Il tempo sospeso di metà agosto sembra invitare a considerazioni slegate dalla stretta attualità e non riconducibili strettamente all’analisi politica. Certamente questa estate potrà essere ricordata come un susseguirsi incalzante di avvenimenti destinati a cozzare l’uno contro l’altro. Da un lato, il governo del grande reset a guida Mario Draghi ha impresso una folle accelerazione al processo di distruzione creativa originatosi un anno e mezzo or sono, e grazie allo strumento odioso del green pass ha palesato la sua vocazione crudelmente autoritaria, quasi a voler mostrare quel tallone di ferro di londoniana memoria, simbolo del potere finanziario mai più eguagliato da altre distopie novecentesche. Dall’altro lato, non è mera retorica affermare che proprio l’introduzione della discriminazione tra categorie di cittadini ha (finalmente!) risvegliato dal loro torpore quei cittadini che finora avevano fatto mancare il loro apporto alla protesta popolare, la quale, riesce storicamente nel suo intento solo quando può volgere dalla propria parte i rapporti numerici di forza. Un’estate in bilico tra stridenti ingiustizie e uno stato di inaspettata, quasi timorosa speranza in un cambiamento dello status quo.
Come dicevo all’inizio, non si può non tentare di dare un giudizio, sia pure di parte, sull’operato dei nostri concittadini nel corso di questa era covid 19. Lo ritengo necessario, pur sapendo che si corre il rischio di essere tacciati di moralismo, in casi consimili.
Chi evoca lo spettro del moralismo, magari quello borghese, ipocrita, giustamente avversato da intellettuali come Moravia e Pasolini e messo alla gogna dai cineasti della amara, amarissima commedia all’italiana, dimentica che nel passato, è esistita anche un’etica popolare e condivisa, una morale che legava insieme (re-ligare) una comunità.
Credo che nell’Italia di oggi, siamo soliti nasconderci dietro fragili nascondigli, che non reggono ad uno sguardo più severo. Ad esempio, il differenziare la popolazione in base al mestiere e alla professione. Quante volte abbiamo sentito gli scienziati di regime accanirsi come cani da caccia contro questa o quella categoria, insegnanti, infermieri, rei di non essere sufficientemente ligi alle direttive del pensiero unico – credere, obbedire, vaccinarsi?
I nostri nonni e bisnonni erano soliti insegnare ai propri figli che, al di là della divisa che indossi sul luogo di lavoro, sta alla tua coscienza prendere quelle difficili decisioni che costano fatica ma che permettono di poter andare per il mondo con la schiena dritta e a testa alta. Tutti insegnamenti che sono andati perduti, e sostituiti da una spasmodica e maniacale accettazione del conformismo e del quieto vivere.
Persino l’amore assoluto che un genitore nutre verso il proprio bambino sembra essere venuto meno, mentre una diffusa statolatria impone che i figli minorenni vengano consegnati nella stretta del moderno Leviatano, affinché il rito pagano della vaccinazione possa avere luogo. In questo senso, la notizia che, a breve, in Australia 24000 bambini verranno vaccinati in un sol giorno all’interno di uno stadio e senza la presenza dei genitori, non stupisce più di tanto, conferma semmai la sensazione di esperire un incubo ad occhi aperti.
Da tempo, siamo impegnati a ribadire che la tentazione, assai diffusa peraltro nei nostri ambienti, di una società parallela è falsamente rassicurante, perché ci condurrebbe in riserve da cui non potremmo mai più uscire. Dobbiamo semmai combattere per riprendere possesso del paese reale, istituzioni comprese.
Questo ci dice la nostra intelligenza collettiva di militanti politici, e questa strategia continueremo a seguire. Ciò non toglie che sarebbe sciocco negare che si sia venuta a creare una spaccatura profondissima, un vero e proprio abisso tra le due Italie, quella che per miopia, convenienza e paura ha scelto di credere alle menzogne di Stato e chi ha saputo rimanere coerente alla propria natura di essere senziente, dotato di spirito critico. Che a salvarci siano stati l’attitudine a formarsi ad un’informazione non prezzolata oppure un metodo di ricerca e di cura della propria spiritualità, quel che conta è aver evitato di finire nella zona grigia del compromesso al ribasso.
Lo diciamo senza alterigia, anzi con la serena consapevolezza che ogni lotta popolare possiede un lato ludico e di (ri) scoperta della fratellanza universale. Consapevoli anche che sono avvenute cose di una gravità inaudita, negli ospedali, nelle case di riposo, e che uno stato di diritto per potersi definire tale dovrà punire adeguatamente chi si è macchiato di tali atroci reati.