Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere. Dovere di chi?
Per diversi motivi uno Stato potrebbe trovarsi ad avere in vigore leggi eticamente ingiuste. L’importanza del rispetto della legge e dell’applicazione delle sanzioni a tutti coloro che le violano sono giustificate perché, astrattamente parlando, la legge è espressione della volontà collettiva, i cui membri rinunciando a parte della propria libertà individuale (la parte idonea a ledere la libertà altrui) garantiscono la convivenza pacifica dell’intero gruppo. Da qui discende che violando una norma di legge, il soggetto, non solo lede i diritti di uno o più individui specifici ma viola la volontà e turba la vita della collettività intera.
La legge in questo caso serve soprattutto alla tutela dei deboli della società. Stabilendo diritti e doveri comuni e regole di comportamento si evitano atti arbitrari di prepotenza da parte dei membri più forti della società. Quindi se alla base delle leggi ci sono dei principi, violando la legge si violano anche quei principi etici giusti (o quantomeno funzionali alla sopravvivenza della specie umana) di rispetto della vita umana e dei diritti inviolabili dell’uomo.
Nel caso dell’Italia, (tralasciando il fatto che certi principi e diritti esistono e devono essere rispettati a prescindere dal fatto che siano o meno scritti) i principi necessari e a mio avviso sufficienti ai quali dovrebbero ispirarsi le azioni pratiche della politica sono quelli costituzionali. Pochi, chiari e semplici principi e obiettivi da perseguire che già da soli sarebbero idonei a guidare i comportamenti dei cittadini e dell’attività politica senza nemmeno troppo bisogno di ulteriori specificazioni negli altri atti normativi.
Ma cosa succede se le cose si invertono? Cosa succede se le leggi, non solo non rispettano i principi costituzionali e la volontà collettiva, ma anzi violano quegli stessi principi e perdendo la loro funzione di tutela diventano esse stesse lo strumento di legittimazione di atti arbitrari e di prepotenza? Cosa succede se la legalità, l’avere agito entro i confini legali giustifica e fa da scudo a l’aver violato i principi etici e costituzionali? Succede il paradosso che la situazione si ribalta e quindi tutti coloro che difendono la costituzione ed agiscono entro i limiti costituzionali ed in difesa dei diritti inviolabili in essa sanciti, diventano criminali. Ed è questo che sta succedendo in Italia, la criminalizzazione di chi, in un sistema normale, starebbe agendo non soltanto in modo umanamente giusto ma in difesa della legge che gerarchicamente deve essere rispettata da tutte le altre.
A chi spetta quindi la resistenza? A mio avviso a chi è responsabile dell’applicazione della legge, della garanzia del suo rispetto e dell’irrogazione delle relative sanzioni in primis giudici e forze dell’ordine. Se queste figure continueranno ad agire in ossequio di leggi ingiuste (e incostituzionali) chi difenderà quei cittadini che, agendo nel giusto, si oppongono allo smantellamento della Costituzione italiana e dei diritti da essa garantiti?
Nessuno, perché paradossalmente quei cittadini pretendendo il rispetto di diritti inviolabili e agendo in difesa della fonte suprema di tutte le leggi potrebbero trovarsi ad operare fuori dei limiti legali.
E’ così che si spiega l’arresto di Nicoletta Dosio, degli altri No Tav, dei No Muos, dei Pastori Sardi e in generale di tutti quelli si vogliono opporre a pratiche ingiuste e incostituzionali.
L’arresto di queste persone è giustificato dal fatto che essi hanno agito al di fuori dei limiti legali? Senz’altro. Ma in difesa di quali principi e diritti hanno agito?
La difesa del territorio, dell’ambiente e della salute, del lavoro retribuito e della sovranità popolare. Queste cose sono più o meno importanti dell’aver aperto un casello o dell’aver bloccato una strada?
Forse giudici e forze dell’ordine dovrebbero fermarsi un attimo, tornare con i piedi per terra e guardare questo delicato momento storico in prospettiva, come se lo leggessero sui libri di storia tra venti o trent’anni.
Probabilmente si renderebbero conto che in virtù di leggi ingiuste e tecnicismi stanno arrestando e condannando persone non solo a tutti gli effetti innocenti ma anche degne di merito e riconoscenza da parte di tutto il popolo italiano presente e futuro e volendosi spingere oltre, collegando l’Italia al resto del mondo, stanno punendo e reprimendo la parte del popolo che, consapevolmente o non, sta ostacolando con tutte le forze la completa distruzione dell’essere umano.
A Nicoletta, ai No Tav e a tutti gli altri non dovrebbe arrivare una sentenza di condanna ma un semplice grazie!
Siamo in dittatura.
In un mondo psicotico tutto è ribaltato, ma la verità ha una sua forza che nessuno potrà fermare.