressata ad un ampio rilancio degli investimenti pubblici e della gestione pubblica diretta dei settori strategici come condizione fondamentale di una ripresa dell’occupazione e dei redditi da lavoro.
È ora di abbandonare l’illusione che queste forze possano esprimere davvero, se non in casi eccezionali e caoticamente, le più profonde esigenze popolari e nazionali. Se è vero che solo l’autonomia della nazione può consentire una politica popolare, è altrettanto vero che solo l’autonomia politica delle classi subalterne può condurre ad una piena rivendicazione della sovranità nazionale. Se vogliamo una strategia patriottica, dobbiamo prima volere una strategia socialista.