Riportiamo l’intervento di Stefano Forgione alla manifestazione beneventana per la giornata del Risveglio, lo scorso 19 dicembre 2020.
«Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza».
Questa famosissima frase, che Dante mette in bocca ad Ulisse nel XXVI canto dell’Inferno, genera un paradosso nella nostra mentalità comune. Si perché, se c’è qualcosa che in questo infinito periodo del terrore ha compiuto la sua vendetta è proprio un altro periodo storico: il Medioevo.
Perché da oggi, anzi dallo scorso marzo in poi chi si è permesso o si permette ancora di parlare di Medioevo come epoca buia certifica pubblicamente la sua palese ignoranza. Perché ignora probabilmente che il Medioevo è stato una epoca ricca di virtù e di conoscenza, che ha generato nuove virtù e nuove conoscenze. Che ha indotto l’uomo a sperimentare, a costruire strutture architettoniche imponenti e durature (come questa alla mia sinistra o come quella laggiù, alla destra del campanile in piazza Mattetotti, riconosciuta addirittura patrimonio dell’Unesco). La forza propulsiva del Medioevo ha spinto l’uomo a condividere e trasmettere la cultura. Soprattutto, il Medioevo è stato un periodo plasmato dalla fede in Dio, nell’Unico Dio.
Questa profonda fede ha generato profondo coraggio, quel coraggio che ha permesso a grandi uomini poi divenuti grandi santi (come San Bernardo di Chiaravalle, San Francesco d’Assisi, Santa Caterina da Siena o come San Carlo Borromeo) di sfidare il mondo intero e le sue calamità, spesso peggiori di questa, senza alcuna paura perché mossi solo dall’amore per Dio e dalla carità verso gli altri.
Oggi, invece, cosa abbiamo: paura, terrore, rabbia, odio, regresso, bruttezza. Queste sono le emozioni che ormai dominano le nostre vite. Guardandoci in faccia, non riusciamo nemmeno a capire chi abbiamo di fronte, perché ingabbiati da illegittime museruole. Credete che tutto questo sia casuale? Credete che tutto questo passerà con un paio di ‘salvifiche’ iniezioni? Poveri illusi! Il virus circola comunque, anche in questo momento, anche in mezzo a noi, come tutti gli altri virus in cui siamo immersi. Questo periodo buio non passerà se non ci impegneremo a farlo passare. Questo periodo buio non passerà se non ci riprenderemo i nostri diritti violati e la nostra normalità calpestata così subdolamente da questa accozzaglia di pietosi pagliacci deliranti. Questo periodo buio non passerà se non ribadiamo la nostra precisa identità. Dobbiamo riabilitare e propagare la bellezza che ci circonda.
La bellezza della conoscenza, che è di fatto imbavagliata, ostacolata, addirittura impedita. Impedita dalla didattica sospesa a scuola, dalla chiusura dei musei, dalla chiusura dei teatri, dalla sospensione degli spettacoli dal vivo, degli eventi e delle visite guidate. Tutto ciò che può generare curiosità, ragionamento, passione, idee è alterato, per negarne la visione reale.
Eppure la cultura dovrebbe essere l’unico, vero virus da cui farsi sempre contagiare: perché la cultura cura prima l’anima e poi il corpo, perché la cultura attiva le sinapsi del nostro cervello, perché la cultura genera anche dissenso, perché la cultura ci permette di comprendere gli errori compiuti dall’uomo durante la sua lunga storia per farne tesoro, non per ripeterli o addirittura peggiorarli. Non conoscere significa vivere una realtà parallela, non conoscere significa essere come fantasmi che nella emergenza perenne trovano una nuova, disumana normalità che ci condurrà all’autodistruzione.
Dobbiamo però anche riabilitare la bellezza della nostra fede. Mai come adesso dobbiamo essere cassa di risonanza di quella Luce Vera che tra qualche giorno tornerà ad illuminarci, incarnandosi in una umile mangiatoia. La Luce di Gesù Cristo, Unico e Vero Salvatore del mondo, che già più di 2000 anni fa fu scartato e messo da parte dall’umanità.
Dopo più di 2000 anni la storia, che è ciclica, si ripete ma in peggio: abbiamo una gerarchia ecclesiastica vergognosamente piegata alle ‘nuove’ regole dimenticando apertamente quelle ancora in vigore (come l’art. 7 della Costituzione e il Concordato), sante messe sospese, chiese chiuse, sostituzione dell’acqua santa sacramentale con gel disinfettanti, volontari che in chiesa indicano dove è possibile sedersi e dove no controllandoci continuamente, museruole illegittime ma obbligatorie, la Santissima Eucarestia profanata diabolicamente, la liturgia modificata da correzioni abominevoli e da atti di superbia demoniaca (addirittura si è arrivati a correggere le parole di Dio stesso nel Padre Nostro)! Abbiamo accettato tutto, senza alcuna dignità. Un vero cristiano che ha fede nell’Unico e Vero Dio, Salvatore del mondo non ha paura. Chi ha paura non è un vero cristiano. E difficilmente è anche un vero uomo o una vera donna.
Perché noi siamo stati creati per vivere, per socializzare, per stare insieme, per condividere gioie e dolori, per essere solidali gli uni gli altri, per confrontarci e crescere spiritualmente e civilmente, per assaporare appieno ogni momento della nostra vita terrena e per usarlo al meglio per prepararci a quella futura.
Perché prima o poi tutti moriremo e in quel momento verremo definitivamente giudicati. Che ci piaccia o meno, che ci crediamo o meno. In quel momento comincerà la vera vita e dovremo essere stati bravi a guadagnarcela in questa.
Questo, dunque, è il tempo del coraggio, della vera conoscenza e della vera fede, questo è il tempo dell’obbedienza reale alle Sacre Scritture, alla Costituzione e alle leggi, non agli atti amministrativi senza forza di legge imposti da burattini che giocano a fare i dittatori. Tutto ciò che è anticostituzionale va disapplicato, altrimenti si è complici di un reato.
Quindi coraggio, non abbiate paura! Il vero coraggio è attraversare la paura ed uscirne.
* Stefano Forgione è membro del Cpt di Benevento