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UNA FINTA SINDROME UMANITARIA DEL SISTEMA

di Alberto Melotto e Roberto Varrone*
18 Agosto 2020
in Politica
3
UNA FINTA SINDROME UMANITARIA DEL SISTEMA
Letture: 951

Il LOCK DOWN potrebbe essere servito per pianificare una caduta produttiva modulata per ogni nazione, in quanto non reggeva più la rincorsa continua al PIL?

Da quanto possiamo osservare a mesi dalla chiusura indiscriminata delle diverse attività produttive, vi sono alcuni mutamenti che non possono essere ignorati.

Innanzitutto, la questione relativa al cosiddetto smartworking.

Fin dai primi mesi di marzo, è apparso chiaro che il blocco dei pubblici uffici non sarebbe stato un fenomeno temporaneo, bensì l’avvento di un nuovo modello di organizzazione (o disorganizzazione) pensata a tavolino, avendo ben chiaro un certo riferimento ideologico. A peggiorare la situazione, la venuta in soccorso allo Stato di alcune grandi città (una su tutte, Torino) che di propria spontanea volontà hanno prorogato la modalità di lavoro in smartworking fino alla fine del presente 2020, prima ancora che lo Stato si pronunciasse in tal senso. Ma quali sono le manchevolezze dello smartworking?

Sono molte, e tutte assai gravi.

Prima di tutto, la presenza dello Stato, che non è più tale, in altre parole, lo Stato abdica al proprio ruolo di aiuto, di indirizzo, nei confronti del cittadino, lo lascia andare alla deriva. Nulla di nuovo, per carità, rispetto all’orizzonte ideologico del pensiero unico che ha dominato e domina tuttora, la politica italiana, europea e mondiale. Una tale sfrontatezza non si era mai vista, e in ogni caso costituisce, come abbiamo visto in questi mesi, un autentico salto di livello nell’applicazione dei dogmi del neoliberismo.

Più ancora del Municipio, erano i pubblici uffici a dare il senso della presenza dello Stato centrale, a provare alle persone che lo Stato pensava a loro; ora tutto questo viene sostituito dal neutro schermo di un computer, che dovrebbe garantire la stessa funzionalità di un essere umano.

Vi è poi un aspetto strettamente economico, che non va assolutamente sottovalutato. Il tessuto socio-economico italiano è fatto di una stretta interazione tra pubblico e privato, fra attività piccole e grandi, spesso attigue le une alle altre, spesso nei centri storici di grandi città come di piccoli comuni. Non si può intervenire con il bisturi, o meglio ancora con il coltello da macellaio, senza causare danni enormi a fasce enormi di popolazione. La chiusura dei pubblici uffici ha portato, fuor di metafora, alla chiusura tanti bar e ristoranti, i quali hanno visto svanire quella clientela di impiegati che costituiva l’ossatura della loro clientela di tutti i giorni.

Una volta ancora, misure come queste, non ultima la chiusura delle discoteche, con annesso obbligo della mascherina dalle 18 alle 6 di mattina, vengono presentate come assolutamente necessarie, anzi salvifiche, facendo leva sulla ancestrale paura della malattie e della morte.

Non si riesce assolutamente ad immaginare che il sistema neoliberista, da quando sorto ed appaiato al tramontante “vecchio” sistema liberale, possa essere così umanistico e predisposto a salvaguardare “masse umane” dal “mortale” contagio, al punto tale da sacrificare almeno apparentemente i suoi prevedibili e pianificati guadagni previsti dai loro metodici piani di lavoro aziendali.

Grandi numeri di cittadini trasformati in precari con introiti da fame appunto non è credibile, così come non sono credibili i flussi migratori pilotati e dipinti come eventi che ha voluto il buon Dio per bilanciare la cattiveria e la sperequazione economica di un’umanità generica sì feroce, non le scelte criminali ed affamatorie del neocolonialismo.

Possiamo ormai affermare che qualsiasi grande operazione che si presenta come umanistica di primo acchito, sia invece una ferma, razionale, precisa scelta di taglio socio economico molto spregiudicata e inumana, che a operazione esaurita porterà nelle casse/banche enormi vantaggi, e magari eliminazione di rischi ribellistici sociali, attraverso ulteriori ricatti socio economici e lavorativi. Riprendiamo il lock down ed i suoi effetti economici.

Il Sistema rinuncia ad una perdita di una parte di produzione e quindi all’apparente guadagno che ne deriverebbe, ma potrebbe riallinearsi normalizzarsi a livelli produttivi più bassi e più sostenibili.

Per quanto riguarda il blocco o quasi del lavoro, le retribuzioni dei salariati già falcidiate dal flusso migratorio creatore dell’esercito industriale di riserva, vengono sostanzialmente fornite in modo diverso dagli Stati nazionali, (socializzazioni delle perdite privatizzazione dei guadagni) attraverso a flussi da medi a molto bassi di denaro in varie forme, fino a giungere a chi non riceverà assolutamente nulla, con grandi sofferenze e privazioni della classe media e precariato vario. La morale della favola è che al Sistema capitalistico vecchio ed ora meno che mai a quello neoliberista ultimo, non è proprio mai importato nulla della plebe e delle loro sofferenze e della loro morte, sempre e sopratutto si è salvaguardato il massimo profitto, non vi per nessuna ragione al mondo, un’altra legge che può seguire il Sistema economico globale.

Se così fosse tutta l’operazione lock down atta a salvaguardare i popoli, è tendenzialmente fasulla per essi, ma particolarmente efficace per coloro che hanno aderito a questa enorme rappresentazione.

Sempre più le operazioni antipopolari nazionali o planetarie che siano, vengono ormai rappresentate anche attraverso il neolinguaggio e la manipolazione come grandi manovre attuate per il bene dell’umanità che siamo sicuri essere l’ultimo dei problemi per quanto riguarda i padroni economici del mondo.

Sta a noi tutti smascherare questa abile psicologia e atta a concentrare ulteriormente potere e denaro nelle poche mani, di una casta intoccabile, la sintesi finale è ancora una volta, che il Sistema va giudicato sempre in chiave economica e di diritti sociali negati, avremo diritti civili in quantità, inventati di sana pianta o/o reali in alternativa: ciò che credo dovremo evitare, è parlare con linguaggio “complottista” per togliere la maschera ai carnefici dell’Umanità, credo che solo sul piano razionale, via siano già assolutamente argomenti per spiegare a chi ancora non ha preso coscienza, dove stanno andando a parare le caste onnipotenti.

La nostra opera continua di smascheramento non deve mai venire meno, quindi è ormai indispensabile, la creazione di un partito di avanguardia che dia chiare indicazioni, efficaci obbiettivi a medio termine e idee che forniscano un’utopia ideale di battaglia politica a lunga scadenza.

*Alberto Melotto e Roberto Varrone sono membri del Cpt di Torino

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Comments 3

  1. Danilo says:
    5 anni fa

    No ad un un ennesimo partito. È un inutile dividi e impera

    Rispondi
    • Andrea says:
      5 anni fa

      Ma… se ci si riferisce al Partito del’Iitalexit che sta nascendo con Paragone, allora ben venga.
      E’ un unicum e sarebbe una svolta storica. Se l’obiettivo è portare l’Italia fuori dall’euro, dall’Unione europea e dal neoliberismo, allora avanti tutta.
      E’ l’unica speranza. Il 5Stelle ha tradito, la Lega ha tradito, gli attuali partiti sono parte integrante del sistema senza eccezione, un soggetto politico che tiri dritto su questa strada è indispensabile!
      Forza!

      Rispondi
  2. Robi says:
    5 anni fa

    Dopo 20 anni mi pare purtroppo evidente che il globalismo alla “siamo tutti fratelli” e la sua stretta parente Unione Europea si sono dimostrati un puro strumento di agevolazione indiscriminata per multinazionali che ne possono trarre il massimo vantaggio risultando libere di puntare allo sfruttamento delle zone a minimi costi di produzione portando alla rovina tutte le economie avanzate _ Temo sia malissimo per tutti e anche per gli stessi che pensano di avvantaggiarsi nell’immediato di tali condizioni !!!_

    Rispondi

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