Con lo stato di diritto ormai a pezzi, nel silenzio tombale dei giuristi, dei costituzionalisti, nell’indifferenza del ceto intellettuale (salvo poche lodevolissime eccezioni), nell’indifferenza di un’opinione pubblica spaventata e coll’acquiescenza delle maggiori organizzazioni sindacali, si consumano senza scandalo episodi di violenza e repressione contro il mondo del lavoro.
La Texprint di Prato è un’azienda ad alta intensità di sfruttamento, i sindacati denunciavano da mesi turni di lavoro massacranti e l’attività antisindacale della direzione. Alcuni operai erano stati licenziati dopo l’iscrizione al sindacato e, appoggiati dal SI COBAS, avevano iniziato un presidio permanente davanti alla fabbrica. Nel Giugno scorso, tre lavoratori sono finiti all’ospedale a seguito dell’aggressione al presidio. Il 2 Settembre, dopo 238 giorni di mobilitazione e lotte, i lavoratori hanno iniziato uno sciopero della fame accampandosi nella piazza del Comune di Prato.
La reazione repressiva è stata immediata: Venerdì mattina alle 6, una squadra di vigili urbani e di poliziotti ha fatto irruzione nelle tende, ha fermato i lavoratori e i sindacalisti presenti e li ha condotti in Questura. Nel corso della mattinata, altri attivisti che si erano recati sotto la Questura per chiedere il rilascio dei compagni sono stati prelevati in malo modo. Alla fine della giornata si contavano 4 arresti con accuse cha vanno dalla resistenza a pubblico ufficiale alle lesioni.
Il giorno dopo si è svolto il processo per direttissima agli imputati e il giudice ha confermato l’arresto pur mettendo gli imputati in libertà provvisoria.
Siamo oltre lo Stato di diritto, la giurisprudenza si allinea alla prassi politica e si rivela indifferente allo spirito e alla lettera della costituzione. Diritto di sciopero, partecipazione dei cittadini alle scelte collettive, libertà di riunione senz’armi, diritto al salario dignitoso non contano più, soverchiati degli istinti belluini di sopraffazione dell’opposizione. Quanto è avvenuto a Prato lo scorso fine settimana è il risvolto lavorista dell’adesione del Governo e del ceto intellettuale alle tesi repressive nei confronti dei renitenti al vaccino.
Un mondo intollerante all’opposizione è un mondo dove i diritti dei lavoratori vengono schiacciati, dove la sorveglianza e la repressione del dissenso è generalizzata, un mondo organico al nuovo capitalismo generato dal grande reset. Tutti zitti, a casa senza un lavoro che non sia a condizioni inaccettabili.