COVID 19 E FLUSSO MIGRATORIO DUE DRAMMATICI EVENTI USATI SPREGIUDICATAMENTE DAL SISTEMA, SOLLECITANDO IL SENSO DI COLPA.
I nuovi e anomali flussi migratori sono ormai anni che sono iniziati, questi non vanno però inseriti nella narrativa classica dell’emigrazione secolare, dove quasi in modo endemico i flussi migratori partivano e dovevano raggiungere parti del mondo, dove il capitalismo a sviluppo ininterrotto prometteva ai potenziali migranti, attraverso i suoi scherani prezzolati, lavoro e fortuna per tutti.
Fino a questo punto tutto si assomiglia, ma la drammatica differenza attuale, è quella fondamentale come succitato, della fine dello SVILUPPO ININTERROTTO della produzione manifatturiera del sistema capitalistico.
Lo sviluppo sistematico del capitalismo finanziario speculativo, ha superato per la ricchezza che produce, il capitalismo ordinario di produzione di beni strumentali derivanti dalla manifattura. Contemporaneamente lo sviluppo, questo si ININTERROTTO, perché in sviluppo impetuoso tuttora, dell’automazione e della robotizzazione ha portato grandi masse di manodopera, quasi esclusivamente nei paesi a capitalismo avanzato, a perdere progressivamente il lavoro, perché l’umano o gruppi di umani, vengono sostituiti inesorabilmente dai sistemi automatici controllati da computer, in cui alberga ormai anche l’intelligenza artificiale.
Eppure anche a fronte di questo ormai palese blocco progressivo dell’occupazione, continua non solo con il beneplacito finto buonista del SISTEMA, ma anche con dinamiche fortemente incentivanti il flusso migratorio; questo significa che gli scherani delle “lobbies” proseguono la loro campagna promozionale nel convincere alla partenza, cambiando in parte la loro argomentazione narrativa.
Per persuaderli che nell’Occidente, che pullula ormai di precariato e di disoccupati, vi è spazio anche per loro e che in ogni caso, il trattamento che avranno, gli permetterà comunque, per una lunga fase iniziale di vivere senza problemi.
Finito invece il periodo assistito, che tra l’altro permette agli speculatori legati a stretto filo ai partiti del SISTEMA, di arricchirsi sulle loro spalle e sulle spalle dei cittadini autoctoni che finanziano tale schiavismo mascherato.
Attraverso la filiera che inizia con le ONG legate al flusso migratorio che si recano nelle aree marine prospicenti le zone di partenza, spesso in accordo con la “criminalità scafista” o taxisti del mare, alla gestione dello sbarco e poi all’arrivo nei centri di accoglienza, dove cooperative spesso nate fortunosamente o pochi giorni prima, chiuse o riaperte sotto altro nome per motivi vari, burocratici o fiscali, ecc., vengono incaricate dalle istituzioni ad occuparsi degli sventurati in arrivo.
Poi il trasporto dei migranti, dove gare di appalto più o meno corrette (sempre con la regola neoliberista del massimo profitto) a cui partecipano aziende non solo italiane, vincono l’assegnazione per il trasporto con i bus nelle successive aree di accoglienza, che sono distribuite su tutto il suolo nazionale.
Ovviamente i luoghi di accoglienza finale sono l’apoteosi della speculazione; ogni migrante produce una trentina di euro di finanziamento elargito dalle Prefetture, tendenzialmente il guadagno pro capite delle cooperative va all’incirca dai 10 €uro fino anche a 25 €uro.
Gli immobili di accoglienza sono spesso acquistati con mutui che si pagano abbondantemente da soli con il flusso sottratto all’assistenza ai migranti, rimane sicuramente ancora un cash flow di un certo interesse.
Ma tutto questo citato è solo una parte marginale, perché temporalmente limitato.
Il vero motivo è invece quello economico globale ed economico, creare un “esercito industriale di riserva” che il SISTEMA non attiva immediatamente.
Prima si finge attraverso uno pseudo esame, di comprendere se il migrante ha diritto ad avere asilo, in quanto non migrante economico ma per cause diverse. Una percentuale molto piccola avrà riconosciuta l’emigrazione per validi motivi, alla stragrande maggioranza (95%?) non verrà riconosciuta la motivazione d’emigrazione.
Molti prenderanno il largo ancora prima dell’esito, altri dopo la risposta negativa. Una parte di questi otterrà un lavoro, sicuramente sottopagati e/o in nero, in sostanza verranno poco meno che schiavizzati.
Subentra poi la tecnica narrativa buonista del SISTEMA che tende a sviluppare attraverso i media, nelle masse popolari occidentali il senso di colpa nei confronti dei migranti, in altre parole noi che “abbiamo tutto” dobbiamo pur cedere una parte del nostro livello di vita nei confronti di coloro che non hanno più nulla.
Naturalmente le élite si guardano bene dal dire che la responsabilità è loro, che da secoli sottraggono materie prime in grande quantità e di immenso valore alle terre di partenza della migrazione e che non hanno lasciato in quelle aree neanche le briciole, tolte quelle che elargiscono ai gruppi di potere locale, totalmente costruiti e sotto controllo delle multinazionali estrattive.
Quindi tutti coloro che promuovono l’emigrazione più o meno forzata, nulla fanno che perorare lo schiavismo e lo “status quo”, inoltre essendo gran parte di questa “nuova emigrazione” appartenente alle classi medie di quelle nazioni, non potranno far parte proprio della classe dirigente, che forse nel futuro avrebbe potuto reclamare la proprietà e la gestione delle materie vendute ora per un tozzo di pane!
Panafricanisti della statura morale di Mohamed Konarè e del suo coraggio, promuovono e propagandano la lotta degli autoctoni africani, in particolare della parte occidentale del continente africano, affinché possano ritornare nei loro paesi natii, perché egli sostiene giustamente che quei popoli non sono poveri, sono ricchi di ciò che l’occidente gli espropria da secoli.
Possiamo quindi in sintesi sostenere che l’odierno buonismo è sostanzialmente vicino allo schiavismo 2.0. Il SISTEMA capitalistico di ultima generazione è totalmente cinico e pare davvero strano che voglia occuparsi dei migranti e difenderli perché umanamente positivo nella sua essenza, chi ci può mai credere?
Citando una frase celebre: “Di buone intenzioni sono lastricate le strade che portano all’inferno”
La correlazione di intenti nel tentativo di sviluppare il senso di colpa, può essere applicata all’accadimento diventato storico e che ha ormai superato per importanza economico sociale quella dell’emigrazione, ovvero, la pandemia del COVID 19.
Lasciamo stare come è nato il virus e come si è successivamente diffuso, che è tema narrativo per i più accaniti cosiddetti complottisti e analizziamo invece gli effetti che esso ha provocato, attraverso la chiusura sociale definita “lockdown” nella neolingua che ormai ha la capacità di rendere un aspetto negativo in positivo oppure nel migliore dei casi neutro.
Ogni nazione a seconda del suo sistema politico, ha gestito e gestisce in modo apparentemente opportunistico la crisi pandemica nazionale, ma è realistico e legittimo supporre che la maggior parte di esse segua uno schema che si riflette sull’economia, schema spesso dettato da lobbies o da nazioni prevalenti come per esempio le norrene in Europa.
Il ricatto che si delinea in modo ormai palese, è quello che se non ti attieni alle regole liberticide prima dello stare in casa, poi del distanziamento e delle mascherine, metti a rischio la salute degli altri.
Sono le insostenibili contraddizioni che il Sistema ha fornito attraverso lo stillicidio continuo di informazioni, che tendono anche in questa situazione a sollecitare il senso di colpa verso gli altri se non obbedisci alle direttive che palesemente limitano la libertà personale in modo pesante.
Tutto ciò ha ormai sollecitato alla riflessione grandi masse di cittadini, che credono sempre più che la pandemia sia ormai usata a piene mani per scopi diversi da quelli sanitari, facendo il paio con la mistificazione dei flussi migratori i cui scopi sono diversi da quelli umanitari.
In entrambe i casi la visione diversa degli scopi tra cittadini provoca spesso ormai discussioni e scontri da “guerra civile” forse è lo scopo del Sistema?
I nostri governanti continuano attraverso i media a sollecitare ipocritamente e falsamente il presunto rispetto verso le persone che si attengono alle strampalate regole anti pandemia, così come sollecitano la misericordia e l’accoglienza verso i migranti; non ultimo, persino il Presidente della Repubblica ha fatto un appello nel rispetto delle (pseudo) regole comportamentali per non ammalare gli altri, facendo raggiungere rapidamente con la sua retorica il disgusto e l’ira dei cittadini ormai refrattari.
Esattamente la medesima tecnica viene usata per convincere e chetare la rabbia dei cittadini che hanno compreso appieno, che il flusso migratorio è usato totalmente a fini esclusivamente economici.
In entrambe i casi la tecnica è quella del fare crescere IL SENSO DI COLPA, responsabilità che proprio i cittadini soprattutto quelli appartenenti ai ceti popolari proprio non hanno.
Il Sistema come abbiamo visto ha provocato grandi masse di precari e disoccupati, secondo il Sistema, questi non provocano comprensione, questa grave pecca sociale è endemica, ineluttabile, come una pandemia che non si può curare, quasi un volere divino, perché l’economia è ormai trattata come una sorta di religione in cui occorre credere ciecamente e se non ti attieni a tali regole ormai trasformate in paradigmi religiosi, sei un blasfemo, un pazzo, un complottista, un sognatore, un visionario.
Sono le lobbies finanziarie e di Sistema che dettano le regole, le quali possono essere fermate solo ed esclusivamente attraverso la Sovranità nazionale dei popoli che in questo modo possono controllare lo strapotere economico e quindi politico delle multinazionali.
Un tempo il metodo era la repressione violenta dittatoriale a controllare socialmente le masse popolari oggi il metodo si è assai sofisticato, hanno teso al massimo sviluppo del senso di colpa verso gli altri siano essi i migranti, siano coloro che temono la morte a causa della pandemia.
Non possiamo escludere che in futuro le masse frustrate ed incattivite, possano ribellarsi in modo anche violento, sarebbe quindi verosimile che il Sistema possa ritornare alla tradizionale repressione coercitiva, non essendo più sufficiente l’imbonimento per mezzo della psicologia di massa (vedi per esempio il potere francese verso i “gilet jaune” francesi).
Dovremo lavorare convintamente e a lungo per far prendere coscienza a coloro che sono ancora preda della metodologia psicologica buonista e/o terroristica del Sistema, poco alla volta inevitabilmente si creerà un partito tramite avanguardie politiche e cittadini più coscienti, che sarà il partito di riferimento del popolo, in particolare della parte con riferimenti di classe più spiccati.
*Roberto Varrone è membro del Cpt di Torino
“Si sta facendo sempre più tardi”. Davvero pensate che ci sia il tempo per una metamorfosi culturale popolare? Saranno “cent’anni di solitudine” e di ulteriore distruzione orwelliana dei “prolet”. No, occorre trovare una via che conduca l’élite popolare/classe media a divenire classe e ceto politico dirigente. O la fine non lontana sarà la interiorizzazione, anche di comodo se pur suicida, che due più due fa cinque.