Pubblichiamo il bell’intervento di Inés de Baggis durante la Manifestazione l’Arte è Vita di Perugia, il 6 febbraio 2021.
Oggi siamo in questa piazza a fianco degli artisti per far sentire la loro voce, la voce dell’arte e la nostra da fruitori dell’arte. Siamo qui anche per difendere e rivendicare i diritti sanciti dalla nostra Costituzione: il diritto al lavoro (articolo 1), il diritto di riunione (articolo 17), il diritto di manifestazione del pensiero (articolo 21), diritti costituzionali che prevalgono su qualsiasi norma o atto amministrativo! Sono alla base della legalità.
Oggi questa manifestazione è un atto di obbedienza costituzionale!
Oggi la legalità siamo noi che rivendichiamo i nostri diritti costituzionali.
Assistiamo da tempo a uno sceriffismo diffuso, dal presidente del consiglio al sindaco di provincia, passando per chiunque eserciti anche un minimo di potere, tutti si sentono autorizzati a calpestare qualsiasi nostro diritto come se niente fosse, senza apportare delle valide giustificazioni scientifiche, legali o di qualsivoglia natura.
Questo ha gettato le persone in uno stato confusionale profondo, dobbiamo rendercene conto, quante volte avete sentito dire: “Ma io non ci capisco più niente! Oggi che colore siamo? Cosa possiamo fare? Cosa non ci è permesso fare?”. E nel dubbio le persone, nella maggioranza dei casi, scelgono la stasi, l’isolamento, “meglio che me ne stia buono buono, zitto zitto, a casetta, obbedisco signore”. Tutto in nome della lotta al contagio…siamo proprio sicuri?
Ordinanze regionali, addirittura comunali come nel nostro caso qui a Perugia: “anticipazione del coprifuoco alle 21”. Perché è scientificamente provato che a partire dalle 21:01 il virus è immensamente più pericoloso? “Divieto di consumazione di alimenti e bevande all’aperto nei luoghi pubblici e aperti al pubblico per l’intera giornata”, quindi fatemi capire bene…se io cammino da solo per strada mangiando un gelato, chi sto mettendo in pericolo? Quale reato sto commettendo?
Sono confusa, come tanti altri.
Stiamo vivendo un tempo letteralmente distopico, un’assurda normalità. Siate sinceri: quanti di voi hanno la sensazione di stare vivendo un incubo? Tra i nuovi reati, passibili di multe salate, spiccano: lavorare, uscire a fare una passeggiata, abbracciarsi, un pranzo in famiglia, andare al ristorante, andare a teatro, ad un concerto, abbassare la mascherina per respirare liberamente e soprattutto non condividere il “pensiero unico”. Ogni spazio di socialità è stato compresso e ridotto come mai prima. Siamo arrivati a considerare le nostre famiglie “pericolosi assembramenti”!
La maggioranza delle persone oramai da un anno, vive sotto l’egida della paura. La paura è una gabbia mentale che ci isola da noi stessi e dagli altri. La paura porta con sé confusione, disperazione, paralisi, angoscia.
Paura instillata da una comunicazione martellante: tutti i mezzi di informazione ci ripetono costantemente un mantra, come nel mitico film di Troisi, “ricordati che devi morire!”. Questo è il messaggio che incessantemente ci viene proposto. La persona umana è stata ridotta a “portatore di possibile contagio”. Siamo tutti potenziali killer? Vogliamo fermarci un attimo e riflettere su questo?
È in atto una strumentalizzazione del diritto alla salute, ci viene detto infatti che tutte le misure, anche quelle più ingiustificate e illogiche, quelle senza senso, sono prese per il nostro bene, per il bene comune, per difendere la nostra salute. Eppure stranamente ci continuano a terrorizzare tutti i santi giorni, tutta la popolazione viene sottoposta a questo bombardamento di paura.
Ogni giorno ci dicono che questa è una guerra contro il nemico invisibile, una guerra in cui non viene mai spesa una parola di speranza, mai.
Solo ed esclusivamente paura e bollettini quotidiani di morte; ci viene ricordato costantemente, e questa è la cosa sconcertante, che non si ha diritto alla vita perché esiste la morte.
Sono diversi i costituzionalisti e gli avvocati che sostengono che nessun diritto della Costituzione dovrebbe essere tiranno degli altri. Deve esserci sempre un equilibrio tra i diritti costituzionali, un governo democratico dovrebbe garantire che questo avvenga.
Sappiamo dentro di noi che ci sono molte cose che ci vengono imposte che sono semplicemente senza senso. Vi prego fate appello al vostro buonsenso. Si possono seguire norme ma che abbiano senso, non siamo dei soldatini che devono semplicemente obbedire e tacere, “Stai a casa, in silenzio, obbedisci”. Basta!
Ce lo dicono pure tra l’altro, è questa la cosa assurda, il bispensiero, come è già stato in parte sottolineato anche da altri interventi precedenti, “in televisione si può fare, ma noi povera plebe no”.
Un esempio fra tanti, “la mascherina all’aperto – è stato detto da uno dei tanti virologi da salotto – non serve, non ci sono basi scientifiche” ce l’hanno spiattellata lì la verità… Eppure, pur avendo detto che non serve da un punto di vista medico-scientifico, che la sua efficacia è dubbia, è un segnale, ve la dovete mettere perché è un segnale, “per ricordare alle persone che esiste un’emergenza!” Un segnale? La mascherina non è semplicemente un segnale quando diventa un obbligo.
Ricominciamo quindi a vivere senza paura, torniamo a pensare, a gioire, ricominciamo dalla creazione, dall’arte, l’arte è vita.
Questo è il principio – l’idea – che ha ispirato questa manifestazione.
Ci stiamo dimenticando che cosa significa vivere. Tra le persone serpeggia la diffidenza, il distacco, la cattiveria, l’accusa costante verso i semplici cittadini, persone oneste. Le espressioni che accompagnano il nostro sentire sono scomparse dai nostri volti, ci stanno disumanizzando.
Ci stiamo dimenticando che cosa è la gioia, la bellezza, la musica, l’arte.
Come possiamo accettare che l’arte non abbia più, non solo valore, ma neppure peso nelle nostre vite? L’arte è semplicemente un orpello, non essenziale alla vita a quanto sembra, secondo loro.
Forse è arrivato il momento di chiederci, fino a quando vogliamo considerare questo come “normale”, o giustificabile per ragioni meramente sanitarie? Forse è arrivato il momento di chiederci, se è possibile un’alternativa a questa gestione? Quasi un anno fa ci dissero, “Non vi preoccupate chiudiamo solo per quindici giorni”, è passato un anno! Una gestione di una situazione sanitaria che possa contemplare la presenza dell’arte nella nostra vita, non solo è possibile ma deve esserlo!
In fondo la scelta è semplice: dobbiamo avere il coraggio di uscire da questo bozzolo di paura e terrore generalizzata ed aprirci a noi stessi e agli altri. Smettiamo di considerare l’altro come un nemico! Questa è anche una manifestazione di unione, siamo in tante piazze oggi, ci vogliamo unire, dobbiamo riunirci, perché l’uomo è un essere sociale. So che ci sono tante persone là fuori che nel silenzio delle loro case condividono quanto sto dicendo, l’ho sentito con le mie orecchie, e sicuramente anche tra di voi ci sono persone che la pensano così, ma sempre per paura, paura del giudizio restano inerti, paralizzate. Ma io vi dico che non siete soli, siamo molti più di quanti voi pensiate!
L’arte è speranza, è bellezza, gioia, è l’ineffabile che ci distingue dalla nostra natura più animale.
Fonte: Marcia della Liberazione