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IL MONDO ALLA ROVESCIA DI FEDERICO FUBINI

di Leonardo Mazzei*
26 Giugno 2020
in Economia
1
IL MONDO ALLA ROVESCIA DI FEDERICO FUBINI
Letture: 1.272

«La nuova emergenza». E’ questo il titolo dell’editoriale di Federico Fubini sul Corriere della sera di ieri. Che si parli dell’emergenza economica ed occupazionale, dopo quella sanitaria dei mesi scorsi? Neanche per sogno.

Per il Fubini la nuova emergenza ha tutt’altro nome, quello di uno “Stato-mamma”, dal quale bisognerebbe uscire al più presto.

Che milioni di italiani, esattamente quelli più bisognosi d’aiuto, lo “Stato-mamma” proprio non l’abbiano incrociato, è un particolare che al Fubini sfugge proprio. A lui basta riprendere la solita retorica cantilena contro l’assistenzialismo.

Polemizzando con chi vedeva nell’epidemia, e perfino nel disastroso confinamento che si è voluto imporre agli italiani, un’occasione per rilanciare il ruolo dello Stato, eravamo stati facili profeti nel prevedere come lorsignori sarebbero ben presto tornati ai santi vecchi ed ai tradizionali arnesi del neoliberismo. Tra questi, ovviamente, il loro argomento anti-statale preferito: quello contro l’assistenzialismo, vero o presunto che sia. Argomento che prevede naturalmente due pesi e due misure (e che pesi, e quali misure!). Ad esempio, secondo il loro metro di giudizio, 600 euro al mese ad un cassaintegrato sono “assistenzialismo”, 6 miliardi di garanzie ad Fca ovviamente no.

Ma non perderemmo tempo a scrivere un articolo solo per rilevare questo doppiopesismo.

La disonestà intellettuale di certi pennivendoli è infatti così evidente, che di fronte ad essa possono esistere di fatto solo due categorie di persone: chi ha già capito benissimo, chi non vorrà capire mai.

Nell’editoriale di cui ci stiamo occupando c’è però qualcosa di peggio del tradizionale doppiopesismo, c’è una descrizione della società italiana che fa a pugni con la realtà, e che proprio per questo merita di essere segnalata.

Prima di arrivarci è utile però cogliere in quale vuoto d’idee si ritrovi attualmente l’oligarchia dominante. Un vuoto ben evidenziato dai pittoreschi “Stati generali” voluti da Conte. Un vuoto che evidentemente non è esclusivo appannaggio della classe politica, ma che essa condivide con gli stessi pensatoi che generalmente ne ispirano l’azione.

In questo senso l’editoriale del Fubini è illuminante.

Nessuna riflessione sulla crisi manifesta del modello neoliberale incarnato dall’Unione europea.

Nessuna riflessione sui disastrosi danni del lockdown.

Nessuna idea su come uscire dalla crisi.

Ma in compenso un nemico giurato: l’assistenzialismo.

Ora, chi vuol vedere il mondo alla rovescia può sempre farlo. E se dispone delle pagine del Corsera può pure scriverlo.

Ma sostenere che i guai attuali dipendano da un presunto “assistenzialismo” richiede davvero una quantità industriale di faccia tosta che solo uno come il Fubini può possedere.

Il suo ragionamento muove da questa premessa:

«Mai prima nella storia d’Italia tanti italiani erano stati garantiti, sussidiati e tutelati dallo Stato allo stesso tempo. Già, ma ora? Quella rete di sicurezza non può restare lì troppo a lungo così com’è, perché costerebbe centinaia di miliardi (che non ci sono) e farebbe degli italiani un popolo di assistiti da uno Stato-mamma (che nessuno, o meglio quasi nessuno, dice di volere). Una crisi finanziaria e l’appassire dello spirito di iniziativa e responsabilità personale sarebbero dietro l’angolo. Moltissimi italiani hanno ancora bisogno di aiuto. Ne hanno bisogno e lo avranno. Ma lo Stato-mamma non può essere per sempre».

Per sempre? Ma è colpa di chi è rimasto senza lavoro se le scelte di un’intera classe dirigente hanno portato all’attuale disastro?

E’ un “per sempre” assai strano quello di un Fubini che si preoccupa che dal 17 agosto si possa tornare – finalmente!, si direbbe – a licenziare.

E’ un “per sempre” assai ravvicinato se ci si preoccupa del rifinanziamento di una cassa integrazione che scade tra due settimane per tanti lavoratori.

Altro che Stato-mamma!

La verità è che lo Stato-mamma esiste solo nella testa dell’editorialista del Corsera.

La verità è che milioni di persone gettate sul lastrico avrebbero veramente bisogno di assistenza, altro che “assistenzialismo”!

Ma come si fa a ragionare così? Al di là delle laute retribuzioni che certo concorrono a tali pensieri,  forse un modo per arrivarci è quello di raccontarsi (e raccontare, il che è decisamente peggio) una realtà completamente rovesciata.

Arriviamo così al punto che qui più ci interessa. Scrive il Fubini:

«Non per niente i consumi restano ibernati e il risparmio privato tipico delle fasi di insicurezza non fa che crescere: in aprile i depositi bancari delle famiglie erano già saliti di 25 miliardi dai livelli di febbraio, quelli delle imprese di cinque. Pensiamoci: in due mesi il risparmio liquido dei privati in Italia è cresciuto di una somma superiore a quanto sia cresciuto il debito pubblico con il decreto di emergenza di quel momento, il “Cura Italia”; è un indizio che lo Stato-mamma – magari era inevitabile, nel caos della pandemia – sta nutrendo anche qualcuno che potrebbe cavarsela da sé».

Ora, giusto per fare un esempio, sappiamo tutti che i notai non avevano certo bisogno dei 600 euro, ma non è certo di questo che vuol parlarci il Fubini.

Il trucco che egli usa è evidente, ed esso consiste nel mettere tutti gli italiani nello stesso calderone.

Siccome i risparmi sono cresciuti più del debito pubblico, questo vorrebbe dire che quei (pochi) soldi previsti dai decreti di marzo e di maggio non andavano proprio spesi. Assistenzialismo!

Anziché riconoscere la miserevole insufficienza di quelle misure, anziché denunciare come tanti ne siano stati di fatto esclusi, anziché rilevare ritardi ed inadempienze della macchina statale, il Fubini ci dice che i problemi sociali ce li siamo solo immaginati, che di fatto non sono mai esistiti. Ma si può!?

Naturale che qualcuno abbia visto aumentare i propri risparmi! Se disponi di un reddito certo e per un periodo non puoi spendere, è evidente che (peraltro solo temporaneamente) i tuoi risparmi crescono. E che ci voleva il Fubini per capirlo?

Ma il punto è un altro. Ed è che questo vale per una parte della società, quella più garantita. Quella che non ha avuto bisogno né di cassa integrazione, né dei 600 euro, né di altre misure di sostegno al reddito.

Ma c’è l’altra parte.

Milioni di persone private del lavoro e del reddito, spesso gettate nella povertà pura e semplice, con davanti un futuro più incerto che mai. E’ a questi milioni di persone che il Fubini pensa – considerandole di fatto una massa di “assistiti” da rieducare – quando vorrebbe tagliare la cassa integrazione, tornare ai licenziamenti ed abolire ogni sostegno (anche nel credito) alle piccole aziende.

La disonestà del suo argomentare sta nel voler far credere che gli italiani si siano arricchiti con le miserie dei due decreti di primavera, quasi che a risparmiare siano stati cassaintegrati, disoccupati, partite Iva, piccoli lavoratori autonomi.

Immaginatevi voi quanto si può risparmiare con 600 euro!

Chiudiamola qui, che basta e avanza. Tra i pennivendoli del regime neoliberista ed eurocratico, Federico Fubini è di certo uno dei più intelligenti. Se oggi è ridotto a questo miserevole argomentare una ragione ci sarà.

*Leonardo Mazzei è membro del Cpt di Lucca

Tags: assistenzialismocrisi economicaFederico FubiniLeonardo mazzeineoliberismoStato
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Comments 1

  1. Lidia Beduschi says:
    5 anni fa

    Come si esce? Storicamente, come se ne è usciti?

    Rispondi

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