L’indecente articolo apparso su uno dei più importanti quotidiani del Paese, segnala il clima di caccia alle streghe e ci fa ben capire fin dove l’élite atlantista dominante voglia spingere la più becera repressione, non solo del dissenso ma del libero pensiero tutto.
Giudichiamo inaccettabile che organismi al pari del Copasir (comitato parlamentare per la sicurezza della repubblica) giochi a nascondino con le redazioni di regime al solo fine di criminalizzare e squalificare il pensiero libero di chi, ancora e con determinazione, agisce, scrive e si esprime proprio per il bene di quella Repubblica e della sua sicurezza.
Esprimere con argomentazioni puntuali, nonché condivisibili, la preoccupazione crescente rispetto alla scelta del Governo Draghi di inviare armamenti sempre più devastanti in Ucraina, al fine incomprensibile quanto ipocrita di favorire così la pace nel teatro di guerra, non è solo esercizio di rispetto del dettato della nostra Costituzione, che come noto ripudia la guerra, ma è anche l’unica strada, autentica e onesta, per promuovere una pace giusta attraverso le logiche della diplomazia, finora sciaguratamente disattese.
Oltre alla naturale espressione di solidarietà nei confronti di chi, menti autorevoli e libere, viene vigliaccamente indicato in quella che non esitiamo a chiamare lista di proscrizione, dichiariamo con forza la nostra più radicale indignazione per il pericolo che, assieme allademocrazia, tutti noi corriamo a causa dell’isteria militarista.
Rivendichiamo quindi con forza il fondamentale diritto sancito dalla nostra meravigliosa Carta Costituzionale, e nella libertà di espressione che continuiamo ad esercitare, ci dichiariamo colpevoli, rei liberi di esprimerci, liberi di autodeterminarci.Liberi di respingere le scellerate politiche oggi estere, ieri sanitarie, sempre economiche e sociali.
Noi, proscritti grilli parlanti, non rinunceremo alla forza del nostro pensiero, così come con la forza delle nostre ragioni continueremo a difenderlo.
Noi, colpevoli di libero pensiero. Noi, il 58% degli italiani.
Fronte del Dissenso