La Costituzione è prima di tutto un programma politico, un testo di profonda giustizia sociale, pregno di tutte le conquiste ideali della storia dell’Italia.
Preciso sunto di diritti e doveri, la Costituzione difende i cittadini, garantendo loro una base giuridica alla quale appellarsi per avere riconosciute le proprie libertà, i propri diritti, la loro capacità di agire nel sociale, e dunque nel mondo.
La Costituzione tutela il Cittadino, impedendogli di divenire solo un numero.
Fra tutti gli attacchi meschini portati a quello che è il frutto del sacrificio di intere generazioni, uno fra i peggiori è senza dubbio la proposta di diminuire il numero dei parlamentari, spacciando per “risparmio” l’assassinio del principio della rappresentatività politica.
Questa tattica, già più volte utilizzata per distruggere lo stato sociale e i diritti fondamentali dei cittadini, risulta particolarmente infame perché aizza lo stesso popolo contro i meccanismi che di norma lo difendono dai soprusi: diminuendo il numero dei parlamentari non si ha un guadagno collettivo dato da un risibile “risparmio”, ma un enorme danno al processo democratico.
I nostri Padri Costituenti fissarono a 945 il numero di cittadini in grado di rappresentare 45 milioni di italiani.
Oggi gli italiani sono 60 milioni e mezzo, ma viene proposto che i rappresentanti non siano già aumentati in maniera congrua alla crescita della popolazione, ma anzi diminuiti di più di un terzo. Parlano di “risparmio”, quando gli stipendi di quei parlamentari (che nulla vieterebbe di diminuire) non valgono che lo 0,007% della spesa pubblica, la quale va spesso a finanziare senza troppo scandalo, acquisti di armamenti, donativi di varia natura o richieste da parte di enti terzi.
La Cosa Pubblica guadagnerebbe questo dal taglio dei parlamentari, ma cosa perderebbe? Perderebbe ulteriormente ciò che caratterizza ogni stato democratico, ossia il controllo popolare sulle istituzioni, che se non si limita alla mera rappresentanza politica vede in essa sicuramente uno degli aspetti fondamentali.
Il Parlamento non può e non deve essere un mondo a sé stante, sempre più chiuso e ridotto, aperto solo a pochi iniziati, ma al contrario deve aprirsi, essere luogo vivo in cui dibattere e far valere gli interessi del popolo.
Questo non può accadere con la progressiva incapacità della cittadinanza di far eleggere propri rappresentanti, che, tra esternazioni contro il suffragio universale e distruzione della rappresentanza, assume sempre più i caratteri sinistri di un autoritarismo.
Per questo ogni cittadino consapevole, e ancor di più se studente o giovane lavoratore, deve opporsi a questa scellerata proposta.