Se qualcuno si volesse soffermare su una analisi del percorso che la civiltà ha svolto, si troverebbe di fronte all’inevitabile tesi della storia che tende a ripetersi.
Analizzando la superficie delle cose si potrebbe trarre la convinzione che gli errori umani vengono ripetuti. Ma questo sarebbe forse ingenuo perché l’uomo è un essere razionale; e “razzionalissimo” è colui che detiene il potere.
Non si capisce perché allora si dovrebbe considerare la storia un “infinito finito” di erronee ripetizioni….
Chi scrive non può accettare questa tesi, come non può accettare che sia la stupidità a governare l’esistenza.
Va da se che la risposta va cercata altrove. Allora forse possono essere individuati dei punti nodali, dei c.d.spartiacque economici storici, che possono aiutare a comprendere da dove si è partiti, dove si è andati e dove si sta andando.
(nascita del mercante, rinascimento, nascita della borghesia, crisi odierna delle P.M.I. ).
D’altronde la bella leggenda secondo cui Romolo scomparve in un lampo e divenne un dio cozza con la realtà che fu probabilmente fatto fuori dai suoi (ricchi proprietari terrieri e) oppositori politici
Che quando si è parlato di redistribuzione della ricchezza ( 2200 anni fa si parlava di redistribuzione delle terre) qualcuno finiva inevitabilmente accoppato (fratelli Gracchi).
Che i complotti (le c.d. congiure) vi sono sempre state (per variare da Roma, spostiamoci a Firenze → congiura “de’ Pazzi”).
Perché tutto ciò avviene? Se il presupposto richiamato poco sopra è che gli uomini di potere non solo non sono stupidi ma sono anche molto preparati, giocoforza qualunque sistema economico deciso dalla forze del potere DEVE necessariamente essere analizzato alla luce degli interessi di questi individui e dalle azioni che questi individui mettono in atto; le quali finiscono inevitabilmente per illuminarci sui loro interessi.
La chiave di volta per capire l’evoluzione della civiltà può cosi essere espressa in uno scontro tra interessi particolari e interessi diffusi…..
E lo scontro insanabile tra l’accoppiata civiltà e progresso (quelli veri) e gli interessi particolari.
-Chi ha il potere, ha interesse a mantenerlo o ancor meglio ad accrescerlo (cosi è sicuro di non perderlo). Per il suo scopo lo strumento privilegiato per acquisire potere è il denaro (Il denaro d’altronde apre molte porte).
-La civiltà ha un interesse opposto, essa (cosi nel discorso personificata), agisce non per interessi particolari ma per interessi diffusi, vuole portare a chi che sia, disponibilità, serenità, bellezza/arte il tutto a portata di mano.
Nel suo ambito il denaro è anche uno strumento di scambio reciproco di lavoro e di costruzione dal basso della ricchezza, e quindi, della felicità.
Ma allora stando cosi le cose si può ancora parlare di errori che si ripetono?
Un secco no deve essere la risposta, invero, è la natura umana che ricercando il potere tende a ripetersi.
Allora il “metodo” da utilizzare per capire da dove si è arrivati, dove si è e dove si sta andando può essere solo uno, quello di analizzare il tutto come se ci si trovasse assoggettati ad un “dividi et impera” (perché questo è il metodo tipico per acquisire potere) e di porsi la domanda “a chi conviene e/o a vantaggio di chi va tutto ciò” (perché è l’unico modo per risalire al colpevole).
La prosperità per un popolo…. quand’è che si ha essa? Più la ricchezza, o per meglio dire la disponibilità economica è appannaggio diffuso, più le persone possono permettersi di godere del proprio tempo e hanno accesso, grazie al proprio lavoro, ai beni che essi desiderano.
Tempo e beni, due concetti avvicinabili sia allo spirituale che al materiale.
Per la prima volta durante il 1700 nel mondo occidentale la ricchezza smette di essere appannaggio di pochi e inizia a diffondersi; anche se non come un benessere diffuso come abbiamo visto negli anni 60 in Italia, quantomeno si inizia ad assottigliare quel divario tra ricchi e poveri presente fin dagli albori del
tempo. Più persone (arriva la borghesia) hanno accesso al denaro e alla disponibilità del loro tempo (poco importa qui analizzare come fu costruita la borghesia ma semmai rilevare la maggior redistribuzione della ricchezza).
Dovendo analizzare l’attuale situazione di contrazione economica IMPOSTA da decreti e atti di imperio, cosa succede oggi rispetto a quegli elementi di cui sopra: tempo, ricchezza diffusa, mondo del lavoro e nodi storici?
-Rispetto al tempo: sempre meno persone possono godere del loro tempo che viene condizionato, regolamentato, posto sotto ricatto (es: viaggi solo se vaccinato).
Viene fornito un sussidio per permetterti di godere nel tuo tempo di ciò che ti può servire.
-Rispetto alla ricchezza: sempre più persone perdono il posto di lavoro, chiudono attività, la ricchezza torna a concentrarsi nelle mani di pochi ( anzi pochissimi!), in alcuni casi viene fornito un sussidio per permetterti di sopravvivere (si vedrà il reddito di cittadinanza è in scadenza e non sembra che sarà rinnovato).
-Rispetto al lavoro: l’uomo viene su un primo fronte sostituito dalla macchine di fatto privandolo del proprio orgoglio rispetto al prodotto finale (percorso già incominciato con le catene di montaggio).
Su un secondo fronte atomizzato rispetto agli stessi collaboratori cosi da non poter farsi forza, ne confrontarsi con gli altri sulle sue condizioni, sulla sua situazione. (è il caso del telelavoro, c.d. in maniera erronea smart working che sarebbe tutt’altra cosa e che riguarda un percorso in fase di ultimazione grazie alla digitalizzazione).
Infine ripetendo quanto detto sopra viene fornito un sussidio per creare dipendenza economica ( e politica), tanto che è opportuno riproporre una citazione – << il lavoro rende liberi >> – e da un’altra angolazione “il divieto di lavorare ti rende schiavo”.
Ma facciamoci, come detto sopra, le domande corrette; a chi può giovare tutto ciò? a chi giova un sistema dove le masse collassano? al capitalismo giova? siamo in un sistema che va verso una cosa diversa dal capitalismo?
Non credo, o meglio questa domanda è inutile; il capitalismo è uno strumento, non un fine, il mio interesse di potentato è quello di non perdere il potere, poi poco importa di come avviene; e una volta che sono in cima a quella “vetta” l’unico modo per accrescere il potere (il divario di potere) è schiacciare chi sta sotto.
Chi è che sta sotto e chi è che sta sopra allora? O per meglio dire quali sono i soggetti che rientrano in una o nell’altra categoria?
Preliminarmente si possono identificare due macro gruppi nell’attuale crisi, secondo uno schema o una applicazione del divide et impera impiegato cosi per spezzare l’unità interna del nostro stato.
-chi può vivere / i garantiti
-chi deve morire / i non garantiti
ciò che colpisce sono le caratteristiche di coloro che possono vivere e di coloro che devono morire.
L’identikit di chi deve sopravvivere:
a) In primo luogo le grosse multinazionali (forse il termine corporations anglosassone può rendere meglio l’idea di cosa abbiamo di fronte; corporazioni transnazionali cui unico obbiettivo è la propria protezione ed espansione.
b) In secondo luogo dipendenti pubblici che sono però a loro volta sottoposti ad una scrematura dell’austerity; poiché il corpo amministrativo e professionale serve fintanto che devi gestire un welfare che se invece viene meno …CAPPERO! meglio ancora!
l’identikit del bersaglio è rappresentato da tutte quelle attività che per loro natura sono:
a) esplicabili da un gran numero di soggetti
b) per le quali non è richiesta una grande dose di capitale, ricchezze o poteri antecedenti all’attività di impresa o di lavoro
c) comportano per l’economia (essendo più attività in capo a più teste) una redistribuzione della ricchezza (ovvero per colui che guarda dalla vetta un annacquamento del suo denaro/potere).
N.B: quindi la marmaglia cosi tanto osteggiata dagli “optimates” (le famose elite dei nostri giorni) che hanno solo il proprio tornaconto in testa.
…….
Cercando di dare una lettura alla attuale situazione, cosi da non finire per essere miopi, e seppur a costo di sembrare eccessivi (meglio qui ed ora peccare di eccesso che di difetto) il risultato da perseguire, dopo la somma di tutto, sembra essere, in definitiva, quello di invertire il processo storico, e cioè riavvolgere la dialettica tra gli attori fino al momento in cui il potere (e di conseguenza ricchezza e tempo) erano appannaggio di pochi. L’obbiettivo è un dominio sugli altri non solo sulle cose.
Tutto ciò attraverso due strumenti di cui uno già noto, cioè la censura, ovvero in sociologia il “gatekeeping” dei mass media: l’altro invece che viene a complemento e soccorso è un l’uso gravemente scorretto della tecnologia.
……..E’ la rivincita dei potenti che vogliono una gerarchia ben precisa nel mondo: Loro, pochi ed “eletti”… al di sopra di ogni cosa; ma specialmente a noi “plebaglia bifolca”!
Per tutti questi motivi preferisco parlare di un tentativo di ritorno ad un “Ancien Regime”, e di una “Europa polveriera pronta ad esplodere“ (cit, come nel 1848). Unica dialettica idonea a descrivere l’attuale paradigma è quella dell’alto contro il basso, scontri destra/sinistra si sono potuti vedere solo la dove il popolo governava. Ma qui, signori miei, abbiamo solo un “bieco tiranno transnazionale”.
Soluzione? Rimettere al centro del paradigma lo stato nella qualità di “Res Publica” ovvero, istituto omni comprensivo dei diritti, valori, beni, libertà, costumi di un popolo; “più stato meno mercato” !! Quindi riappropriarsi della propria sovranità.