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IL GIRO DI VITE

di Alberto Melotto
3 Febbraio 2021
in Politica
2
IL GIRO DI VITE
Letture: 967

La crisi di governo, concretizzatasi intorno alla metà di gennaio con la fine del sostegno all’esecutivo di Giuseppe Conte da parte di Matteo Renzi, si va ormai indirizzando in una precisa direzione. Nel giro di soli quattro giorni, la parentesi esplorativa di Roberto Fico, garante soltanto teorico della possibilità di un “governo politico, costruito a partire dalle forze che hanno sostenuto il precedente governo”, è già morta e sepolta.

Ora le parole del Presidente della Repubblica rimandano ad una figura di alto profilo istituzionale, in grado di formare un governo tecnico dall’ampio sostegno parlamentare, compreso parte del centro-destra. Il momento di Mario Draghi è giunto.

Tutti ormai sappiamo cosa significa coinvolgere un personaggio con quelle precise caratteristiche. Significa portare ad un livello superiore  il concetto di governo antipopolare, portatore di interessi del grande capitale finanziario, foriero di politiche di macelleria sociale. Significa affossare una volta per tutte il tessuto della piccola e media impresa, con la sua rete capillare di piccoli negozi, ormai ridotti allo stremo e incapaci di proseguire oltre questa odiosa estenuante maratona fatta di lunghe chiusure e brevi, illusorie riaperture. Significa modellare la nostra società verso la cristallizzazione, l’affermazione definitiva di un capitalismo securitario e ansiogeno che nega la liceità di ogni relazione umana e affettiva. Significa ratificare una volta per tutte che non solo la politica, ma lo stesso concetto di realtà può essere sovvertito impunemente, purché chi controlla i mezzi di informazione decida di agire senza più la minima remora morale.

Perché il corrispettivo è evidente: così come il governo tecnico aggredisce con ferocia la volontà popolare, la irride, la disprezza, così la narrazione tossica del covid-19 si fa beffe di ogni analisi seria e complessa, di ogni dubbio lecito, di ogni pensiero critico. La sospensione della democrazia si accompagna alla sospensione di ogni attività umana. Le argomentazioni di Sergio Mattarella non lasciano spazio a dubbi o fraintendimenti, il senso del messaggio è esplicito e monolitico: a causa dell’onnipotente virus non si potrebbero tenere libere elezioni, a causa del pericolo di assembramenti.

Anche l’ultimo alibi viene a cadere, per chi ancora si illudeva di poter posticipare a chissà quando la lotta alla dittatura sanitaria, preferendo altre, più rassicuranti rivendicazioni politiche e sociali. Qualsiasi altro tema impallidisce, in questo clima dove viene impressa una tale svolta liberticida. E’ palese che il nuovo esecutivo si porrà l’ambizioso obiettivo di condurre il paese verso la fine naturale della legislatura, nella primavera del 2023.

Peccato che non ci sia nulla di naturale in questo sventurato paese. Non il fatto che i nostri compatrioti accettino di essere trattati come tanti carcerati, pronti a entrare e uscire dalla propria cella, grati per una sola ora d’aria. Non una corporazione come quella dei medici, dove, a parte alcune lodevoli ed eroiche eccezioni, è prevalsa la logica del più ottuso conformismo alle indicazioni di regime. Non l’assenza di una opposizione parlamentare degna di questo nome, al contrario del tutto incapace di dar voce a quell’Italia che non si rassegna a questo colossale inganno. Presto o tardi, almeno uno tra Salvini e Meloni si lascerà irretire senza troppi scrupoli di coscienza, da questo nuovo esecutivo che vorrà mettere in pratica un progetto di ingegneria politica e sociale.

Si può ingaggiare battaglia con questo sistema di potere. Le lacune di questo folle copione scritto ai piani alti sono evidenti, poiché presto o tardi emergeranno in qualche modo quelle forme dissonanti di ribellione alla volontà di immiserire un’intera nazione. In altre nazioni ciò sta già avvenendo. Liberiamo l’Italia dovrà essere in grado, insieme ad altre forze, di saper fungere da asse portante, di saper radunare quelle persone che hanno aperto gli occhi.

 

 

Tags: austeritàBcecapitalismo securitariogoverno antipopolareLiberiamo l'ItaliaMario DraghiUnione europea
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Comments 2

  1. ALBERTO DEL BUONO says:
    4 anni fa

    NON FA UNA GRINZA. CONCORDO SU TUTTO

    Rispondi
  2. Leonardo Piccini says:
    4 anni fa

    Leggo a distanza di 3 giorni il tuo scritto Alberto, e già uno (Salvini) si è non solo lasciato irretire, ma ha aderito senza porre richieste (con Borghi e Bagnai convertiti e pronti ad “andare d’accordo” con Draghi)…C’è da avere paura su quale sarà la velocità di questo treno della morte di cui si vanno formando rapidamente i vagoni….C’è solo da augurarsi che più gente possibile si svegli in fretta..

    Rispondi

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