Proponiamo di seguito un nuovo studio dell’ing.Stefano Beneforti, stavolta dedicato al Trasporto pubblico locale (Tpl) ed alla mobilità regionale. Questo lavoro, che segue quello precedente sulla Messa in sicurezza del territorio nazionale, rientra sempre nello sforzo di dare concretezza all’obiettivo di un forte rilancio degli investimenti pubblici. Investimenti visti non solo come strumento per uscire dalla crisi, ma inseriti in una visione alternativa della società, con al centro l’idea del benessere collettivo e l’obiettivo della piena occupazione. Cioè l’esatto contrario del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) voluto da Draghi.
Qui sotto potete leggere l’abstract. Qui il documento integrale in pdf.
ABSTRACT
Anche la mobilità è un diritto dei cittadini e dovrebbe essere agevolata e tutelata dallo Stato consentendogli di potersi muovere liberamente e senza intralci su tutto il territorio nazionale.
Lo stato della mobilità italiana conferma, se ce ne fosse stato bisogno, come l’intromissione tra lo Stato e i cittadini del libero mercato dei servizi, che tipicamente sono un monopolio naturale, significa creare accentramenti di potere economico che tendono a cadere in mano a un ristretto numero di soggetti il cui principale scopo è ottenere utile, senza che la spesa comunque sostenuta dallo Stato con finanziamenti per tutelare l’utilità sociale del servizio, generi, al di la dei pomposi proclami fatti, un miglioramento del servizio offerto ai cittadini in termini di qualità, diffusione, convenienza, investimenti e ricadute nell’occupazione. Discorso analogo è estendibile a tutti gli altri servizi primari quali acqua, energia elettrica, gas, gestione rifiuti e telecomunicazioni, che saranno oggetto di un ulteriore e prossimo capitolo di studio.
Credo che dopo decenni di liberalizzazione del mercato dei trasporti pubblici (a mio avviso un vero e proprio ossimoro) sia esperienza comune aver visto sulla propria pelle, che:
- la qualità del servizio non è migliorata e non può migliore, in quanto nei bilanci delle aziende privatizzate il miglioramento del servizio significa costi, che in quanto tali devono essere minimizzati;
- le politiche di diffusione sul territorio dei servizi per raggiungere le più ampie fasce di popolazione, non possono essere perseguite come dovrebbero, in quanto per farlo sarebbero necessari investimenti in aree dove non possono ripagarsi in assenza di un mercato, e quindi non remunerativi per una azienda privata (si pensi al trasporto pubblico in una piccola cittadina dove il numero di utenti è limitato, oppure a portare l’acqua in un paesino sperduto);
- non può essere perseguita adeguatamente la ricerca della convenienza del servizio per l’utente, in quanto le tariffe applicate sono costantemente soggette al rialzo per poter conseguire maggiori ricavi;
- vengono fatti solo gli investimenti che in qualche modo lo Stato impone di fare inserendoli nei contratti di servizio. Ulteriori investimenti sarebbero solo voci di costo aggiuntive che un’azienda privata tenderà ad evitare per i soliti motivi di bilancio (vedi ad esempio il crollo del Ponte Morandi, causato da assenza di manutenzioni che in sede di consiglio di amministrazione erano solo costi da evitare);
- Ne soffre anche l’occupazione in quanto è tendenza diffusa ad erodere i diritti e i salari degli occupati per ottenere miglioramenti della produttività. Ad esempio nel caso della TPL il costo del personale rappresenta il 50% dei costi per cui un suo ridimensionamento può risultare una voce importante per far quadrare i bilanci delle aziende.
Come si è potuto osservare con la liberalizzazione del trasporto pubblico (ma questa osservazione vale per qualunque altro settore dei servizi), le aziende con i migliori risultati economici risultano essere quelle medio grandi, dove è possibile attuare economie di scala e mantenere i costi ridotti. Questo è un tipico del neoliberismo, fondato sui prezzi dei beni e dei servizi, che porta inoltre inesorabilmente alla formazione di grandi corporation, creando di fatto dei monopoli anche dove non ci dovrebbero essere, con buona pace per la mano invisibile de libero mercato che in pratica implode su se stessa, ma soprattutto con buona pace dei lavoratori che si ritrovano contratti sempre meno convenienti in termini di salari e di diritti, essendo chiamati a dare il loro contributo al miglioramento della produttività, al contenimento dei prezzi e alla concorrenzialità e competitività (nel settore dei servizi quest’ultima è una vera e propria menzogna visto che si tratta di monopoli naturali) diventando essi stessi una merce.
In ogni caso anche per quanto riguarda il trasporto pubblico la ricetta sarebbe semplice, nazionalizzare e mettere tutto il comparto nelle mani della comunità, attraverso lo stato, e applicare i principi della finanza funzionale o del buon senso, cioè fare quello che deve essere fatto per soddisfare un bisogno e diritto dei cittadini, indipendentemente da qualunque altra considerazione economicistica di costi ricavi, soprattutto se lasciata in mano a un soggetto privato.
La nazionalizzazione dovrebbe essere il primo passo da compiere, per poi andare a strutturare un vero servizio ai cittadini, che domandano mobilità a corto raggio per andare a lavorare o a studiare.
Dopo aver analizzato le caratteristiche del trasporto, della mobilità e dei servizi offerti si è quindi andati a formulare una proposta per potenziare e migliorare l’offerta attraverso la realizzazione di nuove linee, l’acquisto di mezzi nuovi, più moderni e meno inquinanti, l’introduzione della gratuità del servizio e il ripensamento delle città a misura di uomo e non delle macchine.
Avendo in mente l’obiettivo di dare un servizio a misura d’uomo, realmente confacente ai cittadini ed ai loro bisogni, non diventa nemmeno necessario menzionare le questioni ambientali, come ultimamente è molto di moda, in quanto è lo stesso obiettivo posto che porta a rendere sostenibile quello che si andrà a realizzare, migliorando la qualità della vita nelle città sotto molti aspetti, che vanno dal decongestionamento del traffico, al miglioramento della qualità dell’aria e in definitiva al miglioramento della qualità della vita della popolazione.
Anche in questo caso, mettere in atto un sistema di trasporti pubblici effettivamente adeguato alla effettiva domanda di mobilità, porta inevitabilmente alla necessità di ritornare in possesso della sovranità monetaria perduta, in modo che lo stato possa fare spesa a debito. Senza trascurare che ancora una volta questa spesa a deficit, effettuata per rendere fruibile un diritto del cittadino, sarebbe una spesa buona che produrrebbe ricchezza e occupazione diffusa sul territorio con ricadute anche in termini di sostenibilità ambientale come prima accennato.
Vista la rilevanza economica e sociale del tema trasporti pubblici negli anni si è resa disponibile una gran mole di dossier e studi elaborati da centri studi governativi o di associazioni di settore che hanno approfondito i vari aspetti. Con il presente lavoro si è cercato di raccogliere e sistematizzare il materiale rinvenibile in modo da formare un quadro dettagliato del trasporto pubblico sul quale poi costruire una proposta ragionevole per rendere questo servizio il più confacente possibile ai reali bisogni dei cittadini.
Le studio si sviluppa analizzando gli aspetti legati a:
- Il conto nazionale dei trasporti
- Il fenomeno del pendolarismo
- La mobilità in Italia
- Le aree metropolitane
- Mobilità e TPL nelle grandi città europee
- Mezzi e sistemi per il trasporto urbano e regionale
- Offerta trasporti su sede propria
- Offerta reti metropolitane
- Offerta mezzi su gomma
- Offerta treni regionali
- Le aziende TPL
- I finanziamenti per la TPL
- La tariffazione
- La tariffa zero
Per poi infine giungere alla proposta di potenziamento del servizio.
*Beneforti è membro di Liberiamo l’Italia Pistoia