Il Governo non prende i 186 miliardi senza interessi e senza condizioni del programma PEPP della BCE ma dice sì ai 209 miliardi di Recovery Fund ipercondizionati
Inizio ricordando che lo scorso 3 giugno il MEF ha venduto BTP decennali per 14 mld con cedola annua dell’1,65%, ma la domanda del mercato è stata di 108 mld. Lo Stato poteva prendere 108 mld e risolvere ogni problema di spesa, almeno per l’anno in corso, ma non ha adeguato l’offerta per gli ulteriori 94 mld di BTP, cosa che poteva fare benissimo anche lo stesso giorno. Ma il Governo a giugno non aveva bisogno di soldi?
Inoltre la BCE ha adottato il programma PEPP – Pandemic Emergency Purchase Program, un fondo di 1.350 mld di euro fino al 2021 (all’inizio di giugno l’iniziale fondo di 750 mld è stato aumentato di 600 mld), aumentabili e prorogabili anche oltre il 2021, per l’acquisto dei titoli di Stato emessi per la crisi causata dal covid; trattasi quindi di titoli già in circolazione, dato che la BCE può acquistarli solo sul mercato secondario, stante l’assurdo divieto imposto alla stessa BCE e alle banche centrali nazionali di acquisto dei titoli alle aste primarie dei tesori nazionali (art. 123 TFUE), che è il fulcro di tutti i guai degli Stati eurozona, insieme alle politiche neoliberiste fondate sull’austerity.
In base alla quota di partecipazione al capitale della BCE della Banca d’Italia (13,8%) all’Italia spetterebbero 186 mld di titoli che la BCE acquisterebbe prontamente, senza alcun problema e senza condizioni per far fronte alla gravissima crisi economica causata dal coronavirus, aggravata a dismisura dall’assurda e sproporzionata chiusura totale di tutte le attività economiche per oltre due mesi che provocherà un aumento vertiginoso della disoccupazione (infatti da febbraio già si registrano 600.000 occupati in meno) e il fallimento di migliaia di imprese, che il Governo non ha finanziato in via compensativa come invece avrebbe dovuto.
Ma attenzione, ora viene il bello. Sempre con riferimento al programma PEPP della BCE ““Si tratterebbe in questo caso di un debito totalmente senza interessi perché come sapete le banche centrali nazionali retrocedono gli interessi sul debito pubblico ai tesori nazionali e questo vale anche per la BCE e per il sistema delle banche centrali. Si tratta inoltre di un debito senza condizioni perché semplicemente si tratta di titoli di Stato che vengono collocati senza che nessuno possa venire a dire al Governo italiano come spendere i soldi che sono stati raccolti.”” (sen. Alberto Bagnai, responsabile economico della Lega, 4 giugno 2020, video qui). Vorrei chiedere al sen. Bagnai perché non ha ripetuto questo discorso in ogni occasione possibile, considerato che il 99% degli italiani sicuramente non conosce questo dettaglio degli interessi.
Aggiungo che gli stessi titoli pubblici nel momento in cui vengono acquisiti dalla BCE o dalla Banca d’Italia, che gestisce una parte rilevante di titoli di Stato, diventano dormienti, perché non vengono più rivenduti e di fatto finiscono la loro corsa perché vengono tolti dal mercato finanziario. Questo significa che nell’ambito del programma PEPP la BCE si comporta come se fosse una banca centrale pubblica, dove il debito pubblico diventa un debito meramente contabile, una semplice partita di giro: lo Stato emette i titoli e la banca centrale emette moneta in contropartita. Quindi si tratterebbe di una piena monetizzazione del debito pubblico, anche se con l’anomalia dell’acquisto in seconda battuta da parte della BCE.
Riassumendo il Governo ha rinunciato ai 94 mld dei primi di giugno (prendendone solo 14 su una domanda di 108) e ai 186 mld del programma PEPP della BCE, che sono soldi gratis sia come interessi sia per la parte capitale, per un totale di 280 mld, per prendere i famosi 209 mld di Recovery Fund messi a disposizione dalla UE per l’Italia nell’ambito del “Fondo per la ripresa” di complessivi 750 mld per tutti gli Stati UE (quindi un importo complessivamente modesto), denominato Next Generation EU, di cui per l’Italia:
– 127 mld sono prestiti super condizionati al rispetto dei diktat europei, spalmati in 4 anni a partire dal 2021; quindi parliamo di 32 mld l’anno di prestiti ad un tasso appena più basso di quello di mercato (ma anche questo sarà da vedere);
– 82 mld sono sovvenzioni a fondo perduto in quattro anni, anche questi iper condizionati; ma nello stesso periodo lo Stato dovrà versare alla UE 60 mld di contributi. La differenza è 22 mld, cioè 5,5 mld all’anno, questa è la reale entità del regalo che la UE fa all’Italia (vds. Guido Grossi, Rivoluzione Europea…da 5 miliardi?), sempre tenendo conto che bisogna fare “i compiti a casa” perché altrimenti sovvenzioni zero.
Quello che è stato sbandierato dall’informazione di regime come un trionfo di Conte è un bluff totale: la mancia di 5,5 mld di sovvenzioni per quattro anni, più 127 mld di prestiti che lo Stato poteva prendere tranquillamente e senza condizioni con gli ordinari BTP da far confluire nel programma PEPP, quindi ad interessi zero.
Però abbiamo il segretario del PD che da due mesi continua a ripetere che bisogna prendere anche i 36 mld del MES che sarebbero ad interessi zero o quasi mentre il ricorso al mercato ci costerebbe 500 milioni l’anno di interessi. Zingaretti non conosce il programma PEPP della BCE? E’ un ignorante o mente lucidamente? Giudicate voi.
Ma come mai l’Italia è così indebitata? E’ da precisare che l’Italia ha un saldo primario positivo dal 1991 (eccettuato il 2009) e che l’85% del debito pubblico nazionale (2.409 mld. al 31.12.2019) è costituito da titoli di Stato (quindi 2.048 mld). Ma se lo Stato da 30 anni riesce a coprire la spesa pubblica con le proprie risorse interne (essenzialmente imposte e tasse), tanto che realizza un avanzo annuale (dal 2012 circa l’1,5% di PIL ossia 25 mld, ma in passato ha avuto punte del 5% nel 1997 e 3% nel 2007), come mai è sempre in deficit? Perché ogni anno deve pagare alle banche e alle élite finanziarie la bolletta degli interessi: 70 – 80 mld per “acquistare la moneta” che lo Stato potrebbe emettere autonomamente a costo zero, incredibile ma vero. Inoltre le banche acquistano i nostri titoli con dei click di computer, cioè in realtà non ci danno nulla, mica ci pagano in lingotti d’oro o dollari. Però in base a questo “nulla” che ci prestano la Commissione europea dice che abbiamo il debito pubblico troppo alto e quindi dobbiamo tagliare servizi pubblici essenziali come sanità e scuola, non possiamo riparare ponti, strade, zone terremotate, risistemare il territorio, pagare pensioni decenti ecc. ecc. e quindi dobbiamo cedere attività e servizi pubblici ai privati per fare cassa o svendere i beni pubblici alle multinazionali. Negli anni questo debito si è ovviamente accumulato ed aumenta costantemente, per cui lo Stato emette circa 350 mld l’anno di titoli per rinnovare quelli in scadenza (emessi per pagare gli interessi) e pagare alle banche i 70 – 80 mld di interessi annuali: una vera e propria spirale usuraia.
Visto che già paghiamo alle banche interessi molto lauti per l’acquisto della moneta, per quale motivo il Governo ha scelto il Recovery Fund anziché richiedere con forza il ricorso al programma PEPP della BCE che sarebbe a interessi zero (grazie alla restituzione degli interessi) e anche un suo ampliamento per fare fronte a tutte le ingenti spese per l’economia e la sanità collegate alla crisi causata dal coronavirus?
Forse il Governo si è dimenticato che la BCE crea i soldi dal nulla mentre la UE deve reperire i fondi del Recovery Fund indebitandosi con il mercato bancario e finanziario? Forse il Governo agisce contro l’interesse nazionale?
Dobbiamo pensare che il Governo giallorosso pur di legare l’Italia ai diktat europei è disposto anche a fare scelte contrarie agli interessi economici dell’Italia e degli italiani?
E che ne è della sovranità del popolo che alle ultime elezioni si è pronunciato per l’adozione di programmi che prevedevano il miglioramento dei servizi pubblici (sanità, scuola, ecc.) e, ad esempio, a favore di quota 100 per le pensioni ed ora si ritrova una UE che già scalpita, quando ancora siamo in piena crisi economica da coronavirus, per il controllo delle spese di bilancio e per far alzare l’età pensionabile? Ricordo che l’art. 1 della Costituzione fa parte dei princìpi fondamentali della Carta e, pertanto, è inderogabile da qualsiasi trattato internazionale, figurarsi se è derogabile dai desiderata della Commissione europea.
E perché le opposizioni (Lega e FdI) non dicono tutti i giorni di applicare il programma PEPP della BCE e di abbandonare il Recovery Fund che è comunque un prestito condizionato?
Dobbiamo anche pensare che i politici italiani, imbevuti della teoria neoliberista, che più chiaramente dovrebbe chiamarsi anticostituzionalista (come giustamente osservato da Nicoletta Forcheri), cercano di far fare alla UE quello che loro di iniziativa non possono fare per gli evidenti rovesci elettorali che ne conseguirebbero: “ce lo chiede l’Europa!”.
Una UE che inoltre è profondamente e palesemente antidemocratica poiché irrispettosa della volontà popolare e in aperto contrasto oltre che con la nostra Costituzione, e questo già basterebbe e avanzerebbe, anche con la Dichiarazione universale dei diritti umani[1], che all’art. 21 stabilisce: “la volontà popolare è il fondamento dell’autorità del governo” e che tale volontà si esprime con libere elezioni periodiche. Questa fondamentale norma internazionale riconosciuta da tutti gli Stati sancisce quello che è il principio fondamentale della democrazia: il Governo deve rispecchiare la volontà popolare e quindi rispettare la sovranità del popolo. E allora che succede se uno Stato UE alle politiche nazionali vota, ad esempio, per un governo di destra e contemporaneamente al governo della UE, ossia alla Commissione europea, c’è una coalizione di sinistra o di centro sinistra? Come può una situazione del genere definirsi democratica? Sarà democratica soltanto per gli Stati che hanno manifestato lo stesso orientamento politico della UE, ma non per gli altri Stati. Già questa evidente osservazione mette in luce come la UE sia strutturalmente impossibilitata e inadeguata a garantire un governo democratico a tutti gli Stati UE.
In conclusione possiamo dire che tutto il discorso sul Recovery Fund e sul programma PEPP della BCE vale nell’attuale, assurdo contesto di una Italia gravemente azzoppata dall’euro e dall’appartenenza a questa UE neoliberista, anticostituzionalista e antidemocratica. Ma ovviamente la situazione sarebbe completamente diversa, per non dire opposta, se l’Italia decidesse domani di adottare la moneta sovrana nazionale e le altre misure monetarie previste dal Piano di Salvezza Nazionale (PSN), con cui risolverebbe ogni problema di finanziamento interno senza più alcuna necessità di ricorrere a prestiti esterni. In realtà già l’adozione di una moneta nazionale parallela e della moneta fiscale (CCF e minibot) metterebbe in un angolo l’euro, relegandolo ad un ruolo marginale e riguardante essenzialmente i pagamenti degli scambi commerciali con i Paesi esteri; e a mio parere la ripresa economica dovuta alla moneta nazionale porterebbe automaticamente, nel giro di qualche anno, alla caduta definitiva dell’euro perché tutti i cittadini vedrebbero la differenza e capirebbero quanto ci ha penalizzato la mancanza della moneta sovrana nazionale. In ogni caso l’adozione delle misure monetarie previste dal PSN certamente sistemerebbe l’economia nazionale e, quindi, spianerebbe la strada per un’uscita definitiva dall’euro, dalla UE e dai condizionamenti neoliberisti della Commissione europea, una scelta politica comunque irrinunciabile.
Concludendo, ormai è più che mai necessario un nuovo partito di rilevanza nazionale che ci liberi dalla gabbia europea e che segua come stella polare la Costituzione e la sovranità monetaria, senza la quale non esiste alcuna sovranità del popolo né dello Stato.
[1] La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani è stata approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, ossia un anno dopo la nostra Costituzione, da cui ha ripreso molti concetti e spesso anche le stesse parole.
*Eros Cococcetta è membro del Cpt di Roma
Analisi perfetta! Delle due, l’una: o siamo guidati da stupidi e incapaci o sono persone lucidissime che vogliono che il popolo sia angosciato dalle malattie e che lotti per la sopravvivenza (arrivare a fine mese, etc). La terapia?!! La via più breve per catturare l’attenzione della massa nonostante i mass media. E questa via non è discutere di Italexit per qualche anno, è Moneta sovrana… Subito!
Ottimo. Chiaro. Esplicativo. Da far girare il più possibile. Complimenti Eros
Credo che l’autore sia un pò confuso.
Delle due l’una: o il partito che ci guida fuori dall’Unione europea e dall’euro, oppure il Piano di salvezza di cui parla che appunto come lo stesso autore scrive, può convivere perfettamente nello status quo, con l’euro.
Quale sarebbe il senso di questa seconda opzione?
Andrea, direi che non hai letto bene, penso di essere stato molto chiaro. L’attuazione del PSN, almeno le sue misure principali (moneta nazionale parallela e moneta fiscale), spianerebbe la strada all’ITALEXIT, l’ho scritto nelle conclusioni. Pensi che l’ITALEXIT sia un obiettivo realizzabile in un paio d’anni? Te lo puoi scordare. Abbiamo ancora quasi 3 anni di governo di questi lacchè incapaci (salvo elezioni anticipate), poi avremo quasi sicuramente 5 anni di Lega e FdI che non vogliono uscire dalla UE, quindi tra 8 anni staremo ancora a zero. Perlomeno con il governo “sovranista” di destra (un sovranismo molto soft) possiamo tentare di attuare il PSN, almeno in parte. Per vincere una guerra bisogna prima vincere le battaglie precedenti. Presentarsi allo scontro finale senza aver vinto prima le battaglie intermedie significa sconfitta sicura; ma forse allo scontro finale neppure ci arrivi.
Analisi perfetta caro Eros cmq secondo me se non fossimo nell’Euro avremmo fatto già da un pezzo la fine dell’Argentina. Spero di sbagliarmi e se un giorno usciremo dall’Euro ne riparleremo