E’ in corso a Roma l’incontro promosso dal neonato movimento R2020.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo la riflessione critica di Emiliano Gioia
Tutto molto bello! La partecipazione non è stata certo quella in cui, io personalmente, speravo. Ma tutto molto bello.
Belle anime, bei cuori, belle facce, ma…
Il richiamo all’unione, chimera dei giorni nostri, è diventata l’ennesima passerella.
Tante belle volontà, contro i tanti sintomi che si sono ormai palesati nella nostra società, senza che nessuno osasse nominare la causa del male comune.
Questo deve essere chiaro se si aspira all’unione: è necessario individuare la causa di tutti i mali che ci affliggono.
Problemi organizzativi seri, divisivi, che hanno evidenziato tutti i limiti di un infantilismo politico preoccupante.
Il programma, preconfezionato. I tavoli di lavoro tenuti da “personalità”, scelte dall’alto. Un invito a prenotarsi, per intervenire, al gazebo accanto al palco in cui poi si scopre, mentre l’omino scrive a penna, che ci sono diversi relatori già prenotati preventivamente e che hanno avuto la possibilità di parlare prima dell’inizio dei tavoli di lavoro (per cui chi parlava dopo lo doveva fare a basso volume, per non disturbare, e senza pubblico.
Un concetto di unione, ampiamente, disunente.
E la politica?
Viene fuori che la politica è il male da abbattere. Da mettere in un angolo per dare spazio ad un sottobosco (purtroppo) che vuole apparire.
Non una parola contro l’Unione europea, madre e causa di tutti i mali.
Eppure un ottimo Mauro Scardovelli aveva dato un grande spunto in apertura: Aveva parlato di costituzione, di politica economica dello stato, di gestione della cosa pubblica.
Un’introduzione che in molti passaggi sarebbe stato tacciato, dai politicanti odierni, di essere sovversivo dell’ordine costituito ma che, chi era all’ascolto, avrebbe dovuto rilevare come una denuncia del comportamento reazionario delle istituzioni contro la nostra costituzione. Purtroppo questo messaggio è andato completamente perso tra ninfe dei boschi, strateghi delle monete complementari (il che significa la permanenza dell’euro) e “newage man”.
Non me ne vogliano gli organizzatori, la cui volontà sono certo è sana e limpida, ma questa iniziativa aveva un target ben definito ma non è quello di cui il Paese ha bisogno. Le loro capacità, la loro forza di volontà, il loro coraggio, non possono essere messi a disposizione di una nicchia ma fare da collante per una vera coalizione politica di più ampio respiro.
Limitarsi a parlare ad un popolo predisposto ad ascoltare certi temi, certe strategie, certe “sciocchezze” in alcuni casi, non fa bene a nessuno.
E chi vuole il bene del Paese non può che aspirare in un’unione ideologica per abbattere il nemico comune.
Purtroppo pienamente d’accordo. Speravo in una smentita, e c’e stata una conferma di quanto temevo ed avevo pur scritto sulla pagina Facebook ufficiale ( raccogliendo qualche garbata vuota rampogna). Di fatto non abbiamo però “operato” ancora nulla di altamente significativo e dirompente. Sarebbe importante, lo sappiamo, prima di settembre, quando si aprirà la tempesta perfetta del “vaccino per tutti” (e per tutto?). Ho avanzato più volte e in più luoghi virtuali la proposta di un ricorso al TPP,. Non ho mai avuto alcuna risposta, tantomeno alcuna argomentazione pro o contro. E, sì, fuori dai social “si sta facendo sempre più tardi”.
Io credo che a questo punto i parlamentari come la Cunial e gli altri, insieme ai vari intellettuali debbano guidare un fronte popolare di protesta che scenda nelle piazze, di fronte i palazzi delle istituzioni per far sentire la propria voce. Azione, protesta e resistenza. Basta parole.
«I valori della Costituzione possono oggi, venute meno le condizioni che hanno bloccato lo sviluppo, dispiegarsi nelle loro inesaurite potenzialità. Si pensi ad esempio alla esigenza di definire il principio della libertà d’espressione del pensiero non più solo rispetto ai soggetti attivi che esprimono il pensiero medesimo ma anche, e soprattutto, rispetto ai soggetti passivi che ricevono il messaggio e che rischiano di essere asserviti alle dinamiche proprie della civiltà mediatica» (P. Scoppola “25 aprile. Liberazione” del 1995, Einaudi collana curata da Zagrebelsky).
Ma voi li conoscete questi valori o censurando non siete asserviti alle dinamiche proprie della civiltà mediatica, quella di Scardovelli e della Cunial e anche vostrà? O solo chiacchiere?