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IL PARADOSSO DELLA PROTESTA NELLE SCUOLE

di Filippo Dellepiane
19 Ottobre 2020
in Politica
1
IL PARADOSSO DELLA PROTESTA NELLE SCUOLE

La protesta delle mamme, sotto la Regione Campania, contro la chiusura delle scuole. Napoli 17 Ottobre 2020. (Ansa)

Letture: 559

Chi si aspettava grandi cose per questo autunno, in termini di manifestazioni e movimenti, è rimasto deluso. Unica eccezione la Marcia della Liberazione.

Anche all’interno delle scuole le cose non vanno meglio. Intendiamoci, è ancora metà ottobre, ma nessuno si fa illusioni sull’andamento dei prossimi settimane: il nulla più totale.

Ma attenzione, perché può esserci anche di peggio.

Un esempio ne è Genova, città in declino ormai da anni, dove stanno nascendo come funghi vari collettivi.

E fin qui tutto bene, poiché in una fase agitata come questa vi sono un po’ ovunque spontaneismi. Se si deve dare merito ad una certa sinistra radicale, come il Collettivo Universitario “Come Studio Genova”, di aver compreso la necessità del ritorno nelle scuole e nelle facoltà, per dire no alla Didattica a Distanza, non si può dire lo stesso di formazioni quali Fgc che da giorni porta avanti una campagna per dei trasporti sicuri.

Ma, dati alla mano, nel mondo la trasmissione del contagio sui mezzi pubblici è pari al 1.2%. Ora, si potrebbe obiettare la veridicità del dato, ma i Compagni del Fronte si incaglierebbero in quel famoso, e presunto, “complottismo” che tanto attaccano da giorni. Quindi stiamo davanti ad una lettura politica sbagliata che indica come le pozioni di Fgc siano arretrate.

Tornando al discorso precedente, tralasciando quindi la questione trasporti, notiamo come le posizioni dei nuovi collettivi di studenti medi non siano affatto avanzate (tranne rari casi, quali il collettivo universitario già citato, che nel contesto della “micropolitica” ha inanellato numerose vittorie fra cui la manifestazione del 25 settembre): c’è anzitutto il collettivo 16100, supportato e spalleggiato da Lotta Comunista che “se la fa” con il responsabile dei Giovani Democratici Tigullio (tanto che ad un presidio del 18 settembre, oltre alla Cgil, c’erano le due formazioni precedentemente citate) che venerdì aveva indetto uno sciopero, ma ha preso una batosta incredibile, non centrando il punto focale del discorso: il ritorno a scuola. Ma su questo ci ritorneremo.

E poi questo fantomatico Comitato Studentesco Ligure.

Leggiamo alcuni punti del loro comunicato, che oltre denotare tutta la loro ingenuità politica, presenta alcuni errori metodologici e politici:

«questo non sarà uno dei tanti scioperi organizzati dall’oggi al domani, ma sarà uno sciopero organizzato seguendo le regole contro il Covid-19, infatti NON si tratterà di scendere in piazza davanti a scuola; ma si tratterà di disertare le scuole standosene a casa, in questo modo non si creeranno inutili assembramenti».

La cosa peggiore, di questo stralcio, è “inutili assembramenti”: la dimensione della piazza, tanto importante soprattutto nella politica studentesca, diventa inutile.

Questo è gravissimo, anzitutto perché (se assodato) ci troviamo davanti ad un modo nuovo di fare politica. Secondariamente, continuando a leggere il testo, viene detto che “il messaggio arriverà forte e chiaro”.

No ragazzi! Nessun messaggio arriverà forte e chiaro. O meglio arriverà forte e chiaro che non volete andare a scuola e non riguadagneremo mai la scuola.

Voi marciate, inconsciamente, insieme al governo che tanto attaccate per altre questioni!

Inoltre, questo comunicato, appare quanto mai contraddittorio.

Poco sopra scrivete che le stesse scuole non sono attrezzate per la didattica a distanza.

Quindi, qual è la soluzione? Lo slogan doveva essere No alla dad e Sì al ritorno a scuola.

Capisco la poca esperienza politica, ma come fate a non capire che se continuerete a ripetere “ritorniamo a scuola in sicurezza” il governo non vi farà più rientrare a scuola?

L’importanza di dare una direzione alle vostre posizioni politiche è centrale, è una delle prime cose che debbono essere fatte ogni qual volta si costruisce un collettivo o altri organi politici.

Ad ogni modo il famigerato comitato, è un ottimo esempio di ciò che NON si deve fare in questa fase storica.

In un altro comunicato (inviato ai rappresentanti di classe delle varie scuole) si dice:

«siamo stanchi di dover portare a scuola oggetti non strettamente  legati alla didattica, quali per esempio coperte per scaldarci durante le ore scolastiche. Siamo stufi anche di essere obbligati a tenere la mascherina tutto il giorno a causa del mancato distanziamento nelle classi, in aule oltretutto nelle quali spesso si scopre che non viene nemmeno operata la prevista e necessaria sanificazione».

Capisco la rabbia, capisco il non voler portare la mascherina. Questi sono tutti punti leciti, ma poi (poco sotto) chiedete nuovamente “Il nostro scopo è quello di avere una maggiore sicurezza e più tutele per la nostra salute“.

A priori delle questioni di merito, la metodologia è sbagliata. Non potete chiedere più sicurezza a scuola e dire no alla mascherina, poiché quest’ultima è (nolenti o volenti) il simbolo della “sicurezza sanitaria” di cui voi vi riempite tanto la bocca.

La rivendicazione avrebbe dovuto essere “noi vogliamo andare a scuola, il modo lo trovate voi, ma su questa posizione noi non arretriamo. Altrimenti ci organizzeremo da soli, insieme ai professori“. È incredibile, come se durante una guerra si abbandonasse la trincea!

In questo momento la vostra trincea è la scuola e la state abbandonando.

Non solo, Lenin avrebbe detto (giustamente) che “l’appello può essere lanciato solo sul luogo stesso dell’azione”.

A questo punto rilancio la palla nel campo avversario: quali sono i vostri obiettivi in questa mattina di lunedì 19 ottobre all’insegna dell’assenteismo a scuola? Da che parte state? Con le mamme e gli studenti campani o con il governo che taglia il pubblico?

Tags: diritto all'istruzioneFilippo DellepianeNo alla didattica a distanzascuola in presenzascuole aperte
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