A distanza di qualche giorno, come persona che ha preso parte al Coordinamento nazionale della Marcia della Liberazione, che giudizio posso dare dell’evento di sabato scorso? E’ stato un successo. Certamente sì.
Nessun’altra manifestazione ha avuto un così alto numero di adesioni nel 2020, in un momento storico nel quale qualsiasi partecipazione alla vita politica viene fatta oggetto di scherno, e i militanti vengono fatti oggetto di scherno, quando non di insulti e minacce.
Derubricare l’evento appena concluso come qualcosa di meramente positivo non rende giustizia alla sua complessità, in un quadro complessivo di grande difficoltà per il paese.
Si tratta, per molte persone a noi vicine, certamente per noi che abbiamo fatto del nostro meglio per far nascere e crescere l’evento, di uno spartiacque nel nostro modo di fare politica.
Intendiamoci, in passato ho partecipato a marce No Tav, ed ero almeno in parte abituato al giudizio velenoso ed ostile dei mass media di regime. Ma con le nuove regole d’ingaggio adottate dai quotidiani e dalle televisioni in seguito all’emergere della “questione Covid”, ho potuto non soltanto assistere, ma essere oggetto, insieme ai miei amici e compagni, di un attacco la cui ferocia non era davvero immaginabile.
Non un quotidiano, non una trasmissione televisiva ha fatto il minimo cenno ai contenuti politici della Marcia, mentre tutta l’attenzione si è riversata sui “negazionisti” irresponsabili e perciò fautori, a loro dire, di un ulteriore dispiegarsi dell’epidemia.
Ora, che certe accuse non possano essere né tollerate, né accettate, è talmente ovvio, come non è il caso di tornare sul contenuto di quelle accuse, indegne del confronto democratico di un paese civile.
Una delle nostre reazioni a questo fuoco di fila, sarà quella di portare in tribunale quei giornalisti che si sono resi responsabili di un resoconto dei fatti talmente lontano dal vero, da diventarne un’oscena parodia, spesso orchestrata da pagliacci sghignazzanti, tristi e mediocri mestieranti che poco o nulla hanno a che fare con il vero giornalismo.
Occorre però rispondere alle critiche di coloro che, anche al nostro interno, ci accusano di aver lasciato troppo spazio alla critica al modo in cui è stata gestita la vicenda covid-19 da parte del governo Conte. Secondo questi critici, ci saremmo lasciati imporre l’agenda politica della manifestazione dal premier e dai mass-media del mainstream.
Questo modo di procedere ci sembra confondere la causa con l’effetto.
Non si può agire politicamente come se ci si trovasse al di fuori delle coordinate spazio-temporali, come se, avulsi della realtà che ci circonda, potessimo predicare liberamente il Verbo della rivoluzione, sicuri di raccogliere il plauso di immense folle festanti.
Le decisioni prese, a partire dai primi mesi dell’anno, dal governo Conte in maniera autoritaria a colpi di dpcm, quindi senza passare dal Parlamento, hanno gravemente leso la vita democratica del nostro paese.
Non solo, il sistema dell’informazione, vero braccio armato della repressione, si è dimostrato essere più realista del re, bandendo ogni opinione anche solo vagamente diversa da quelle del comitato tecnico scientifico.
Risultato?
Un clima di continuo, ossessivo terrorismo psicologico, che ha scavato un profondo solco nella psiche collettiva. Un clima simile alla chiamata alle armi della prima metà del 900, quando coloro che si rifiutavano di prendere le armi contro il “nemico” venivano additati come traditori della patria.
Non solo, ma i provvedimenti di chiusura hanno impedito a milioni di piccoli commercianti, imprenditori e partite Iva di poter provvedere al proprio sostentamento, attraverso il proprio lavoro. In questo quadro drammatico la battaglia per la difesa delle garanzie democratiche e per il diritto di scelta terapeutica non può che sposarsi alla battaglia per una maggiore giustizia sociale.
Coloro che creano il panico fra la popolazione, invitando a stare chiusi in casa e a rinunciare al proprio status di cittadini responsabili e pensanti, sono gli stessi che dipingono l’Unione Europea come il migliore dei mondi possibili. A questi servitori sciocchi di poteri anti-democratici dobbiamo rispondere con un forte impegno per l’unità di intenti, questa la richiesta che giunge dai nostri, molti, sostenitori.
Una grande quantità dei partecipanti alla Marcia del 10 ottobre proviene dal mondo della critica alla vaccinazione obbligatoria, dalla lotta al 5G, più in generale dal mondo dell’ambientalismo.
E’ un universo di militanza politica, che, non di rado, è fatto di persone giustamente deluse dalla svolta filo-sistema del Movimento 5 Stelle. Spesso si tratta di persone che vengono da percorsi di meditazione filosofica e religiosa, e che vedono la politica con forte diffidenza, soprattutto quella dei partiti. Dovremmo forse chiudere i cancelli a tutte queste persone, sulla base della loro mancata iscrizione al ristretto (purtroppo) club dei sovranisti costituzionali?
La capacità di informarsi attraverso canali indipendenti, il senso critico verso ciò che viene raccontato dai media di regime, la forte combattività e il desiderio di mettere in gioco il proprio tempo e le proprie energie, ne fanno dei più che degni compagni di strada.
Sia chiaro, non dovremo ripetere gli errori di settarismo del 1919-1920, quando l’esperimento di resistenza civile e militare degli Arditi del Popolo venne boicottato dagli stessi organismi dirigenti dei partiti anti-fascisti, in primis del neonato Partito Comunista di Amadeo Bordiga.
Non ci interessa impiccarci alla discussione su quanto fosse preparato e deciso a tavolino, dell’esperimento sociologico di massa che stiamo vivendo sulla nostra pelle.
Quel che è certo, lo dimostrano i fatti, stiamo andando a tappe forzate, decise dall’alto, verso una società dove gli esseri umani vengono privati della loro identità sociale, affettiva e sessuale, ridotti a maschere anonime, incapaci di tessere legami di solidarietà e di lotta politica.
Per questo il contributo di ciascuno sarà essenziale e prezioso. Varrà la pena ricordare a tutti coloro che ci sostengono, che occorre riconoscere e seguire una gerarchia di priorità.
L’uscita dall’Unione Europea rimane l’obiettivo principe. Soltanto uno Stato sovrano può dotarsi di un comparto industriale pubblico robusto, volano per la creazione di posti di lavoro nei settori che riguardano la cura della persona, come la sanità e l’istruzione, uno Stato ostile ai parassitismi di certi “grandi” industriali sempre pronti ad approfittare delle disgrazie comuni, come dimostra la vicenda delle mascherine commissionate a FCA.
Servirà dunque, per chi proviene dal mondo della tutela della salute e dell’ambiente, riconoscere che i piccoli gruppi di mutuo-aiuto, per quanto esempi lodevoli d cittadinanza attiva, non sono sufficienti ad uscire dalla palude nella quale siamo immersi. Le nicchie conviviali rischiano di diventare una rassicurante, ma ingannevole coperta di Linus.
Attraverso la riscoperta che lo Stato appartiene ad ognuno di noi, si potrà trovare un terreno comune per le molteplici fatiche che ci attendono. Nel frattempo, non dimentichiamoci che l’astio unanime dei giornali e delle televisioni nei nostri confronti è il segno della loro debolezza e della loro paura. Grazie alla Marcia, abbiamo aperto una prima, significativa breccia nel loro muro di falsità e menzogne.
*Alberto Melotto è membro del Cpt di Torino
Sono perfettamente d’accordo. Condivido questa analisi ,e contribuiro’ per tutto quanto mi sia possibile a collaborare.,anche se come pensionata,prendere,partire e andare a vivere in Portogallo,a esempio….è la soluzione che molti sceglierebbero.
W L’ITALIA
Complimenti per l’analisi. Da persona presente alla manifestazione so e sento che si è trattato di un importante punto di partenza, ma ora sta a tutti noi abbandonare ogni tipo di pregiudizio e lottare per la causa comune! Viva l’Italia libera!
Io, ignorante assoluta in politica ha vissuto la marcia con gioia enorme. Sto imparando cose di cui non sapevo nulla, provengo da i delusi dai 5 stelle e dai novax. L’isolamento mi ha fatto capire (sono un’artista e adoro l’isolamento creativo) quanto ho bisogno di contatto umano e di condividere i miei sentimenti, vedere le persone in faccia. Partecipare alla marcia e ad altre manifestazioni di piazza mi riempie di gioia di coraggio, esserci è totalmente diverso da vedere dirette o seguire canali di qualunque tipo, sebbene sua utile per informarsi. È bello essere proprio lì , sentirsi vivi nel presente portando nel cuore il futuro che vogliamo, e siamo sempre di più a volere. L’ostilità del mondo ci rende più uniti, vicini e solidali, dovremo dimenticare le distinzioni che ancora frammentano il fronte di chi lotta per un futuro libero e sereno, e arrivarci con la determinazione di chi sa di essere nel giusto.
buonasera vorrei capire per favore dove potermi informare fuori dai canali sei media del regime e dove poter incontrare persone cosi per scambiare idee e possibili soluzioni , sento il bisogno di dover fare qualcosa per ricercare la verità non riesco a convivere sapendo che ciò che accade è voluto.