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L’ULTIMO DEI VOTANTI

di Alberto Melotto*
21 Settembre 2020
in Politica
3
L’ULTIMO DEI VOTANTI
Letture: 470

Alle 23:00 di ieri sera, domenica 20 settembre, aveva votato per il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari il 39,7%. Gli aventi diritto al voto per il referendum sono circa 51 milioni e 500 mila. Ciò vuol dire che, di questi, soltanto 20 milioni di italiani si sono recati al seggio elettorale, e ben 31 milioni sono rimasti a casa.

Certo, si può votare anche dalle 7 del mattino alle 15 di oggi, lunedì 21 settembre, ma è praticamente certo che i numeri complessivi non cambieranno più di tanto, il proseguire la finestra di voto in un giorno lavorativo come il lunedì serve soltanto a scaricare la coscienza delle istituzioni, e certamente a garantire il cosiddetto distanziamento sociale.

E’ questo il prezzo da pagare per la nascita di una nuova religione della salute (Giorgio Agamben docet). Siamo disposti davvero a pagare anche questo prezzo, la rinuncia ad indirizzare le scelte collettive attraverso il proprio voto, rinuncia motivata da ansia, panico, terrore del prossimo?

Alcuni diranno che una partecipazione così deprimente al voto referendario è perfettamente comprensibile, in fondo si tratta di un banalissimo referendum, e in questi casi, si sa, l’italiano medio non si appassiona.

Già, peccato che soltanto quattro anni, il 4 dicembre 2016, il referendum sulle modifiche alla Costituzione volute da Matteo Renzi, che vedeva al proprio interno un altrettanto maldestro taglio lineare del numero dei parlamentari, attraverso l’abolizione del Senato, vide una partecipazione al voto del 65%. Contati male, almeno 12 milioni di votanti in più rispetto ad oggi. E tutto questo, quattro anni fa, mica ai tempi di Giolitti e della guerra del 15-18.

Quali sono le cause di questa emorragia di partecipazione democratica? Di certo, il tema del taglio dei parlamentari non può appassionare più di tanto una popolazione che è stata duramente provata, al di là di ogni limite, nel corso di questo funesto 2020.

Le decisioni antidemocratiche prese dal presente governo durante i mesi del lockdown hanno spogliato di ogni reddito vaste fasce di popolazione, mietendo vittime sia fra i lavoratori subordinati, a cui viene mancare la garanzia di poter riprendere il lavoro, come venne a mancare già la cassa integrazione, sia fra il popolo dei commercianti e delle Partite Iva, inibiti nel diritto al lavoro e obbligati a cibarsi d’aria. Le ampie volute di fumo della propaganda europeista, peraltro, non hanno convinto nessuno, e le tanto sbandierate montagne di soldi del Recovery Fund hanno partorito assai meno di un topolino.

Il motivo principale, di questa fuga dalle urne, comunque, va ricercato nella propaganda montata ad arte dai principali mezzi di informazione, propaganda così meticolosamente ossessiva e pervasiva da avere ormai colonizzato la psiche di molti nostri connazionali. In un mondo dove, così ci viene raccontato, esiste soltanto il Covid-19, tutte le nostre energie fisiche e mentali devono cedere alla paranoia, ad un continuo loop psichico.

E’ imbarazzante doverlo raccontare, ma vi sono persone che ormai provano terrore nel toccare oggetti di uso comune, in molti hanno ormai rinunciato ad un gesto di normale umanità quale è la stretta di mano, in favore dell’osceno, parodistico rito dei gomiti che si sfiorano. Per non parlare dei maestri che non osano toccare i compiti in classe dei loro alunni. E quindi, è perfettamente logico che un elettore non osi prendere per pochi secondi in mano la scheda elettorale.

Meglio dunque rimanere in casa, in attesa che la tempesta se ne vada. Certo, ci vorrà ancora qualche mese, o forse di più, chissà.

A questo punto, è futile domandarsi se questo livello di astensione favorirà il SI oppure il NO al referendum. Non perché le due opzioni siano di uguale valore, tutt’altro. Liberiamo l’Italia ha ribadito con convinzione nelle scorse settimane le molte, validissime ragioni del NO.

L’attuale, mortificante, umiliante, situazione di suicidio della democrazia e della vita civile in generale, non può non spaventare, e deve spingere a riflettere e ad agire.

Questo spinge ad un ulteriore considerazione. All’interno della nostra comunità politica, si ritiene giustamente che non si debba esagerare nell’evidenziare e nel condannare la propaganda del terrore sanitario voluta dal governo in carica, se ciò può significare una minor attenzione per altri contenuti, e soprattutto tentativi di strumentalizzazione da parte dei mass-media di regime.

E’ una posizione che mira a ricordare a tutti noi quale sia l’obiettivo comune della nostra lotta politica, ovvero l’uscita dell’Italia dall’Unione Europea, obiettivo che finirebbe col risultare sfocato e poco comprensibile, se ci si lasciasse prendere la mano dalla polemica contro i securitari del covid-19.

Di certo, a livello emotivo, rimane il disgusto per una manipolazione della realtà che davvero ricorda le distopie di Orwell.

Dalla nostra parte, vi sono le numerosissime adesioni alla Marcia della Liberazione di sabato 10 ottobre, a dimostrazione che vi è un’Italia non disposta alla rassegnazione e all’apatia, ma desiderosa di esprimere la propria vitalità. E la propria sete di giustizia sociale.

*Alberto Melotto è membro del cpt di Torino

Tags: Alberto MelottoLiberiamo l'ItaliaMarcia della Liberazionereferednum costituzionale 2020taglio dei parlamentari
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Comments 3

  1. Francesco says:
    2 anni fa

    Ma non è un po’ presto per trarre conclusioni sull’affluenza ai seggi? 40% il primo giorno, nonostante il Covid, non mi sembra proprio una percentuale irrisoria! E chi si duole per la mancanza di democrazia (minor numero di onorevoli in Parlamento), un giorno in più di votazione ai seggi non è semplicemente da apprezzare? Continuo a non capire…..

    Rispondi
    • mauro grimolizzi says:
      2 anni fa

      ma cosa ci sarebbe da apprezzare ? le astruse procedure adottate per le procedure di voto? il fatto che solo una persona alla volta poteva accedere al seggio ? Allungare il tempo era il minimo che potevano fare !!! Inoltre se uno con qualche linea di febbre gli sono state tolte le prerogative costituzionali del diritto al voto, di solito negli ospedali venivano allestiti i seggi, oggi nemmeno quelli …. altro che apprezzare, qui bisogna denunciare ad alta voce questi delitti costituzionali …

      Rispondi
  2. Francesco says:
    2 anni fa

    Chiaramente le votazioni sono state condizionate dal Covid ma relativamente perché più del 52% dei votanti è andato a votare. È poca cosa? Non mi sembra per un referendum. Viva la democrazia! ( chi aveva la febbre non sarebbe andato a votare, Covid o non Covid)

    Rispondi

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