“Noi ci siamo”, questo il titolo dell’ APPELLO DEI 100.
E che ci siamo, ma davvero, lo ha confermato le grande, combattiva e bellissima manifestazione nazionale svoltasi ieri a Padova in occasione della festa del 1° maggio. A Padova s’è vista la punta dell’iceberg dell’Italia che ha respinto l’operazione Covid, che non sta con Draghi, e che non sta con la Ue né con la NATO.
In inverno, quando il movimento no green pass stava rifluendo e sembrava inabissarsi, imprigionati tra le maglie del regime covid, speravamo di riuscire a vincere una doppia scommessa: rilanciare il movimento d’opposizione e fargli fare un salto di consapevolezza e maturità politica.
Scommessa vinta: nonostante la campagna di criminalizzazione del governo Draghi e delle sue misure repressive; a dispetto di chi ci ha mollato scegliendo la via di fuga impolitica di “comunità economiche indipendenti”; malgrado certi parassiti che s’illudevano così incassare pro domo loro le energie di due anni di mobilitazione.
La guerra e la formidabile campagna russofoba e militarista posta in atto dal regime, hanno fatto dileguare i più deboli, ma hanno compattato i più. Si è prodotto un veloce processo di selezione. Si va formando, nel fuoco della lotta, quello che decenni addietro avremmo definito “nuova avanguardia politica di massa”. Uno strato di attivisti e militanti che non solo non vogliono arrendersi, sono decisi a resistere; uno strato ampio di donne e uomini che iniziano a capire come funziona il mondo, che hanno compreso chi sono i nemici del popolo, che sentono di potere avanzare e stanno in guardia dal subire nuove fregature politiche.
Uno strato di avanguardia che come un bambino sta muovendo i primi passi. Un bambino nato da un parto doloroso, rischioso. L’ostetrica era posta infatti davanti al dilemma: o salvare la madre o salvare il nascituro. Ha deciso per fortuna di salvare quest’ultimo. La storia è un’ostetrica spietata, ma saggia. Ben fatto!
Questo strato di emergenti avanguardie è la sola leva che la situazione ci consegna per costruire il baricentro di una grande opposizione sociale e politica che dovrà prepararsi ad attraversare tempi tempestosi e quindi governare il Paese.
Altri, è sicuro, si faranno avanti. Rimasugli di sinistra e di destra, rottami politici, gatekeepers prezzolati o involontari. La prossime sfide saranno complicate e decisive. Piccoli errori veniali saranno inevitabili, quelli grandi no.
Tempi difficili chiedono capacità operativa, compattezza, disciplina collettiva, sbarazzarsi dei narcisisti, dei quaquaraquà, degli spacca-capello-in-quattro. L’attuale rete dei movimenti può e deve trasformarsi in un vero e proprio fronte, un fronte con un centro di comando nazionale, non un’intellettualistica cabina di regia, ma un vero e proprio Stato maggiore che abbia la facoltà di prendere decisioni e l’autorevolezza di farle eseguire.
Solo così questa nuova avanguardia potrà vincere la sfida, battere i competitori che entreranno in campo, smascherare gli opportunisti, guadagnando così la fiducia di milioni di italiani.
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