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PUNTO DI SVOLTA

di Leonardo Mazzei
9 Gennaio 2022
in Politica
1
PUNTO DI SVOLTA
Letture: 1.091

La criminale offensiva del governo Draghi continua. Più il fallimento della strategia vaccinale è manifesto, più si insiste con la ricerca del capro espiatorio, dunque con la caccia ai non vaccinati. Adesso toccherà alla platea degli ultracinquantenni. Oltre 27 milioni di persone, una parte delle quali (circa 7 milioni) verrà sottoposta – come già avvenuto con sanitari, lavoratori della scuola e forze dell’ordine – al ricatto della sospensione dal lavoro e della perdita del reddito.

Il decreto approvato ieri sera segna in tutti sensi un punto di svolta. Il salto quantitativo della spinta all’obbligo è evidente, confermando ancora una volta il disegno autoritario del blocco dominante. Al tempo stesso, però, questo blocco comincia a presentarsi meno compatto del solito. Incrinature sono apparse tanto nel campo dei “tecnici” (si pensi alle dichiarazioni di uno come Crisanti, che ha parlato di “follia incostituzionale”), quanto nella maggioranza politica che sostiene Draghi. Per ora queste incrinature non hanno frenato l’azione del governo, al massimo l’hanno solo resa più confusa. Ma diamo tempo al tempo e forse ne vedremo delle belle.

Il fatto è che queste prime crepe dipendono da tre fattori, strettamente connessi tra loro.

Il primo sta nell’oggettività del fallimento vaccinale, sommato all’evidenza di un’epidemia che presenta ormai tassi di letalità di una normale influenza. Basti pensare che perfino Bassetti adesso ammette che la Omicron provoca al massimo “un raffreddore rinforzato anche nei non vaccinati”. Ne consegue che il problema dell’elevata contagiosità potrebbe (dovrebbe) essere affrontato privilegiando da un lato le terapie domiciliari, dall’altro potenziando gli ospedali e le terapie intensive. L’esatto contrario di quanto fatto finora dal governo.

Il secondo fattore ci riguarda più da vicino. Se anche il Palazzo della politica inizia ad essere scosso, ciò dipende anzitutto dalle lotte di questi mesi. Senza il grande movimento contro il Green pass la strategia dei dominanti non avrebbe trovato ostacoli. Grazie a questo movimento, invece, qualcuno sta iniziando a fare i conti con un terzo del Paese, quello che non si è bevuto la narrazione dominante e che non si è piegato ai diktat del regime. En passant, questa è la dimostrazione di quanto sbagli chi dice che le manifestazioni non sono servite a nulla.

Il terzo fattore si chiama Draghi. Quello che è stato (e in parte lo è ancora oggi) un decisivo elemento di forza dei nostri nemici, sta perdendo vistosamente potenza e credibilità. Anche chi non è d’accordo con noi osserva oggi una plastica verità: il Paese è nel caos, ed a gettarcelo è stato in buona parte il “governo dei migliori”. Uno statista, anche modesto, avrebbe provato a definire una strategia in grado di durare almeno qualche mese. Qui siamo invece ad un decreto legge a settimana, a norme spesso incomprensibili, contraddittorie, generalmente assurde. La vicenda dell’ultimo decreto è da guinness dei primati. In 24 ore siamo passati dall’obbligo vaccinale per tutti i lavoratori, a quello limitato ai pensionati, fino al mix finale della fascia d’età più anziana.

Certo, c’è del metodo in questa follia, ma c’è anche tanta improvvisazione. Ricordiamoci sempre una regoletta della politica: il nemico non va mai sottovalutato, ma anche quando ha un grande potere non per questo diventa invincibile. Fortunatamente, esso commette sempre errori. L’abilità di chi si oppone sta nel saperli cogliere per portare l’attacco giusto al momento giusto.

Se questo è il quadro generale, vediamolo adesso dal nostro punto di vista.

La nostra linea del Piave

Grande è la posta in palio della lotta al regime. In gioco c’è la libertà, il diritto al lavoro, il ripristino di fondamentali principi costituzionali. Ma in ballo c’è anche qualcosa di più grande: lo stop al progetto della cupola mondialista che ci vorrebbe sudditi senza voce.

Alimentato a Covid, sono due anni che quel disegno va avanti. Dopo tanti arretramenti siamo adesso alla linea del Piave. La linea di una ritirata come di un possibile contrattacco. Se l’ultimo decreto legge andrà in porto senza problemi si sarà aperta la strada ad una rotta dalle conseguenze incalcolabili. Lo dobbiamo evitare in tutti i modi. Se invece sapremo ingaggiare la lotta, inchiodare il governo alle sue responsabilità, trasformare la battaglia contro l’obbligo vaccinale in una mobilitazione unitaria più ampia, forse non fermeremo il decreto ma creeremo le basi della controffensiva. Le prossime settimane saranno dunque cruciali.

Abbiamo sempre parlato di una lotta lunga, ma il momento decisivo è ora davanti a noi. I nodi stanno venendo al pettine. La prima cosa da fare è resistere, respingendo un obbligo vaccinale che ha soltanto obiettivi politici, non sanitari. La seconda è aiutare a resistere chi è maggiormente in difficoltà. E’ l’ora della solidarietà attiva! La terza cosa da fare è di natura politica. E’ questo il momento della massima unità di tutte le forze che si oppongono al regime. E’ il momento dell’elaborazione di una strategia di resistenza e contrattacco, è il momento di iniziative coordinate ed efficaci.

Dobbiamo resistere sulla nostra linea del Piave. Se ci riusciremo, verrà presto il momento in cui inizieremo a strappare forze al blocco avversario. Anche la notte più lunga sfocia sempre nell’alba. La storia del nostro Paese non finirà con Draghi! Facciamo in modo che sia lui, il “vile affarista”, a finire nel fango quanto prima!

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Comments 1

  1. Luca Zampetti says:
    3 anni fa

    LA GRANDE BALLA CRIMINALE? FANNO FINTA DI VOLER COLPIRE A MORTE I NON “VACCINATI” (MA LE PAROLE TRADISCONO ANCORA LE INTENZIONI) PER COLPIRE IN REALTA’ I “VACCINATI”: LO STATO DI EMERGENZA E’ LO STATO DI EMERGENZA DELLE ELITE CONTRO I LORO STESSI SOSTENITORI. NON AVETE ANCORA CAPITO? CAPIRETE, A VOSTRE SPESE.

    Rispondi

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