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FACCIAMO TRE PASSI AVANTI

di Filippo Dellepiane
20 Febbraio 2022
in Politica
1
FACCIAMO TRE PASSI AVANTI
Letture: 1.493

Il riflusso delle mobilitazioni pone il movimento degli studenti contro il green pass davanti a dirimenti interrogativi: continuare la lotta? Se sì, come? Che relazioni avere con gli altri movimenti d’opposizione? Quali, nel caso, sono stati gli errori compiuti? E se sono stati fatti, come evitare di farne di nuovi? La discussione sta facendo emergere idee e risposte contrastanti.

E’ in questo contesto che Filippo Dellepiane — che assieme a Veronica Duranti ha dato vita al movimento Studenti contro il green pass — ha diffuso una Lettera Aperta ai suoi compagni.

Volentieri la pubblichiamo.

*   *   *

Lettera aperta a tutti gli attivisti degli Studenti Contro il Green Pass

Come sapete sono stato, assieme a Veronica, colui che lanciò l’idea di dare vita, anche nelle università e nelle scuole, ad un movimento (almeno nel nostro piccolo e senza nessuna pretesa) contro le leggi liberticide del governo Draghi. Onestamente non pensavamo che il nostro sforzo sarebbe stato condiviso da tanti studenti. Quasi dal niente sono così sorti, in molti atenei, piccoli nuclei autorganizzati che hanno iniziato a dare vita a proteste per abolire il green pass e contro le misure discriminatorie. Abbiamo quindi affiancato e sostenuto, il più delle volte in modo disordinato, le lotte, le iniziative e le manifestazioni degli altri movimenti di disobbedienza sociale.

Fino alla fine dell’autunno, sull’onda dell’entusiasmo e della generosità dei primi attivisti, il nostro movimento è cresciuto, si è allargato, è diventato un attore di primo piano del più ampio movimento di protesta. L’inevitabile riflusso delle lotte ha portato a galla i limiti del nostro movimento, che secondo me sono sostanzialmente tre. Li elencherò e avanzerò tre proposte.

Il primo limite possiamo chiamarlo “deficit politico”.

Come ogni movimento che si rispetti esso è un contenitore delle più disparate idee politiche ahimé anche di idee anti-politiche. Anzi, secondo me, l’ala anti-politica, tra noi, è forse quella maggioritaria. Questo rappresenta un grande problema. Anzitutto perché l’idea stessa di un movimento che dice di combattere un regime autoritario ma poi dica che è anti-politico, è una contraddizione in termini. In secondo luogo, questa anti-politicità, questo tabù della politica, agisce come fattore di interdizione ad un libero confronto di idee, e senza un libero confronto non c’è né maturazione né democrazia reale. Democrazia significa potere del popolo, un potere che nasce però dal dialogo sincero e libero, in certi casi dal conflitto tra diverse idee di società. Io penso che occorra sbarazzarsi di questo tabù della politica e non solo permettere ma incoraggiare il confronto tra le diverse anime ideali e politiche che stanno nel movimento. Chi ha paura che questo confronto libero porti alla “spaccatura” si sbaglia: impedire il confronto dialettico, temere la libera manifestazione delle proprie idee, accelererà invece la fine del movimento, poiché se ne andranno proprio quelli che non ne possono più del qualunquismo e di un movimentismo che ci impedisce di diventare adulti e di dare continuità alla lotta.

PROPONGO DI FARE UN PASSO AVANTI POLITICO APRENDO UNA DISCUSSIONE COINVOLGENTE PER ADOTTARE UN MANIFESTO POLITICO DEL MOVIMENTO, DANDOCI UN NOME NUOVO CHE NON SIA SOLO CONTRO IL GP, MA ANCHE CONTRO QUESTO SISTEMA ZEPPO DI INGIUSTIZIE A LIVELLO SOCIOECONOMICO

Il secondo limite, connesso al primo, riguarda la nostra organizzazione.

Abbiamo fatto grandi passi avanti dall’estate scorsa, ma c’è ancora troppa frammentazione, troppo campanilismo d’ateneo, troppo autonomismo. Tutto o quasi è affidato alla spontaneità e/o al volontarismo di piccoli gruppi e spesso di singoli individui. Nella gran parte dei casi non c’è un metodo per fare le cose, un sistema di funzionamento. Il Coordinamento nazionale non funziona ed è praticamente paralizzato, incapace di prendere decisioni vincolanti. Sia chiaro, tutto questo è comprensibile visto che siamo nati pochi mesi fa, ora però, se vogliamo guardare lontano ed essere protagonisti della più generale Resistenza sociale, questo casino è un lusso che non possiamo permetterci.

IL SECONDO PASSO È QUELLO DI COSTRUIRE UN NUOVO COORDINAMENTO NAZIONALE LARGO EFFETTIVAMENTE RAPPRESENTATATIVO, CHE SIA CIOE’ DEMOCRATICAMENTE ELETTO DAL BASSO COMPOSTO DA PERSONE SCELTE DAI COMITATI DI ATENEO. QUESTO COORDINAMENTO LARGO DOVRA’ AVERE LA FACOLTA’ DI PRENDERE, SE ACCETTATE A MAGGIORANZA, DECISIONI VINCOLANTI PER TUTTI I COMITATI LOCALI. QUESTO COORDINAMENTO LARGO DOVRA’ DOTARSI DI UN COMITATO OPERATIVO PIU’ RISTRETTO CHE SI RIUNISCA FREQUENTEMENTE INCARICATO DI GESTIRE I SOCIAL NAZIONALI E DI TENERE COLLEGATE TUTTE LE PARTI.

Il terzo limite è quello che chiamerei “autonomismo ossessivo”.

Un certo patriottismo di movimento è comprensibile, come è naturale una certa gelosia, e pure la ritrosia a confondersi con altri movimenti di resistenza, sociali e politici. Quando però questa ritrosia diventa una diffidenza paranoica, questo è sbagliato. Anche il più ampio movimento di resistenza è frastagliato e diviso, ma questo non può essere un alibi per arroccarci.

IL TERZO PASSO AVANTI CHE PROPONGO È QUELLO DI STRINGERE UN PATTO DI COLLABORAZIONE E AZIONE COMUNE CON I MOVIMENTI CHE CI SONO PIU’ VICINI E ANZITUTTO QUELLI MEGLIO ORGANIZZATI. PROPONGO CHE SI DISCUTA E SI DECIDA DI FARE PARTE DELLA NEONATA RETE DEI MOVIMENTI DI RESISTENZA COSTITUZIONALE.

Questa è la strada che secondo il sottoscritto, può ridare linfa al nostro movimento, altrimenti destinato e deperire e a frammentarsi ancora di più.

Tags: Filippo DellepianeStudenti contro il green pass
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Comments 1

  1. Andromeda says:
    3 anni fa

    L importante è che dietro a questi movimenti non ci siano rappresentanti del potere, come spesso accade. ( vedi gilet gialli, arancioni, puzzer, schiliro, manifestazioni in canada, e varie rivoluzioni colorate)… anche se, pensare a un movimento del popoli veramente spontaneo è un’ utopia

    Rispondi

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