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LA SCUOLA DEVE RIAPRIRE

di Nina Iadanza*
3 Giugno 2020
in Lotte
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LA SCUOLA DEVE RIAPRIRE
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Per una scuola di socialità.

Fino a qualche anno, fa l’obiettivo  era quello delle tre “i”, poi di accorpare le scuole, di centralizzarle, facendo in modo che scomparissero anche  quelle  di provincia, che tutto venisse a concentrarsi nelle città.

In nome di un’economia che continua a non tenere conto delle reali condizioni  delle persone, delle famiglie, delle comunità, delle esigenze ignorate, si è assestato un ulteriore colpo alla negletta situazione della scuola.

E così è accaduto, pur di tagliare fondi destinati alle già precarie strutture e al  personale.

Tutto ridimensionato in funzione della “buona scuola” che non si è mai capito cosa avesse di buono, se non scimmiottare Paesi dell’Europa ricca, laddove le cose funzionano diversamente.

E anche  per volontà di chi non è mai entrato in un’aula, si è insistito su una scuola azienda dove si dovessero formare nella migliore delle ipotesi  piccoli imprenditori di sè  stessi, scollegata dal contesto economico e disfunzionale sul piano di una reale crescita e  formazione.

Una scuola spesso fatta di sigle stravaganti e progetti talvolta  inconsistenti che hanno finito col sottrarre tempo ed energia alla reale formazione delle alunne e degli alunni.

E poi è arrivato il lockdown pandemico che ha innescato dinamiche tese  a trasformare completamente la vita sociale e ha riportato centrale la necessità della scuola.

Senza entrare nel merito  sostanziale della formazione scolastica, in cui è fondamentale  l’insegnamento come pratica della vicinanza, ma comunque con  uno sguardo attento ad essa, lo scenario che ora  si prefigura è la didattica per via tecnologica, la DaD,  una scuola a distanza digitalizzata o  funzionante  con un “sistema misto” fatto di ore a casa e ore in presenza, mentre frana la scuola delle relazione in presenza, un sapere che rischia di andare perduto nella didattica online.

Pertanto, è quanto mai urgente e necessario recuperare tutte le strutture utilizzabili già presenti sul territorio  e dislocare la scuola, anziché pensare a come far funzionare la  digitalizzazione o il sistema misto dopo sei mesi di non reale frequenza, di mal riuscita didattica a distanza.

Mappare e riutilizzare edifici dismessi, ristrutturare e ridefinire quelli esistenti, sistemare aule a norma per pochi alunni per classe e ripartire con la scuola relazionale e in presenza.

Già, perché scuola è fatta di relazioni in presenza, di pratiche di vicinanza, di persone fisiche in formazione,  di contatti, di idee, di spazi reali aperti e chiusi dove incontrarsi, stare, studiare, giocare, creare, socializzare… vivere.

Ripartiamo dalle scuole di vicinanza, dei nostri paesi e nelle città, riapriamo ciò che è stato chiuso perché dettato da logiche forsennate, recuperiamo spazi, aule sostenibili e, perché no?, anche itineranti, ma, soprattutto, ricominciamo in presenza,  garantendo una formazione sostenibile  ad alunne e alunni e a tutto il personale delle scuole.

Perché la scuola è uno dei   luoghi fisici di confronto e socializzazione per eccellenza e non se ne  può stravolgere il compito fondamentale per assecondare logiche forsennate che pretendono di distanziarci, virtualizzandoci e medicalizzandoci in pretese assurde, insostenibili, e alimentando paure ancestrali.

*Nina Iadanza, insegnante del Liceo Classico Pietro Giannone, membro del Cpt di Benevento

Tags: Daddidattica a distanzaNina Iadanzascuola in presenza
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