19 Agosto: tra 14 giorni gli studenti ritorneranno a scuola visto che, in teoria, dal primo settembre sono previsti i corsi di recupero “in presenza”.
A che punto è l’organizzazione dell’anno scolastico? Risposta facile da dare: nel più assoluto marasma.
Vorrei fare qualche considerazione in proposito ma prima, a beneficio di chi non è addentro al mondo scuola, riassumo brevemente gli ultimi avvenimenti.
- Per rispettare il famoso “metro dalle rime buccali” di distanza nelle aule scolastiche sono stati ordinati migliaia di “banchi singoli”, per lo più orribili sedute a rotelle con tavolino integrato; sul tavolino in questione starà a malapena un quaderno: è evidente che chi li ha pensati ha avuto un rapporto molto problematico con la scuola. Al momento non sono arrivati e pare che arriveranno ben oltre l’inizio ufficiale delle lezioni (14 settembre).
- Nonostante questo molte scuole, soprattutto le scuole superiori delle città medio grandi, sono in carenza di spazi e di aule. Il Comitato Tecnico Scientifico ha allora “derogato” la regola del metro di distanza a patto di indossare la mascherina.
- Il trasporto scolastico (scuolabus) è salvo: secondo il CTS infatti, se il percorso è inferiore a 15 min non c’è rischio di contagio e i pulmini si possono continuare a riempire come gli anni precedenti, basta indossare la mascherina. Ci si potrebbe allora chiedere perché nei bar o sugli autobus di linea si sono dovuti approntare percorsi di entrata e uscita visto che per entrare si impiegano meno di 15 minuti, ma a farlo si rischia la patente di “negazionista”.
- L’entrata e l’uscita dalle scuole dovrà essere scaglionata per evitare assembramenti. Anche qui: perché? Se il virus “colpisce” solo dopo 15 min il problema non si dovrebbe porre no? Eppure…
- Il personale NON sarà aumentato (checché si legga sulla stampa): infatti Azzolina ha dichiarato che saranno stabilizzati 84.808 (mi raccomando quegli 8!) docenti tra nuovi concorsi e graduatorie. Ma, anche se mantenesse la promessa, questi sono docenti che lavorano già nella scuola, spesso da anni, con contratti precari. Il fatto che – finalmente – saranno stabilizzati non porterà ad un aumento dei docenti nelle classi. Si è poi accennato alla chiamata di altri 50.000 “docenti COVID” (così li ha chiamati Azzolina): ovvero docenti precari senza alcuna tutela contrattuale che, in caso di lockdown ma anche di quarantene come quelle descritte nel paragrafo seguente, saranno immediatamente licenziati; solo questo fatto dovrebbe far capire a tutti, anche a sinistra, quali interessi nascondano le chiusure, gli smart-working, la “prudenza” ecc. Ma stranamente, negli ambienti della sinistra del “posto garantito” l’attacco ai diritti dei lavoratori avviene solo tenendo aperte le attività produttive.
Fin qui le notizie certe: ora vediamo le importanti novità di questa mattina, sebbene ufficiose:
- In caso di contagio di un alunno (notizia di ieri mattina) tutta la classe dovrà essere messa in quarantena per 15 giorni (parere Istituto Superiore Sanità). La quarantena ovviamente riguarderà anche gli insegnanti che sono entrati in quella classe.
- E nel caso di positività di un insegnante? Ancora non è chiaro, visto che siamo alle indiscrezioni, ma logica vorrebbe che tutte le classi in cui è stato quell’insegnante debbano essere messe in quarantena.
Una riflessione sulle conseguenze di questa norma: a parte pochi casi, gli insegnanti hanno mediamente dalle 5 alle 9 classi (18 se insegnano religione). A questo numero va aggiunto il numero di classi “visitate” per fare supplenza quando manca un collega. Questo significa che se un alunno risulta positivo al tampone, anche se asintomatico, anche se con carica virale talmente bassa da non poter infettare nessuno, non solo l’intera classe finisce in quarantena per 15 giorni, ma ci saranno altre 5-9 classi che si troveranno improvvisamente senza buona parte dei loro insegnanti. Se in un plesso di 1.000 studenti, se ne trovassero tre positivi in tre classi diverse, praticamente tutto il corpo docente sarebbe immediatamente tagliato fuori dalla struttura: una chiusura de facto.
Se poi ad essere positivo fosse l’insegnante, la chiusura sarebbe quasi immediata.
Vedremo nei prossimi giorni come al Ministero dell’Istruzione proveranno a neutralizzare questa ultima uscita dell’ISS. Certo è che se le cose rimanessero così, possiamo già dire che anche l’anno scolastico 2020-2021 sarà all’insegna della scuola chiusa e della didattica a distanza.
A completare il clima che si respira intorno alla scuola vanno evidenziate le accuse e contro accuse che i vari settori interessati si lanciano l’un contro l’altro: Ministero dell’Istruzione, Comitato tecnico scientifico, Istituto Superiore Sanità, Associazione Nazionale Presidi, Sindaci e amministratori locali, ecc.
Fin qui la cronaca
Com’è possibile una simile babele a pochi giorni dal rientro e con una marea di tempo a disposizione? Ricordiamo infatti che l’Italia è stato l’UNICO Paese in cui le scuole sono chiuse dal 4 di Marzo!
Qui entro nel campo delle opinioni e dico la mia dichiarando subito che non sono d’accordo con coloro i quali vedono dietro a queste misure un disegno per tenere chiuse le scuole.
A mio avviso sulla scuola si stanno scontrando due linee di tendenza opposte:
- Da una parte la volontà di tenere alto l’allarme sull’emergenza sanitaria per fini politici e di controllo sociale.
- Dall’altra la volontà di tenere aperte le scuole in quanto, come è arrivato a capire perfino Zingaretti, “sulla scuola si rischia la rivolta di massa”.
In mezzo l’assenza dello Stato e di una classe dirigente degna di questo nome: se si seguono gli interventi dei Presidi, del Comitato tecnico, dei funzionari del Ministero, dei Sindaci, ci si accorge che ognuno di loro non ragiona pensando al benessere collettivo (l’importanza dell’istruzione, la sicurezza per gli alunni e per i docenti ecc.), ma è mosso esclusivamente dall’esigenza di scaricare le responsabilità e dal difendersi preventivamente da una denuncia. Non a caso, esempio emblematico, proprio ieri l’Associazione Nazionale Presidi se n’è uscita con la richiesta di uno “scudo legale” per il problema “COVID”. Tradotto: “siamo disposti a seguire i vostri protocolli solo se ci esentate da responsabilità legali”; ricordo infatti che il COVID è ancora classificato come “infortunio sul lavoro” e questo espone i Dirigenti scolastici a possibili cause da parte dei lavoratori che si dovessero ammalare. Analogamente una famiglia che si trovasse a dover chiudere la propria attività per 15 giorni perché messa in quarantena come conseguenza del figlio trovato positivo causa contagio a scuola potrebbe fare causa al Dirigente scolastico per mancata attuazione dei protocolli.
Previsioni
Nonostante la vicinanza dell’inizio dell’anno scolastico azzardare previsioni è veramente difficile: l’unica cosa chiara è che i primi a non avere le idee chiare sono proprio i governanti. Vorrebbero le scuole aperte per evitare rivolte sociali (non certo per il valore dell’istruzione, ci mancherebbe), ma non hanno voluto investire i soldi necessari per la riapertura in sicurezza (sarebbero bastati prefabbricati in legno da smontare a fine anno). Vorrebbero dire che la scuola è sicura, ma devono al contempo giustificare lo stato di emergenza nazionale. I Dirigenti scolastici vorrebbero passare per amministratori di serie A, ma poi temono le responsabilità penali. E così via.
Personalmente penso che la scuola in qualche modo partirà e partirà in presenza. Troppi sono i danni economici e sociali che una nuova chiusura creerebbe nel Paese. Chi per governare ha bisogno di terrorizzare la popolazione e prorogare stati di emergenza non se lo può permettere.
Ci saranno probabilmente diverse chiusure parziali, a singhiozzo, ma nel complesso prevarrà il principio del “fatta la legge, trovato l’inganno”.
Naturalmente però, gli scenari cambiano ogni giorno e, man mano che si avvicina il D-day del rientro in classe, cresce anche il terrore dei nostri pavidi amministratori, tecnici, scienziati ecc. per cui potrebbe davvero succedere tutto e il contrario di tutto.
Ma non potranno svicolare a lungo: alla fine costoro delle decisioni le dovranno prendere e ne dovranno rispondere a dieci milioni di famiglie la cui organizzazione economica e sociale dipende dalla scuola. A quel punto vedremo se gli “scudi legali” e il mantra “non è mia responsabilità, io l’avevo detto, è stato lui che…” li salveranno.
Vittorio Paiotta, insegnante
Liberiamo L’Italia – Pisa
P.S.
A questo proposito, proprio mentre scrivo e sempre a proposito di “scarico delle responsabilità”, sta comparendo la notizia che nella prima riunione del CTS si sia fatta marcia indietro sull’utilizzo delle mascherine che dovrebbero ora essere indossate da tutti gli alunni per tutta la mattina dai sei anni in su.
Non altro che il ripetuto idioti, venduti, criminali.