Oggi voglio parlarvi di un fatto concreto, avvenuto in un ospedale della Toscana, raccontatomi da un’amica che ha perso il padre nei giorni scorsi. Spesso i fatti della vita di tutti i giorni ci dicono molto di più di mille discorsi su grafici e tabelle.
Sappiamo tutti come i numeri del Covid siano inaffidabili. Inaffidabili quelli sui contagi, inattendibili quelli sul numero delle vittime. In tanti sappiamo pure che questa inaffidabilità non è casuale, bensì voluta. E sappiamo anche che tanti potenti interessi concorrono ad una sovrastima della reale portata dell’epidemia.
«Dacci oggi il nostro panico quotidiano» scrive Diego Fusaro commentando il comportamento dei media. E ieri i giornali hanno dato l’assurda notizia di un virus che in Italia sarebbe più letale che altrove. Ovviamente si tratta di una delle tante bufale messe in giro da questi messaggeri della paura controllati da chi col virus rafforza il proprio dominio. Questi giornalistoni fingono di non sapere che il tasso di letalità – che altro non è che il rapporto tra morti attribuiti al Covid e numero ufficiale di positivi – dipende da tanti fattori che con la pericolosità del virus c’entrano come i cavoli a merenda. Il primo di questi fattori è il numero dei tamponi, il secondo è l’attendibilità dell’esame degli stessi, il terzo è la correttezza nell’attribuzione delle cause di morte. E si potrebbe continuare.
Ragionare su questi fattori comporterebbe però una certa fatica e, soprattutto, rallenterebbe la diffusione quotidiana h24 del solito allarme terroristico che tanto piace nei palazzi del potere. Quegli stessi palazzi dove risiedono i responsabili degli ultradecennali tagli alla sanità, fatti in nome dell’Europa, che sono la principale causa degli attuali problemi sanitari.
Ma per una volta non voglio mettermi a discutere di tutto ciò. Preferisco invece riferirvi quanto mi è stato raccontato sulla vicenda accennata in premessa. A seguito delle sue peggiorate condizioni, un uomo, già sofferente da anni di diverse patologie, con seri problemi cardiaci, arriva in ospedale per un controllo, durante il quale ha un arresto cardiaco che lo porta alla morte. Ai familiari – che a tutto pensavano fuorché al Covid – viene fatto sapere che hanno due possibilità. Fargli fare il tampone post mortem ed aspettare l’esito prima di procedere alla sepoltura, oppure chiudere la cassa e fare il funerale in tempi brevi. Ovviamente, come avremmo fatto (quasi) tutti, i familiari hanno scelto la seconda opzione. Ma è qui che arriva la sorpresa: senza tampone la morte viene comunque attribuita d’ufficio al Covid.
Avete capito il valore dei numeri che vi sparano in fronte tutti i giorni i Tg?
Ora, è sempre triste dover parlare di queste cose. E mi rattrista ancor di più doverlo fare per il padre di una persona cara, ma possiamo tacere di fronte ad una simile mostruosità? No, non possiamo, anche perché è difficile pensare ad un caso isolato, ad un errore o ad una semplice violazione delle norme. Probabile, molto più probabile, che questa procedura sia ammessa e tutelata, se non addirittura incoraggiata, dalle regole emergenziali decise dal governo.
Venti giorni fa Guido Bertolaso ha rivelato la convenienza che hanno gli ospedali (2mila euro al giorno a paziente) nel gonfiare i numeri del Covid. Chi scrive non sa se nel caso narrato entri anche questo aspetto. Quel che è chiaro però è la volontà che viene dall’alto di alimentare una narrazione terroristica. Con la paura si governa facile e qualcuno fa pure tanti affari.
In quale incubo ci vogliono ingabbiare? Domandarselo è doveroso. Iniziare a darsi delle risposte è possibile. Ma anche chi è ancora incerto, inizi almeno a riflettere. Il virus è un problema, l’uso che ne fa la cupola al potere lo è di più.
Secondo me questi fatti devono essere documentati e provati e devono essere oggetto di denincia alla magistratura. Raccogli informazioni più dettagliate e trasmettile ad uno dei legali che sta muovendosi su questi argomenti.