Sempre insieme a qualche mia amica serva con cui ci vediamo in questi freddi pomeriggi a fare la maglia, anche in questo sciaguratissimo inizio d’anno ho prontamente scaricato l’ultimo bollettino Covid dell’esimio ISS (quello datato 5 gennaio).
A questo giro, i suoi ricercatori in affitto, pagati profumatamente con i soldini a noi inclusivamente estorti, rilevano che l’indice di letalità (in tabella 1, ultima riga in fondo a destra) è sceso dal 2.4% al 2.1%. Questo significa, si badi bene, che per ogni cento persone che si ammalano di Covid ne muoiono 2.1, mentre il 97.9% guariscono o comunque ne vengono fuori e ostinatamente continuano, malgrado tutto il terrore procurato, a sopravvivere.
Con la Bice, l’addetta-principe allo spacchettamento dei cashmere per il prossimo inverno, abbiamo poi calcolato anche la percentuale dei morti (dalla tabella 5, ultima riga, “decessi”), perché ci pareva eufemisticamente strano, a dir poco, che non venissero più messe le percentuali, come se non volessero farci capire cosa stia davvero succedendo nel bel mondo a specchi dei “dati pandemici” che fanno poi da matrice alle veline quotidiane passate ai giornali e ai Tg.
Adesso, tanto per tornare a confondere, il calcolo non viene più presentato in mesi ma in giorni (120 per la precisione, 4 mesi): e che sarà mai, direte voi… Ma aspettate a dire e restate attenti in modo da scoprire insieme a noi, dentro la confusione profusa scientemente, un ennesimo, doloso trucco.
La Cira lascia l’uncinetto e si mette a puntualizzare a cosa si riferisce davvero la mostruosa tabella 5. Dice che solo così riusciremo a capire di cosa stiamo davvero parlando. Ora, questa tabella banalmente maligna ufficialmente rileva il famigerato numero di “casi Covid 19” in tutta Italia… Secondo la Cira, che fra noi è la più puntigliosa e arcigna, in realtà bisognerebbe parlare di casi di SARS-CoV-2, ovvero di persone affette di quel patogeno che sarebbe responsabile della malattia chiamata Covid 19… Ma sopravvoliamo.
Il fatto è che in questa viscida tabella, con nostra sorpresa (da serve, ovviamente), quando si parla di “casi Covid 19”, non si intende né l’una né l’altra cosa, bensì un conglomerato di casi difformi formato dai diagnosticati positivi con i tamponi, non ospedalizzati (nei grandi numeri da sempre l’enorme, schiacciante maggioranza in termini assoluti: i cosiddetti “malati non sintomatici” o “poco sintomatici”), sommati agli ospedalizzati nei reparti ordinari, ai ricoverati in terapia intensiva e ai deceduti: un dato aggregato ripartito per stato vaccinale e classi di età, riferito a al totale della popolazione italiana dai 12 anni in su, per un periodo di tempo ristretto: gli ultimi 30 giorni.
Per noi serve di limitato comprendonio, costruire un dato aggregato in questo modo non ha molto senso “scientifico”, ma è evidente che un senso altrimenti scientifico e molto, molto preciso politicamente, tale costruzione concettuale del dato lo può invece avere per quanti sono deputati a fornire materiale fresco ai dispacci quotidiani del Minterpop. L’ammontare complessivo dei casi ne risulta in ogni caso inevitabilmente, deliberatamente gonfiato. Ma a tutto questo noi serve ci siamo abituate man mano che l’Operazione Covid Italia procede.
Siamo meno abituate, invece, a digerire le grida urlate circa le percentuali stratosferiche dei presunti morti non vaccinati rispetto a quelle dei vaccinati. Qui la libera costruzione dei dati impera sin da inizio Operazione incontrastata e forse incontrastabile, vista la confusione prodotta ad arte fra morti complessivi per ogni causa, morti “da Covid”, ricoverati in ospedale in tutti i reparti e ricoverati nelle sole terapie intensive. La Cira dice che anche “per natura” costoro han sempre fatto così: ad arbitrio ti fanno il dato, ad arbitrio maggiore sviluppano i relativi calcoli, ad arbitrio massimo li divulgano “a spizzichi e bocconi”, pescando a piacere da questa o quella tabella, da questo o quello studio selezionato alla bisogna, secondo l’esigenza comunicativa sottesa all’annuncio del momento: a pensar da serve si fa peccato, indubbiamente, ma forse…
Ora, sorpresa: fermo questo totale, intenzionale, reiterato guazzabuglio di numeri, se guardiamo le tabelle degli ultimi due rapporti redatti secondo questa logica iperversatile dai liberi designers dell’Iss, il calcolo delle percentuali fra deceduti vaccinati e non vaccinati sembra invece abbastanza facile, clamorosamente semplice, almeno se ci si dovesse riferire, come dice la Bice dopo essersi innamorata di Giovanni Frajese (che lei vorrebbe adesso fare presidente della repubblica), alla famosa tabella 3 dell’infame bollettino ISS del 24 novembre 2021. Infatti qui, per calcolare le percentuali del crimine basta sommare il totale della riga e dividerlo per il numero criminale dei non vaccinati e dei vaccinati di ciascuna categoria. Per esempio, in questa tabella i (rei) deceduti tra i non vaccinati erano 449 (ovvero il 44% del totale). Per ricavare la percentuale del 44% la Bice fa così: divide 449 per 1020 (che è il totale dei deceduti) e lo moltiplica x 100: 449 / 1020 = 0.4401 x 100 = 44.01: 44%, per difetto.
Allo stesso modo, aggiunge la Cira, se appliccassimo lo stesso procedimento ai dati dell’ultimo rapporto, la percentuale dei (rei) deceduti non vaccinati sarebbe il 42.58% mentre il totale dei decessi dei (diversamente colpevoli) vaccinati sarebbe il 57.42%.
Ecco i nostri calcoli da serve (dalla improbabile tabella 5, ultima riga in fondo, “decessi”):
In totale avremmo: 1170 + 89 + 107 + 1.298 + 84 = 2.748 deceduti, di cui, in percentuale:
non vaccinati: 1170 / 2.748 x 100 = 42.58%;
vaccinati con ciclo incompleto: 89 / 2.748 x 100 = 3.24%;
vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni: 107 / 2.748 x 100 = 3.89%;
con ciclo completo da più di 120 giorni: 1.298 / 2.748 x 100 = 47.23%;
con ciclo completo più dose aggiuntiva/booster: 84 / 2.748 x 100 = 3.06% .
Sommiamo le percentuali dei vaccinati: 3.24 + 3.89 + 47.23 + 3.06 = 57.42.
A questo punto, sempre fermo restando l’arbitrio doloso insito nella costruzione stessa di tutte queste tabelle, insieme alla Bice e alla Cira mi permetto di fare un’osservazione: i deceduti vaccinati sono costantemente più dei non vaccinati, nonostante si continui a diramare urbi et orbi che i non bucati corrano più rischi degli “immunizzati”, intasino le terapie intensive bloccando tutti gli ospedali e cadano a terra sui linoleum sanificati come mosche imbrattate di pece.
A lume di serve, il rischio di finire in terapia intensiva ce l’hanno, tanto per dire, anche gli automobilisti che fanno incidenti, ma non per questo lo stato si è mai sognato di vietare le automobili. Secondo la Cira, poi, l’importante è, nella sfiga, uscire vivi e magari non più rincoglioniti dalla terapia intensiva: e nel merito, a quanto sembra perfino da questi dati da “contractor situazionista”, quelli che maggiormente escono vivi dal terribile girone delle terapie intensive dopo aver contratto il morbo sono proprio i vituperati untori non vaccinati pieni di guai.
Inoltre, sempre stando alle fanfaluche scientifiche by design dell’ISS, il gruppone dei vaccinati con ciclo completo da più di 120 giorni, nella fascia d’età 60-79 e in quella sopra gli 80 anni, è quello in cui si registra il maggior incremento di decessi: fascia 60-79 + 21.85%, fascia sopra gli 80 +14.80%.
Come appartenenti alla categoria delle serve, in scienza e coscienza ci chiediamo allo statuto di quale scienza possano rimandare le frodi quotidiane che il governo Draghi ci dispensa mediante gazze, gazzette e gazzettieri. Noi peraltro non pretendiamo di poter dimostrare granché, questi sono solo i nostri calcoli da serve derivati da quelli di agenzie “traditrici della verità”, elaborazioni da “schiatta debole, ribelle e sediziosa” facenti parte del libro delle ricette necessarie a decidere di quale minestra provare a vivere in questo Paese che ancora amiamo per via della lana e delle nostre maglie, ricette per tirare a fare la vita da oggi fino a domani, da domani fino a non si sa quando. Scusino senz’altro i signori dottori in affitto questa nostra servile, ostinata intromissione. Torniamo subito alla maglia di questo pomeriggio.
E se poi da serve dedite al rammendo e alla bassa cucina, aggiungessimo anche che ci risulta difficile capire per ora (poi ci aggiorneremo insieme tra un calzino e un paio di.mutande e sono certa che arriveremo a darci una spiegazione) come si fa a vaccinarsi con un vaccino che non c’è? Perché noi da serve dialoganti, e si sa che più teste mettono comunque insieme delle belle storie, ci chiediamo come facciano i nostri migliori al governo, pardon regime, a non capire la differenza tra Covid -19 che è quella per cui l’EMA ha rilasciato l’autorizzazione condizionale e SARS Cov-2 che è il virus che provoca quella malattia, perché sono due cose ben diverse eh, non occorre essere studiati per intenderlo, e a tirar fuori da questo errore da bacchettate sulle dita tutto l’ambaradan di tamponi, mascherine, green pass, decreti, licenziamenti e via, proprio non lo intendiamo. E non intendiamo neanche perché visto che ci siamo arrivate noi serve, non ci arrivino quelli studiati. Che sarebbe a dire: se vuoi la frittata mi devi dare le uova, no? Lo steso se vuoi vaccinare mi devi dare il vaccino. Spero che avrete inteso il nostro ragionare.