Certe separazioni sono dannose, alcune sono inevitabili, altre sono invece feconde.
Chi legge potrà farsi un’idea e decidere di quale tipo sia quella avvenuta in seno al coordinamento dei movimenti Resistenza Costituzionale. Di seguito la dichiarazione rilasciata dalla maggioranza
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NESSUN PASSO INDIETRO
PROSEGUIAMO IL CAMMINO
(1) Nata nel gennaio scorso su proposta del Fronte del Dissenso, la rete dei movimenti di Resistenza Costituzionale si pose tre scopi essenziali: rianimare e riorganizzare i movimenti di resistenza contro il regime liberticida, dotare i movimenti di una visione politica adeguata allo scontro, contrastare la divisione costruendo un fronte unico delle forze anti-sistema.
(2) In pochi mesi ci siamo rafforzati e siamo riusciti, anzitutto nelle regioni centro-settentrionali del Paese, ad organizzare diverse giornate di lotta. Non ci siamo però limitati a riprenderci le piazze. Abbiamo preso una posizione sull’elezione del Presidente della Repubblica (Agamben Presidente!); abbiamo manifestato contro il governo Draghi e la sua decisione di far entrare l’Italia in guerra contro la Russia; abbiamo infine impugnato la battaglia contro il carovita. Parallelamente Resistenza Costituzionale ha sostenuto l’Appello dei 100, indicando cinque punti programmatici ed un metodo per dar vita ad un fronte unico di lotta (sia nelle piazze sia sul piano politico ed elettorale).
(3) Tre sono state le principali difficoltà incontrate. In primo luogo, malgrado i nostri sforzi, non siamo riusciti a far ripartire una nuova ondata di mobilitazioni di massa. In secondo luogo abbiamo visto quanto sia stato difficile trovare un funzionamento organizzativo fondato su un giusto equilibrio tra democraticità ed efficacia operativa. Infine, a causa della sordità dei piccoli partiti anti-sistema, l’unità non ha fatto veri passi avanti.
(4) Nulla, tuttavia, faceva presagire l’improvviso, unilaterale e brutale colpo di scena messo in atto a fine giugno dal rappresentante del gruppo padovano di Veneto no Gp. Gridando qualunquistiche frasi “contro la politica che fa schifo e tutti i partiti”, in nome di un movimentismo confusionario (“portiamo a Roma un milione di persone, facciamo cadere il governo, chi verrà dopo non ci interessa”), veniva chiesto di rinnegare l’Appello dei 100, e con esso sia lo sforzo di darci un programma di alternativa, sia la proposta di unire le forze anti-sistema, anche in vista delle elezioni del 2023.
(5) Calpestando norme che ci eravamo dati, agendo da vero e proprio capobastone, ha trasformato la chat del Coordinamento Nazionale in una specie di tribunale dell’inquisizione. I metodi utilizzati dal regime per delegittimare e criminalizzare il nostro movimento di opposizione sono stati copiati pari pari e utilizzati scientificamente nella chat: offese personali e diffamazioni contro chi ha sostenuto la necessità di tenere assieme lotta, unità e visione politica, liste di proscrizione per chi si è opposto a questo goffo tentativo di cambiare i connotati politici di Resistenza Costituzionale, una macchina del fango a tutti gli effetti, insomma. Non chiedeteci le vere ragioni di questo imperdonabile voltafaccia. Forte è la sensazione che dietro ci sia, in alto, qualche burattinaio.
(6) La riunione da remoto del Coordinamento Nazionale svoltasi il 5 luglio 2022 è stata rivelatrice: il soggetto in questione, ricorrendo a veri e propri atti di provocazione, ha cercato in ogni modo di seminare zizzania impedendo un razionale confronto politico. Alla fine, siccome è stato messo in netta minoranza, ha cercato la rissa contestando la legittimità del voto, sostenendo che avrebbero dovuto votare solo i delegati dei gruppi territoriali che avevano versato la quota di sottoscrizione (nel qual caso l’esito della votazione sarebbe stato comunque lo stesso).
(7) Considerate irricevibili queste pretese, verificata l’impossibilità di una fraterna cooperazione, mentre separiamo le nostre strade, dichiariamo che non faremo alcun passo indietro, che non lasceremo distruggere il lavoro sin qui svolto, e non verremo meno agli impegni che ci siamo assunti quando abbiamo deciso di unirci in Resistenza Costituzionale.
(8) Quanto accaduto in seno a Resistenza Costituzionale sia di lezione per tutta l’area del dissenso. Il nemico non lo abbiamo solo di fronte: bisogna fare attenzione ai divisionisti, agi arruffapopoli, agli infiltrati ed ai provocatori. La lotta è un mezzo per realizzare dei fini politici, non per fare casino. Siamo una minoranza costretta in questo momento a lottare in difesa, ogni azione avventurista fa il gioco del nemico. La Resistenza potrà diventare di massa solo se saprà unirsi attorno ad una piattaforma e a una visione politica comune contro l’aggressione autoritaria ed eversiva delle élite tecno-finanziarie mondialiste.
10 luglio 2022
Il Documento è sottoscritto dai seguenti membri del Coordinamento Nazionale di Resistenza Costituzionale:
– Anna Paola Asunis, Genova
– Gianluca Cirignoni, Alta Valle del Tevere
– Alessandro De Giuli, Firenze
– Daniela Di Marco, Perugia
– Veronica Duranti, Studenti No Gp
– Fabio Fioretti, Macerata
– Gaia Fusai, Milano
– Mauro Grimolizzi, Gorizia
– Maurizio Leonardi, Terni-Narni
– Enrico Levoni, Carpi
– Sergio Martella, Lecce
– Leonardo Mazzei, Lucca
– Alberto Melotto, Torino
– Emanuele Montagna, Bologna
– David Monticelli, Ancona
– Pasquinelli Moreno, Foligno
– Riccardo Pratesi, Firenze
– Valeria Rebello, Pordenone
– Federico Roberti, Bologna
– Gabriele Romano, Perugia
– Sciaboni Giuliana, Reggio Emilia
– Leonardo Sinigaglia, Genova
– Marco Zuccaro, Studenti No Gp
Buonasera, scusate la domanda perché non vi unite al CLN per diventare una vera forza popolare?
Comunque grazie per tutto il vostro impegno!!
Quattro professori senza soldati dei….
Era evidente, da tempo, che qualche cosa non funzionava. Il progetto non decollava e molti di noi erano preoccupati e, perché no, anche un po’ arrabbiati. Nel documento della maggioranza, rimasta fedele alla linea indicata nell’appello dei 100, ci sono le ragioni della rottura. Ora, è indispensabile il “rilancio” e per farlo dobbiamo capire anche gli errori che si sono commessi. È mia convinzione che dai territori devono venire i contributi più importanti.
E’ sempre la solita storia: un bolero squinternato, un gioco dell’oca malvagio dove ci ritroviamo, gira che ti rigira, sempre allo stesso punto. Ma quanti anni sono? Siamo stati i primi; sempre senza alcun riscontro se non con rumente persino provvisorie. A oggi non sono a conoscenza se ancora appartengo a “LIT” tuttavia, mi disturba e non poco, sapere che la mia gente spiaggia sempre assieme a teste di cazzo perfette. Protesi posticce di simile umano tese all’affare personale. Dice: si va bene ma allora, cosa facciamo? Guarda, se ci tocca un qualcheduno di questi “cosi” attualmente su piazza, ma anche no. Se “LIT” viene riconosciuta per il valore che ha bene, prediamo in considerazione altrimenti, vadano a spigolare visto che costoro, arrivati dopodomani, lavorano contro e non a favore. Scendano dal pisello e vengano dove si suda e ci si sporca. L’opportunità che ogni buon regime offre e che loro cercano, noi l’abbiamo avuta quando ancora costoro erano in fasce con i peli del culo batuffolo e la circostanza fu gradita per mandarlo a cagare.