A poco meno di un mese dalle incredibili notizie sullo smaltimento illecito di rifiuti speciali in Toscana, tutto sembra dimenticato. Ma facciamo un passo indietro, giusto per riprendere i fili principali di una matassa assai intricata.
La vicenda che ci interessa affonda le radici addirittura nel 2017, allorquando vengono ritrovati alcuni zaini contenenti cocaina nel tratto di mare antistante la terrazza Mascagni di Livorno. Si apre così un’inchiesta sullo spaccio di droga gestito da una cosca della ‘ndrangheta e che ruota intorno al porto di Livorno. Oltre allo spaccio di cocaina, le indagini mettono in luce i legami tra appartenenti alla cosca e alcuni imprenditori che si occupano dello smaltimento dei rifiuti speciali prodotti dalle industrie conciarie del distretto di Santa Croce sull’Arno.
E qui inizia la storia che vede, secondo le indiscrezioni apparse sui giornali, coinvolti alcuni esponenti della maggioranza toscana. Secondo la ricostruzione, il capo di gabinetto di Eugenio Giani, Ledo Gori (che già rivestiva analoga funzione per il governatore Enrico Rossi), avrebbe favorito l’approvazione di un emendamento, presentato dal consigliere Andrea Pieroni, alla legge regionale in materia di scarichi e restituzione delle acque; tale modifica risponderebbe ai desiderata del Consorzio Acquarno, impegnato nello smaltimento dei rifiuti speciali delle Concerie, che avrebbe contribuito al finanziamento dell’ultima campagna elettorale regionale del PD.
Gli imprenditori del distretto conciario del Valdarno avrebbero spinto sul nome di Ledo Gori, affinché fosse confermato nel ruolo rivestito nella precedente legislatura, e lui li avrebbe favoriti aiutandoli ad ottenere deroghe sugli scarichi industriali e ad eludere i controlli sugli impianti. Sempre secondo la tesi apparsa sulla stampa, un ruolo importante avrebbe giocato la sindaca di Santa Croce Sull’Arno, attraverso la nomina di consulenti ambientali graditi allo stesso consorzio Acquarno, in modo che non fossero rilevate irregolarità. Fin qui la scarna cronaca. La magistratura farà il suo lavoro e vedremo se e quali responsabilità e intrecci saranno confermati.
Ciò che qui preme sottolineare è che lo smaltimento illecito di materiali tossici dalle intercettazioni emerse sembrerebbe avere dimensioni notevoli. I fanghi di risulta (il cosidetto Keu) finiscono nei cantieri di mezza toscana: fra i materiali di riempimento degli scavi di capannoni industriali a Pietrasanta, in un tratto della strada regionale 429 dell’Empolese, in alcuni terreni edificabili di Crespina e Lorenzana, Pontedera e Massarosa; solo intorno all’impianto di Pioppogatto ci sarebbero 3.300 metri cubi di materiali tossici, in base alle ricostruzioni delle indagini.
Al di là dell’accertamento delle singole responsabilità, emerge un problema politico che non può essere sottaciuto. Esiste un sistema rodato di smaltimento di sostanze tossiche in barba ad ogni normativa, che la maggioranza regionale non ha saputo prevenire e l’opposizione non denuncia con forza adeguata. I cittadini hanno il diritto di sapere qual è la reale entità dell’inquinamento prodotto da questo perverso marchingegno di riciclaggio di materiali nocivi, quali sono le aree realmente interessate, qual è il pericolo per la salute, quali sono le azioni che gli amministratori regionali intendono intraprendere per risolvere i danni fatti e per prevenire la prosecuzione delle attività illecite.
Nelle dichiarazioni pubbliche Giani e Gori si sono trincerati rispettivamente dietro il rispetto di astratte procedure. Secondo le dichiarazioni di Gori, è stata richiesta la procedura di autorizzazione integrata ambientale; Giani, dal canto suo, ha annunciato la sospensione di Gori da ogni delega; l’emendamento incriminato alla legge regionale in materia di scarichi è stato revocato; dunque possiamo tornare a dormire tranquilli.
A chi scrive sembra che il sommesso brusio che ha accompagnato tutta la vicenda ed il frettoloso silenzio mediatico con cui è stata tombata, destino più di una preoccupazione. Da una parte rimangono in piedi i dubbi sulla reale dimensione della vicenda; dall’altro stupisce la fragorosa assenza di un’opposizione che appare sorprendentemente remissiva. In un’intervista in cui si contestavano a Gori alcune cene sospette a fine mandato con gli imprenditori presunti beneficiati, lui rispondeva sornione che a quelle cene c’erano in molti, non esclusa la stessa Susanna Ceccardi, principale candidata dell’opposizione.
Il sospetto è che mezzi, per così dire sbrigativi, nello smaltimento dei rifiuti vengano considerati da chi governa il male minore per addivenire a qualche risultato. Specialmente in pieno clima di austerity che, al di là dei proclami su recovery plan e sospensione delle norme sul pareggio di bilancio, continuano a tenere sotto scacco le casse delle istituzioni. Una lunga storia di esternalizzazioni ha consegnato le amministrazioni pubbliche ai CDA delle aziende private e le ha rese più permeabili alle infiltrazioni. E’ giunto il momento di rivendicare la ripubblicizzazione di molti servizi, lasciati da anni all’arbitrio del mercato.
Eppure i nostri politici, tutti uniti in una clamorosa cecità, non sembrano avvertire questa esigenza. Quegli stessi che oggi tacciono sull’ennesimo scandalo ambientale, hanno votato il piano di stanziamenti europeo che destina un’ampia fetta alla svolta ecologica. Quegli stessi partiti che minimizzano sull’accaduto, sostengono a gran voce la necessità di un clamoroso cambio di passo della produzione verso la green economy. Difficile, anche alla luce di quest’ultima dimostrazione pratica, fugare il timore che si stia preparando l’ennesima fregatura.
Articolo perfetto nella ricostruzione di un sistema clientelare- mafioso a trazione PD.
Grazie Luca….