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PER ADESSO HANNO VINTO LORO

di Moreno Pasquinelli
6 Dicembre 2021
in Politica
3
PER ADESSO HANNO VINTO LORO
Letture: 725

Chi ha lo sguardo volto all’indietro non vede né  il mostro che gli si staglia davanti né la minaccia che la sua ombra proietta all’orizzonte. Ci sono in circolazione quelli che negano la portata storica della “Operazione Covid”, che non vogliono accettare l’idea che essa è sia un atto di guerra sociale da parte dell’élite, sia la genesi di un nuovo sistema. Costoro si sono quindi rifiutati di riconoscere la doppia grande importanza del movimento contro il green pass: essenziale fattore di resistenza all’avanzare del mostro ed antesignano e precursore dell’opposizione rivoluzionaria che verrà. Essi vedono una larva sgraziata, non scorgono il bozzolo dal quale si librerà la farfalla.

Ma mentre i processi biologici rispondono ad un meccanismo, per quanto finalistico, intrinsecamente deterministico (un chicco di grano produrrà necessariamente la pianta di grano), quelli storico-sociali non sono unilineari né il loro esito è deterministicamente stabilito a priori. Posta una causa, o per l’esattezza, una molteplicità di cause, gli effetti possono essere diversi, poiché sono il risultato di una lotta tra diverse forze, ognuna delle quali si pone una propria finalità. Nella lotta si decide chi sarà il più forte e quindi avrà il sopravvento, e chi lo avrà pretenderà di realizzare le proprie idee, il proprio modello sociale e politico. Ove nessuno riuscisse a prevalere, allora, e solo allora, avremo le “conseguenze non intenzionali di azioni intenzionali”, ovvero l’eterogenesi dei fini.

Abbiamo scritto in più occasioni sull’importanza del movimento contro il green pass, della sua natura politica, del perché sia sorto e si sia sviluppato anzitutto in Italia. In poche parole: esso è stato una reazione di massa e democratica al golpe bianco dell’élite gobalista. In Italia perché quest’ultima ha voluto usare il nostro Paese come banco di prova particolare di un cambio di regime universale. Così ci spieghiamo lo Stato d’emergenza, i lockdown ed i coprifuoco duri, la scelta di un militare a guidare la campagna di intruppamento vaccinale. Dati gli scarsi risultati ecco che l’élite ha puntato la pistola alla tempia dei recalcitranti: Super Mario incoronato comandante in capo della nuova Santa Alleanza.

Era il segnale che la macchina da guerra italiana avrebbe di nuovo fatto da apripista alle altre sorelle euro-unioniste, che avrebbe proceduto senza esitazione: obbligo vaccinale ai sanitari, obbligo vaccinale nella scuola, a fine giugno il primo Dpcm sul green pass e l’introduzione del QR-Code, quindi la terribile conferenza stampa del 23 luglio nella quale Draghi anticipava le strette future e condannava i non vaccinati come portatori di morte. Arruolati milioni di kapò, intruppata anzitutto la soldataglia di scienziati, giornalisti e terroristi in camice bianco-verde, è stata promossa la più grande operazione di resettaggio, inquadramento e disciplinamento sociale mai vista — lo Stato di polizia 4.0.

Quello del 23 luglio è stato un decisivo punto di svolta. Le mobilitazioni di protesta, spontanee e senza che vi fossero santi politici in paradiso a invocarle o proteggerle, sono diventate, soprattutto nel centro-nord del Paese, di massa. Di più, sono diventate permanenti: in molte città, a fine novembre, si è giunti a sedici sabati consecutivi di mobilitazione.

Il governo non si aspettava una reazione tanto forte (vedi, tra le altre, la manifestazione dei 100mila a Piazza san Giovanni). Al netto di manovre di deliberata provocazione (Roma, 9 ottobre) e operazioni muscolari (Trieste, 18 ottobre), ha fatto buon viso a cattivo gioco, nella speranza che il movimento di protesta finisse e la campagna di vaccinazione fosse coronata da successo. A fine ottobre, quando era evidente che non stava ottenendo né l’una né l’altra, il governo ha iniziato a progettare l’ultimo assalto frontale, che piomberà con il Decreto del 24 novembre: estensione dell’obbligo vaccinale ad altre categorie, green pass rafforzato, terza dose, adombrata militarizzazione sociale via capillari controlli per il rigoroso rispetto delle nuove radicali misure di segregazione.

Il governo Draghi non nasconde di aver congegnato queste ultime e draconiane misure per una finale e risolutiva resa dei conti col Movimento contro il green pass. Il colpo è in effetti devastante: mesi di lotte e proteste, se hanno inceppato la campagna di vaccinazione, non hanno portato a casa risultati tangibili, non hanno piegato le autorità, che anzi hanno alzato il tiro. Vedremo cosa accadrà nelle prossime settimane (a cominciare dalla giornata nazionale di mobilitazione del 4 dicembre lanciata dal Fronte del Dissenso). Spero di sbagliarmi, ma temo che il movimento non sarà in grado di opporre all’attacco un adeguato contrattacco, che l’offensiva del governo abbia spinto il movimento sul viale del tramonto.

E’ come se il nemico avesse sfondato la Linea del Piave. Siamo davanti ad un cambio di fase — nel turbolento processo di metamorfosi sistemica in atto dovremo abituarci a repentini cambi e salti di fase — che chiede all’Italia ribelle una ritirata, una riorganizzazione delle forze per promuovere, mi si passi la metafora, una guerra di guerriglia dietro le linee nemiche. Come ho scritto giorni addietro, non ho dubbi che si ripresenterà presto l’occasione per un contrattacco ed a quali condizioni di possibilità esso avverrà. Tempo al tempo.

Ora la priorità è evitare la rotta disordinata con la sua inevitabile dispersione di forze. Ritirarsi quindi in buon ordine, dare una forma politica strutturata unificata alle bande partigiane della Nuova Resistenza, agire con la massima agilità senza accanirsi a difendere trincee indifendibili. Ciò chiede pensare strategicamente. Vedremo quindi presto se in questi mesi di battaglia si è venuta formando nel Paese un’avanguardia rivoluzionaria. Ci servirà come il pane (e come antidoto) per smascherare politicanti in cerca d’autore, allontanare azzeccagarbugli, contrastare sfasciacarrozze mascherati da federatori, e battere in breccia incipienti operazioni di gatekeeping; e per costruire la spina dorsale di un nuovo Comitato di Liberazione nazionale.

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Comments 3

  1. Renzo Gattone says:
    1 anno fa

    Ottima analisi, da condividere in pieno. E’ evidente che siamo in un momento storico cruciale e il richiamo alle regole e alle tecniche della Resistenza al nazifascismo e’ assolutamente appropriato.

    Rispondi
  2. Anna says:
    1 anno fa

    Ritirarsi in buon ordine sì, ma per mettere in campo nuove tecniche strategiche.
    Prendiamo atto che in tutto il Paese i cittadini abbastanza consapevoli ( non distinguo volutamente fra va((hinati e non) sono in numero sempre crescente e anche molto attivi nel prendere concretamente le distanze dal sistema.
    Ebbene colpiamo uno dei settori strategici del potere: le multinazionali del cibo col quale danneggiano la nostra salute, ci avvelenano il corpo e l vita, e invitiamo questi cittadini in particolare ma anche tutti, a boicottare la grande distribuzione del cibo.
    Vedo che dalle mie parti la gente si è fatta attenta a questo invito.

    Rispondi
  3. Luca Zampetti says:
    1 anno fa

    Le occasioni vanno provocate. Impariamo dai maestri, ma per altri fini.

    Rispondi

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