Chi ci sta guadagnando? Ecco una domanda che tutti dovrebbero porsi. Ma che pare oscena, come se si volesse anteporre l’economia all’epidemia, il denaro alla vita umana. E così, con questo trucchetto finto-umanista da quattro soldi, chi i soldi ce li sta facendo alla grande riesce ad occultare la gigantesca ridefinizione della piramide della ricchezza e del potere in atto.
Le notizie sul virus coprono tutto, in primo luogo il dramma sociale che la gestione dell’epidemia sta producendo. Guai a dubitare della narrazione ufficiale. Nel mondo il numero dei casi e delle vittime è stabile da mesi? Non lo si dica, che c’è il rischio di abbassare la guardia. In Europa i casi crescono, ma la letalità è ormai al livello di una normale influenza? Nessuno si azzardi a rilevarlo, che l’accusa di “negazionismo” è già pronta a scattare.
Chi scrive non crede al complotto, ma tende a guardare ai fatti. Ed un fatto certo è la strumentalizzazione dell’epidemia da parte dei dominanti. Dato che paura ed emergenzialismo aiutano da sempre il potere, è perfino banale scorgere gli interessi politici che alimentano l’attuale narrazione catastrofista. Del resto, se moriremo tutti per il virus, che sarà mai qualche milione di disoccupati in più! Ma ci sono pure gli interessi economici. E sono giganteschi.
Ci siamo già occupati di questo aspetto fondamentale alla fine di maggio. Ma i tre mesi trascorsi hanno confermato alla grande le tesi esposte allora. Dentro ad una crisi economica disastrosa non tutti ci perdono, anzi.
«Dietro i record, si allarga la forbice tra vincitori e vinti di Wall Street: oltre il 60% dei titoli ancora in rosso con la pandemia», questo il significativo titolo de la Repubblica del 23 agosto. Tra le notizie riportate nell’articolo c’è ovviamente quella del raggiungimento del primato assoluto dei 2.000 miliardi di dollari di capitalizzazione borsistica raggiunti da Apple, l’enorme crescita del valore delle azioni di Amazon dall’inizio dell’anno, il boom di Abiomed (+87%) nel settore sanitario e di PayPal (+50%) in quello delle transazioni online.
Giusto per limitarci all’esempio di Apple, nei mesi in cui il Pil degli Usa calava del 32,9%, le vendite degli iPad saliva del 31%, quella dei computer Mac del 22%. Ma le stesse considerazioni potremmo farle per Amazon, Microsoft, Alphabet, Facebook, eccetera.
Per farla breve siamo andati a verificare i valori di Borsa delle 10 società con la maggiore capitalizzazione al mondo. Tra queste società, ben 7 appartengono al cosiddetto websoft (internet e software), due alla finanza (di cui una è Visa, la regina delle carte di credito), una al settore energetico. Nella top ten non c’è più posto ormai per le società del settore manifatturiero, la prima delle quali (Johnson & Johnson) appartiene comunque al farmaceutico. Tanto per dare l’idea…
Ma vediamo la graduatoria, in ordine di capitalizzazione in miliardi (md) di dollari (tra parentesi la variazione percentuale dal 2 gennaio al 2 settembre): Apple 2.000 md (+78,6%), Saudi Arabian Oil 1.780 md (+10,3%), Microsoft 1.580 md (+41,4%), Amazon 1.570 md (+84,3%), Alphabet (la società che incorpora Google) 1.020 md (+20,9%), Facebook 740 md (+40,8%), Alibaba (l’Amazon cinese) 680 md (+38,6%), Tecent (altra società cinese del websoft) 620 md (+42,5%), Bekshire (la società finanziaria presieduta da Warren Buffett) 500 md (-4,4%), Visa 420 md (+11,6%).
Piccola precisazione: per farla semplice, i valori della capitalizzazione sono ripresi dalla tabella del Corriere della Sera del 20 agosto, ma quelli di Apple sono già saliti da allora di altri 290 miliardi! A qualcuno il virus fa bene anche a fine estate!
I dati della graduatoria parlano da soli. Da notare come gli incrementi siano dall’inizio dell’anno, che se li avessimo calcolati dal punto più basso di marzo sarebbero stati ancora più grandi. Ma è giusto così, perché in questo modo si vede come i colossi di internet e dell’informatica abbiano saltato a piè pari l’epidemia, di cui hanno anzi approfittato per mettere a segno giganteschi guadagni che non avrebbero neppure potuto immaginare senza di essa. Questo non è complottismo (non siamo complottisti, eccetera, eccetera…), è un fatto.
Un fatto enorme, tanto più se confrontato con l’andamento borsistico di altri comparti economici di primaria importanza, come l’energia e l’automobile. Questi settori, non troppo tempo fa in cima alla piramide del capitalismo mondiale, vivono oggi una crisi gravissima. Ed i dati azionari, che ora andremo a vedere, esprimono in maniera abbastanza precisa il crollo del fatturato e degli utili.
In campo energetico abbiamo già visto il dato positivo di Saudi Arabian Oil (Aramco), ma questa è solo un’eccezione dovuta all’assestamento dei prezzi a seguito del suo recentissimo ingresso in Borsa avvenuto solo nell’autunno scorso. Nel resto del settore le cose vanno ben diversamente. Vediamo le variazioni di alcune delle principali società dall’inizio dell’anno: Exxon Mobil -44,4%, Shell -53%, Chevron -31,6%, Bp -46%, Gazprom -29,1%, Eni -44,2%. Tutti pesanti segni meno. E qui – come potete verificare coi dati riportati nel già citato articolo di maggio – le cose hanno continuato a peggiorare anche negli ultimi tre mesi. Ora, siccome l’energia ci dice grosso modo come va la cosiddetta “economia reale”, l’indicazione sembra piuttosto chiara.
E nel settore automobilistico? Queste le variazioni: Toyota -9,6%, Volkswagen -21,7%, General Motors -21,4%, Fca -31,8%, Ford -27,5%. Pure qui le cadute sono pesanti, anche se dopo il tonfo di marzo è in atto una lentissima ripresa. Un rimbalzino delle vendite che per ora non risolve certo l’enorme crisi del settore.
Prima di chiudere, un ultimo dato dell’Istitute for Policy Studies. Secondo questo studio, nei soli mesi di marzo e aprile i 600 uomini più ricchi degli Usa si sono arricchiti di altri 434 miliardi di dollari (+15%) portando la loro fortuna complessiva a 3.380 miliardi. In quel ristretto lasso di tempo Mark Zuckerberg (Facebook) si è arricchito di altri 30 miliardi, mentre Jeff Bezos (Amazon) ha fatto ancora meglio, arrivando ad un totale di 147 miliardi. Questo era a maggio, ma perché fermarsi? Difatti Bezos (viva il Covid, viva il Covid, viva il Covid…) adesso è arrivato a 189,4 (+42,4 md negli ultimi tre mesi). Più modestamente, Zuckerberg ha invece dovuto accontentarsi di un incremento nel periodo di “soli” 8,2 md.
Inutile dire come questa ricchezza venga dalla distruzione dell’economia su cui vivono centinaia di milioni di persone sul pianeta, come a questa offesa senza limiti corrisponda l’aumento esponenziale della disoccupazione, della precarietà e della povertà. Ma tant’è, lo vuole il virus… O perlomeno la sua narrazione.
Ora la domanda è questa: ma davvero si può pensare che il racconto catastrofista sul virus, quello che alimenta paura e terrore ogni dì sia davvero estraneo a questi interessi? I signori del websoft sono i padroni della rete, quelli che fra l’altro censurano ogni contenuto non allineato alla verità ufficiale. Ma i loro tentacoli, generalmente intrecciati agli interessi del potere politico, arrivano a tutti i mezzi di informazione. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Di fatto, questi signori hanno tutto l’interesse che l’epidemia continui. Certo, costoro non comandano al Covid, ma sicuramente orientano e dirigono l’ancor più potente virus della disinformazione. Quello che arriva tutti i giorni nelle nostre case.
In palio non c’è solo il loro bottino personale, in gioco c’è soprattutto il potere a livello globale. Se vi par poco, fate voi.
*Leonardo Mazzei è membro del Cpt di Lucca
Ma sì, mi raccomando, ci si affretti a precisare che “chi scrive non crede al complotto”, dovesse scattare l’etichetta di “complottista” sempre tenuta pronta in canna dai sicari di sistema e dal sempre troppo nutrito codazzo di “volenterosi carnefici” lobotomizzati lesti a sparare ad alzo zero contro chiunque osi anche solo adombrare un’ipotesi di complotto. “Che volgarità!”, avrebbe forse detto tempo fa un simpatico comico parodiando una nota stellina dello spettacolo d’Oltralpe, quando faceva ancora ridere e prima di diventare inopinatamente grottesco nel suo nuovo ruolo di Guardiano della Salute Pubblica.
È quantomeno curioso come di solito si accetti senza problemi l’idea che nel corso della Storia i complotti abbiano avuto un ruolo determinante in molte occasioni importanti – nessuno si sognerebbe di dire che Giulio Cesare sia caduto su alcuni pugnali casualmente impugnati da quelli che gli stavano intorno; che Gesú Cristo sia morto di sonno perché lo hanno fatto aspettare troppo prima di schiodarlo dalla croce; che i fratelli Kennedy, distrattamente, abbiano sbattuto la testa contro proiettili sparati per festeggiare il loro arrivo, ecc. – ma ci si rifiuti di considerare che possano continuare a essere un “instrumentum regni” anche oggi (oggi a maggior ragione, direi, visto che possono contare su strumenti tanto potenti e pervasivi come i media, e su una tecnologia miniaturizzata sempre piú condizionante perché capillarmente diffusa ovunque).
Cosí come in Italia nessuno si sognerebbe di negare che sia esistita negli anni ’70 la cosiddetta “strategia della tensione”, che coinvolgeva anche servizî segreti italiani e di altre nazioni NATO, che utilizzò i varî terrorismi “colorati” – piú di recente, invece, guarda un po’, di “colorato” ci sono state le “rivoluzioni”… cosí “spontanee” da essere pilotate tramite Facebook..! – di nero o di rosso che fossero, per esercitare pressioni geopolitiche in determinate direzioni. Come se si relegasse il termine “complotto” a qualcosa di trascorso, ormai irreale e che è definitivamente passato “di moda”. Evidentemente passare per fessi non fa piacere a nessuno, ma il modo migliore per evitarlo è di non precludersi volontariamente la considerazione delle ipotesi anche piú scomode, soprattutto quando, volendo vederli, gli elementi a loro sostegno certo non mancano. La stessa cosa che nella religione cattolica si dice del diavolo la si può ben dire dei complotti: i primi ad avere interesse a negarli sono quelli che li ordiscono.
Si dà il caso che i tanto esaltati “fatti” tendano proprio a confermare il complotto, a saperli e soprattutto volerli guardare per ciò che davvero significano.
Non è con le mezze misure che ci si riuscirà a opporre all’ignominia di questo Sistema criminale.