Da anni lavorano, presso il Consiglio Nazionale della Ricerca, centinaia di ricercatori precari. Domani, dopo un lungo mese di mobilitazione, Il CDA dell’ente potrebbe finalmente stabilizzarli ma vale la pena riflettere su quanto accaduto.
Dapprima era stata promessa la stabilizzazione dei ricercatori, senonché, improvvisamente, poco più di un mese fa, senza motivazione e spiegazione logica, il Direttore Generale del CNR aveva annunciato il dietro front e prospettato la chiusura del rapporto di lavoro con i ricercatori.
Davanti a questa prospettiva i ricercatori hanno dato vita a varie forme di lotta e resistenza per raggiungere un risultato – ci auguriamo per loro e per il paese – positivo e, se sarà tale, lo dovremo solo a questa mobilitazione.
Governi nazionali, “influencer” di regime e seri informatori delle oligarchie non perdono occasione per osannare la scienza in quanto certissima fonte di verità e vettore di benessere; ricordano senza sosta il contributo della ricerca allo sviluppo economico e civile delle nazioni, non cessano di sollecitare attenzione per le giovani generazioni e di raccomandare la salvaguardia dei loro diritti sottolineando le potenzialità insite nella giovane età.
Come spesso accade nella realtà concreta, nel caso del CNR – alla faccia dei miliardi per sviluppo e per ricerca stanziati nel PNRR e declamati per mesi a reti unificate – erano invece pronti a cacciare dalla ricerca e dal lavoro centinaia di lavoratori.
Come nel caso della TIM, pare sempre che l’intento della dirigenza nazionale sia quello di lasciare il Paese privo delle concrete basi strutturali per pensare e provvedere al proprio futuro.
Liberiamo l’Italia solidarizza con i precari del CNR, auspica e ne chiede la stabilizzazione e non può che ringraziarli per il loro contributo alla costruzione di un Paese costituzionalmente fondato sul lavoro. Durante il loro mese di lotta hanno dovuto interrompere le loro ricerche, ci auguriamo che da domani possano riprenderle serenamente e a lungo.
Liberiamo L’Italia della Toscana