Insomma, cara Padrona, io non ce la faccio proprio a chiamarti “datore di lavoro”, perché il lavoro ha anche dei diritti e io di fatto non ce l’ho, sono l’ultima della scala sociale, quella a cui, quando l’hai assunta, ti sei compiaciuta di dire come a una giumenta: “Bene, sei magra, quindi sei svelta”. Ho solo la prospettiva di andarmene e trovare una Padrona migliore che mi paghi almeno dieci delle dodici ore al giorno in cui ho cura delle tue cose e che sia meno zozza dei rifiuti che spargi per tutta la casa prima di uscire addobbata con paccottiglia made in China, trasformata in abbigliamento di pregio dai negozi di Via della Spiga, in cui, con il mio stipendio, potrei comprare al massimo il gadget di cui ti omaggiano.
Ora, con questo maledetto virus non esci neanche più, e pure io sono confinata nella mia stanzetta da 500 euro al mese, metà del mio stipendio.
Non so se ce la farò a essere gentile con te, dopo l’incauto mio entusiasmo di tre settimane pagate restando a casa, subito seguite dall’imposizione di giocarmi tutte le ferie, dal successivo licenziamento “solo formale” e ora, da giugno in poi, dalla richiesta di lavorare gratis per risarcirti di quelle famose tre settimane perché dopo…vedrai, Mariella, vedrai…
Mariella
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Caro diario, ho iniziato da tre giorni l’ennesima prova, tutta al nero, come colf per un riccone. Dieci ore, pausa di due da concordare con il resto del personale, diceva l’agenzia. L’alloggio è in comune con la governante – credo si chiami così perché guadagna un po’ più di me, ma in realtà si fa il doppio del culo, perché deve spiegare le regole dei Signori anche a noi altre e starci dietro -.
L’alloggio, dicevo, è un pezzo di magazzino circoscritto da porte di metallo, mentre quelle d’entrata sono di vetro pesante, come le porte dei negozi. Credo che siano abusive, perché il sig Paolo, che è il proprietario di tutto il palazzo, ci impone di non tirare mai le tende pesanti che le ricoprono dall’interno. Il sole non lo vedo né da qui né da casa dei Signori ed è tristissimo, perché con il virus non ci fanno uscire.
Alla fine del quarto giorno decido di andarmene, fuggo letteralmente (con rischi anche penali, mi hanno detto) per andare da mia sorella. Fuggo, non solo perché i Signori amano essere serviti a qualsiasi ora (ieri gli è venuta voglia dello spuntino di mezzanotte e mi hanno buttato giù dal letto), ma soprattutto perché il sig. Paolo, con una confidenza che non mi è piaciuta per niente (alludeva a certi miei vantaggi non meglio identificati), mi ha domandato se la governante beve durante le ore di lavoro.
Non mi piace essere messa contro i miei compagni di sventura, se la storia ci ha insegnato qualcosa è che l’unione fa la forza e io vorrei urlarlo a questi qui, dallo sguardo rassegnato e dal comportamento servile, che siamo sulla stessa barca e che la guerra tra poveri, di tutte le razze e colori, va solo a vantaggio dei Padroni.
Dania
P.s.: ho fatto bene a tenermi “per caso” in tasca i 150 euro che mi aveva dato il sig. Paolo per la cassa della spesa. “Per caso” ho ripetuto a lui, quando da casa di mia sorella gli ho fatto i conti del mio avere residuo: 98 euro che ovviamente non mi ha mai pagato.
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“Ciao, hai un minuto?”.
“Eh no…bo’… prova dai, lo sai che ho tutti qui, tra scuole chiuse e smart working. Nemmeno un terrazzo e loro che controllano ogni mio respiro. Poi ti racconto…. – la voce è bassissima – stamani lei se n’è venuta a dire che se non sono brava a evitare che i bambini la cerchino in continuazione, non sono una brava tata. Sai, non ce l’ho fatta e le ho risposto: signora, a volta basta una chiave girata nella toppa e … bon, ma loro no, non usano le chiavi per non traumatizzare i bimbi e in compenso si fracassano le balle e le polverizzano a me”.
“Già, un delirio…be’ te lo dico subito: io non ho più di questi problemi, sono a casa”
“Ma dai, per motivi di lavoro puoi spostarti anche in un’altra provincia”
“Sì, se sei regolare”
“Cavolo, è vero, ma adesso col bonus baby sitter…”
“Non lo chiede. Ha detto che al momento la mamma è a casa, un po’ anche la nonna che sta sopra…. Insomma, hai capito. Il vero problema è la paura, la titolare dell’agenzia sostiene che tutti cercano solo personale abitante in zona, che possa andare a piedi senza prendere i mezzi pubblici”.
“Ti faccio parlare con la mia di agenzia, vedrai che ti trova qualcosa, sono belli svegli…”.
“È un casino, con questi di adesso niente referenze perché sono al nero e la tipa di prima, quando gliele ho chieste, mi ha risposto: certo, ma non posso tacere che tu non sei più la Tina di dieci anni fa, io amo essere onesta. Capito? Lei che mi parla di onestà quando ho fatto mesi di vacanze con loro non pagate lavorando fino a 20 ore, giorni e giorni gratis di malattie ora del nonno, ora dei bimbi, per non parlare…va’ lascia perdere, ho 62 anni, chi mi prende?”.
Tina
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Cara mamma, mi è arrivata la tua lettera solo oggi. Qui, puoi immaginare, le Poste vanno a rilento. Sto bene, ma vorrei tanto essere lì con voi, anche perché il virus da noi nello Sri Lanka, non è ancora arrivato, o forse sì, ma ci sono pochi ammalati e, soprattutto pochi morti. Io sono preoccupatissima per Kasun, lo lascio tutto il giorno da solo in quella stanzetta e ha solo 11 anni, e anche per il lavoro. Qui ci licenziano come se non ci fosse un domani. Però c’è una buona notizia, la signora mi ha detto che le hanno accordato il bonus baby sitter: 300 euro, così non è costretta a licenziarmi. In realtà sia lei che il marito hanno conservato il loro bel lavoro e non ho proprio capito perché voleva licenziarmi, ora poi che ha i bambini a casa. Le ho chiesto perché proprio 300 euro e mi ha risposto: “Eh, sono quelli fuori dalla tua busta paga, mica lo posso chiedere per le ore che sono già nel contratto”. Che vuoi mamma, ho provato a chiederle se poi su quei 300 dovevo pagarci le tasse, ma mi ha risposto stizzita che bisogna venirci incontro. A dire la verità io incontro a lei ci sono andata, bado ben due bambini invece di uno, per 12 ore invece di 8 e pulisco come sempre tutta la casa tutti i giorni, in più cucino. Ma che vuoi, mamma lei è stata molto gentile a tenermi, mi ha detto che noi stranieri ci hanno sempre guardato peggio e ora, poi, qualcuno ha paura che a casa nostra siamo sporchi e quindi il virus ci contagia di più. Insomma, non preoccuparti, ce la faccio a far star bene Kasun e a mandarti ancora qualcosa.
Un bacio
Tua Ama
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Sono Gianni e lavoro in un patronato. Cerco di difendere i più deboli perché sono addetto proprio al lavoro domestico. La mia sigla è restata aperta quando ha potuto, altrimenti abbiamo sempre risposto velocemente alle email di contatto. Che casino.
Il Cura Italia, non solo non ha previsto che la manovra da 25 miliardi, che ha esteso a tutti la cassa integrazione in deroga, riguardasse anche queste persone, ma ha addirittura puntualizzato al comma 2 dell’articolo 22 che «sono esclusi i datori di lavoro domestico». Come mai, anche se il comparto tocca 10 milioni di persone? Perché l’Italia è il paese delle famiglie, dei risparmi di famiglia, delle mamme e delle nonne di famiglia, quelle che alla fine rinunciano per occuparsi di vecchi e bambini? Famiglie che cercano di risolvere problemi da sé, problemi enormi a cui lo Stato da anni non dà più risposte adeguate? Come il bonus baby sitter che non è servito a evitare, secondo Assindatcolf, un’ecatombe: nel mese di aprile 2020 flessione delle assunzioni del 50% e aumento dei licenziamenti del 30%, 38% a Milano.
E poi perché non c’è più lotta di classe. Da nessuna parte, in fondo, ma in questo settore meno che mai: qui c’è lotta tra i lavoratori, un gioco al ribasso dei più feroci giocato sulla traccia dei 100 euro in meno per 20 ore di lavoro in più.
Mentre scrivo, aspettiamo con ansia il Decreto Aprile (ma aprile 2020?), ribattezzato Rilancio a maggio, nella speranza che vi sia coerenza tra la roboante scelta del nome e l’obiettivo raggiungibile.
*Laura Mugnaini fa parte del CPT Lombardia di Liberiamo l’Italia
Quante situazioni vergognose e persone indegne esistono nella nostra societa’ ! Denuncia ammirevole.