Ischia, erroneamente vista come un’isola dove regna benessere ed esente dai guasti del neoliberismo, ė al contrario un vero e proprio laboratorio del neoliberismo, del clientelismo amministrativo, dell’ingiustizia sociale e perfino delle morti per malasanità e malattie professionali (tre casi in pochi mesi tra ex marittimi deceduti per amianto – asbestosi).
Il nostro ospedale dovrebbe avere l’efficienza di un centro NASA visto che siamo in mezzo al mare a 14 miglia dal porto più vicino, in condizioni meteo non avverse ciò si traduce in almeno 60 minuti di navigazione. Abbiamo l’eliambulanza che in caso di forti burrasche non decolla e occorre fare richiesta all’aereonautica militare per far decollare un loro elicottero; ore di burocrazia; abbiamo una pilotina sanitaria per il trasporto infermi. E abbiamo un ospedale che fino agli anni ‘90 era un’eccellenza, poi precipitato, oggi molti lavoratori scappano se sono pendolari perché: 1) non esiste una foresteria e fanno turni anche di 72 ore consecutive; 2) non esiste il riconoscimento di sede disagiata.
Il nido vede sempre meno nascituri, i ginecologi portano le puerpere nelle cliniche di Napoli; cardiologia ha poco personale, spesso il cardiologo di turno deve scegliere se andare in P.S. per fare una consulenza o seguire un’emergenza in reparto.
È stata ceduta ad armatori privati un’efficiente compagnia di navigazione pubblica, la Caremar, Gruppo Tirrenia. Oggi la continuità territoriale ė minacciata dalla privatizzazione, significa che noi che abitiamo su un’isola, vediamo minacciato il nostro diritto a rientrare a casa se il privato si inventa un’avaria o condizioni meteo avverse.
Ischia ha 60mila abitanti, 330 alberghi: è il maggiore comprensorio turistico in Campania, ma i lavoratori sono quasi tutti stagionali e con la naspi se la passano sporca o emigrano in inverno o fanno lavoretti. Molta manodopera straniera impegnata nei servizi come cucina e pulizia. In questo contesto le ingiustizie sono il surrogato del neoliberismo in un’isola di 45 kmq amministrata da ben 6 comuni.
Ci siamo ritrovati con qualcuno a parlare di sovranità monetaria, mercati, grande finanza, economia keynesiana e antiliberismo. Io lo definisco “gruppo promotore”.
Fin dalle prime discussioni del gruppo promotore qualcuno era concentrato su questioni localistiche come diatribe interne alle amministrazioni comunali, mala gestione, programma delle iniziative natalizie comunicato in ritardo rispetto ad una corretta gestione per il marketing turistico, ecc. Ho posto la questione che di questo se ne occupino altri, noi dobbiamo focalizzare il tema sulla gabbia Ue, che provoca i suoi effetti sul piano locale. In merito alla fase di studio abbiamo iniziato con l’opuscolo La moneta e la Costituzione e di recente ho posto la necessità di creare un gruppo di cittadini attivi che si riconoscono sui temi cui si faceva cenno all’inizio di questo scritto. Stiamo crescendo come quantità, siamo una decina, oltre ad avere dei “simpatizzanti” non attivi ma sensibili.
*Umberto Spurio è membro del CPT Campania