La tesi che il Recovery Fund sia un travestimento della deleteria logica del Mes ha trovato ulteriore conferma da quanto emerso nell’ultima audizione del ministro Gualtieri davanti alla Commissione Bilancio della Camera.
In questa occasione il ministro, cercando di sminuire con sospetta nonchalance quanto stava affermando, ha aggiunto una nuova ciliegina sulla torta appena sfornata: la nuova informazione è che i prestiti del Sure e del Recovery Fund sono privilegiati, alla stessa stregua di quelli del Mes.
Questo passaggio aggrava immediatamente ancor di più la posizione finanziaria dell’Italia perché corrisponde nei fatti a un declassamento implicito del debito italiano detenuto sotto forma di BTP e di BOT. Questo perché passerebbe il messaggio che non tutto il debito è uguale e quindi alcuni creditori di rango euro-istituzionale avrebbero il diritto di essere pagati prima degli altri detentori.
Spieghiamolo con un esempio.
Immaginiamo che una insegnante si trovi a presentare la sua nuova sostituta davanti a tutta la classe di dieci alunni indicandone cinque come bravi. Così nella nuova insegnante la percezione degli altri cinque sarebbe immediatamente meno buona degli altri, avremmo quindi una sorta “declassamento implicito” del merito di quella parte di classe.
Se identifichiamo l’UE con la prima insegnante, i mercati finanziari con la nuova insegnante sostituta, i prestiti del Recovery Fund con la metà della classe indicata come brava e il debito pubblico italiano con l’altra metà, si chiarisce il concetto di declassamento implicito.
Tornando a noi, l’effetto reale per il debito è perciò quello di un aumento dei tassi d’interesse che i mercati chiederanno sul debito declassato perché la maggiore percezione di insicurezza dovrà essere calmierata da un aumento della remunerazione: in una parola avremo più spread.
Così anche il misero risparmio sui tassi d’interesse dei prestiti erogato nel Recovery Fund, che ricordiamolo avremo al costo di condizionalità vessatorie e recessive, avrà il salatissimo prezzo dell’aumento degli interessi su tutto il resto del debito!
Oltre alla logica questo punto è dimostrato empiricamente da una relazione positiva tra quote di credito privilegiato detenute da una nazione e livelli di spread, ovvero finché si può, occorre evitare queste classificazioni di credito privilegiato.
Cosa ancor più inaccettabile se pensiamo che non vi era nessuna necessità di entrare in questa trappola, basta pensare alla domanda di titoli quasi completamente inevasa (per scelta politica) nell’emissione di giugno che superava i 100 miliardi che sarebbero stati: liberi da condizionalità recessive, liberi da vincoli euro-burocratici e non avrebbero generato effetti di declassamento implicito.
Chiudiamo la riflessione con una suggestione riportata nella sentenza della Corte Costituzionale tedesca del 5 Maggio.
In quel contesto si chiedeva esplicitamente che i programmi di politica monetaria della BCE non dovevano ostacolare alcuni meccanismi dei mercati finanziari, riferendosi implicitamente ai paesi del sud Europa con in primis l’Italia.
I meccanismi in questione da lasciar “liberamente” operare erano: l’aumento degli spread, il ricorso all’assistenza del Mes, il declassamento delle agenzie di rating.
I conti ora tornano tutti, con questo Recovery Fund la gabbia europea a marca tedesca è stata sigillata attorno alla disastrosa crisi dell’economia reale italiana segnando la fine delle vacue speranze solidaristiche legate a soluzioni per una crisi che in fin dei conti accumunava tutti.
Il tempo e le vecchie speranze sono finiti, ma le ragioni dell’uscita dall’UE e nuove speranze di farcela sono oggi, in Italia, più vive che mai.
Il popolo sovrano nella sua stragrande maggioranza, o ” la gente” come più comunemente si suole dire, capirà (anche senza comprenderlo, i due verbi hanno etimologie che rimandano a “gesti” differenti) quando lo proverà sulla propria pelle. E allora sarà tardi, tragicamente tardi.
Ci vuole, credo, da subito un partito, anzi IL PARTITO (questo di Sovranità Popolare) che in forza del poco che rimane di democrazia, possa e sappia conquistarsi la scena mediatica, via via sempre più da protagonista.