sabato 4 dicembre giornata di mobilitazione nazionale
Il governo Draghi non è solo quello dell’attacco alle libertà ed ai diritti costituzionali. Sotto tiro sono i lavoratori ed i diritti sociali. Le misure prese dal governo sono innumerevoli. Vediamo quelle principali.
Sblocco dei licenziamenti – Se a luglio si sono visti i primi effetti dello sblocco dei licenziamenti nella grande industria (basti pensare alla GKN di Campi Bisenzio), altre decine di migliaia di lavoratori dei settori più deboli – terziario, piccole imprese, artigianato – hanno perso il posto di lavoro a causa dello sblocco finale del 31 ottobre scorso. Nuovi disoccupati si sono così aggiunti al milione di posti di lavoro persi negli ultimi due anni: altro che ripresa!
Pensioni: si ritorna alla Fornero! – La cancellazione di “Quota 100” è la prova di come si voglia restaurare progressivamente l’austerità richiesta dall’UE. “Quota 102” (che verrà poi seguita da “Quota 104”) è una presa in giro. Ne usufruiranno al massimo 8.524 lavoratori nel 2022 e 1.924 nel 2023. Queste cifre ci dicono solo una cosa: si torna integralmente alla Fornero. Tutti in pensione a 67 anni alla faccia della disoccupazione.
Reddito di cittadinanza tagliato – Il taglio progressivo del Reddito di cittadinanza, voluto dal governo, è un ricatto per ottenere la disponibilità a svolgere qualunque lavoro, a qualsiasi condizione. E’ questo il modo per legittimare al 100% ogni tipo di sfruttamento.
I preparativi di una nuova austerità – Nel settembre scorso, la Nota di aggiornamento del DEF (Documento di Economia e Finanza) ha chiarito l’intendimento del governo di tornare a breve (certamente dal 2023) ad una politica di austerità improntata ai vincoli europei. Giusto per andare in questa direzione, Draghi ha istituito presso il Mef (Ministero dell’economia) un “comitato scientifico” alla spending review. Ne faranno parte funzionari di Bankitalia, della Corte dei Conti e della ragioneria dello Stato. Insomma: tutto il potere ai tecnici! Possiamo già facilmente immaginarci cosa ne verrà fuori!
Le nuove privatizzazioni – Il “vile affarista”, già liquidatore dell’industria pubblica negli anni ’90, torna all’attacco. Con il Ddl “Concorrenza” gli Enti locali vengono spinti alla privatizzazione dei servizi pubblici locali. La loro gestione privata è considerata come desiderabile norma, quella pubblica un peccato da cui redimersi. Tant’è vero che gli Enti locali che vorranno gestire in proprio un servizio dovranno giustificarlo per legge. Stiamo parlando del settore idrico (con il definitivo saluto al risultato del referendum del 2011), di quelli dei rifiuti e dell’energia. La cessione ai privati di questi settori equivale a creare non “concorrenza”, bensì nuovi monopolisti privati in grado di decidere in proprio qualità del servizio ed entità delle bollette. Un film già visto con la privatizzazione dell’energia elettrica e delle autostrade.
I soldi del Pnrr andranno ai soliti noti, le controriforme per averli toccheranno alle classi popolari – Il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) sarà una pacchia per la grande industria e per le banche, mentre sarà una nuova batosta per le classi popolari. I famosi “soldi dall’Europa” altro non sono che debiti da restituire, ma mentre qualcuno ci si farà grasso, le 528 condizioni (cinquecentoventotto!) per ottenerli ricadranno per intero sul popolo lavoratore. Solo per ottenere la prima tranche (su 10) dei fondi europei, l’Italia ha dovuto ottemperare a ben 51 condizioni! Tra queste quelle che hanno portato al taglio del Reddito di cittadinanza ed al Ddl “concorrenza”, ma anche le nuove norme sugli appalti, tese a renderli più “semplici” e meno soggetti ai vincoli ambientali ed urbanistici. Un capitolo a parte meriterebbe poi la (contro)riforma del processo civile, voluta per favorire la parte più forte, ad esempio accelerando i tempi per eseguire i pignoramenti delle case dei debitori.
Dobbiamo stare attenti, perché i provvedimenti del governo Draghi non appaiono eclatanti, oscurati come sono dalla narrazione pandemica e dal loro dispendersi in mille rivoli. Ma si tratta in realtà del piano più coerente messo in campo dall’oligarchia al potere. Il Grande Reset è anche una grande restaurazione al servizio dei dominanti. Lo si denunci con la massima forza possibile!
“Con questa manifestazione si conclude il periodo di armonia sociale del Paese – sottolinea Walter Montagnoli, segretario nazionale della Cub -. La riduzione delle tasse va concentrata nelle fasce più basse di reddito ma sono necessari forti aumenti salariali, politiche per il mantenimento e l’aumento dell’occupazione e per i diritti dei lavoratori con il reintegro totale dell’art.18 e il blocco dei licenziamenti, l’abolizione dei ticket sanitari, e investimenti adeguati nella sanità, nella scuola e nei trasporti”.
Lo sottolinea, Walter. Diamo il benvenuto al sindacalista “nescafè in ciabatte infradito” che fa tanto figo. Silenti quando ci legavano mani e piedi domani mattina in ora tarda, arrivano. Non una parola sulla “particolare-are-are” situazione pandemica. Vabbè! In piazza ci vengo d’altronde, abbiamo manifestato con chiunque in questi mesi: rumenta più rumenta meno e lo stesso. Attrezzatevi nell’abbigliamento intimo: minimo mutanda doppia all’altezza del didietro.