SPECIALE ELEZIONI POLITICHE
IL PENSIERO “UNITARIO” DEI MILITANTI
Editoriale di Gigi Morello*
In questi anni di resistenza attiva, molti di noi si sono ritrovati catapultati a “fare politica”, volenti o nolenti, ognuno dal suo piccolo ruolo differente, anche il semplice seguire i canali della resistenza, condividendo e commentando.
Forse però abbiamo imparato a riconoscere il pensiero del “Militante”, colui che è disposto a viaggiare insieme agli altri verso uno scopo comune, spalla a spalla, nessuno avanti e nessuno lasciato indietro.
Il pensiero originale che sta alla base delle piazze e che le ha fatte riempire è che SOLO INSIEME potevamo fare qualcosa di significativo.
Per alcuni veri militanti i partiti della resistenza non sono che un mezzo per un fine, un modo di entrare dalla porta principale dei palazzi per cambiare le cose dall’interno.
Ma quando il mezzo diventa il fine “il militante” non sempre ci sta.
Quando Politica diventa Partitica le cose cambiano improvvisamente.
Abbiamo analizzato in questo periodo il pensiero di quello che questo fantomatico “militante apartitico” avrebbe voluto da chi più si è esposto e ora sta passando dalla protesta, ad un partito, che per definizione è una parte del tutto che prima lavorava insieme agli altri.
1. IL MILITANTE VUOLE COERENZA. Nessuno ha obbligato nessun altro a dichiarazioni quali “non mi candiderò mai” o “fuori i partiti dalle piazze”. Ma se dici qualcosa e prendi una posizione devi avere il coraggio poi di portare avanti la tua posizione, perché la propria parola mantenuta è importante per noi. Altrimenti non siamo diversi da Di Maio e compagnia bella.
2. IL MILITANTE VUOLE MERITOCRAZIA NON BASATA SULLA TECNOCRAZIA. Questo modo di pensare ci ha portato personaggi quali Monti, Conte e Draghi, presunti “TECNICI SUPERIORI” che però mai nessuno ha votato popolarmente. Troppo spesso vediamo in questo periodo ultimi arrivati imposti dall’alto prendere il posto di quelli che hanno messo la causa davanti alle atre cose, persino la propria vita personale, e non ci sta bene che la tecnocrazia dei titoli o dei follower si imponga a cancellare la figura degli umili grandi militanti, senza i quali niente sarebbe stato possibile.
3. IL MILITANTE VUOLE UNA RAPPRESENTANZA LOCALE NELLE ISTITUZIONI troppo spesso vediamo candidature eccellenti nei collegi per fare uscire i beniamini dei vertici dei partiti. Anche coloro spesso mai visti in una data località. Lasciando ai militanti attivi localmente solo le briciole, che con il sistema Rosatellum non potranno mai uscire.
4. IL MILITANTE VUOLE UN BASSO CHE CONTI PIU’ DELL’ALTO. NON E’ UN SUDDITO. È pronto a riconoscere il valore di chi gli sta accanto, a patto che sia tra coloro che quando c’era da fare io lavoro duro, dal montare i gazebo a sbattersi sui social media, al prendere la benzina del generatore, LORO C’ERANO. Il militante è pronto a cedere il posto ad un altro, se quest’ultimo è tra coloro con i quali ha combattuto personalmente, e dei quali ha guadagnato la stima, non a coloro che si sono imposti sui media a suon di clic. Il Vero militante avrebbe preferito candidature scelte a sorte, tra persone che hanno la sua fiducia personale.
5. IL MILITANTE VUOLE ESSERE CONSULTATO NELLE DECISIONI DEI VERTICI PARTITI. Ma come vediamo nei fatti che nell’ultimo periodo hanno fatto gettare molte maschere, siamo entrati nello stesso modo di ragionare dei partiti mainstream, limitando il militante ad una sorta di Fan Club, un raccoglitore di firme accondiscendente che si riconosce suddito.
La Morale della favola è che il Vero Militante DISOBBEDISCE CIVILMENTE, anche quando si ritrova davanti regole imposte dalla politica di regime, create ad arte per imporre il Divide Et Impera, e creare guerre fratricide per un misero posto al sole. Il Militante dice “NO” quando alcuni dei suoi compagni di lotta gli dicono “ma queste sono le regole da seguire”, Perché al militante le regole del regime non sono mai piaciute.
Non l’ha ordinato il dottore di seguire pedestremente le regole che seguono i partiti che dicevamo di detestare. Si può anche e soprattutto disobbedire alle regole delle tessere, delle correnti partitiche, delle candidature eccellenti multiple e dei voltagabbana che scusiamo perché “dei nostri”.
Ma ci vuole forza per dissentire al vecchio sistema dei partiti che ci hanno imposto. Ci vuole forza per dissentire quando questo divide proponendo ai militanti di pensare “mors tua vita mea”, perché è giusto che qualcuno vinca se quello potresti essere tu.
Ci vuole una forza che il vero militante sta rafforzando, in questo periodo che è una vera cartina tornasole tra chi si adegua al pensiero di regime, e a chi invece questo sistema non piace. E che lo vuole cambiare, e non vuole trasformarsi in esso.
Il vero Militante alla fine è la persona più stimata. Quella che vincerà. Perché è in grado di disubbidire mentalmente e con i fatti alle regole del sistema. Non solo a salire su di un autobus senza mascherina.
G.
P.s. Se vedete o vi stanno a cuore altre caratteristiche del Vero Militante, scrivetela nei commenti.
Buongiorno Gigi. Niente, è così. Se ci incontriamo ti abbraccio e ti bacio. Quando seguo qualcuno è perchè se lo merita; i ruoli, se così possiamo dire, sono scritti. Come è possibile non seguire Mazzei, Pasqinelli, Luca, LIT Lucca e i Compagni di Firenze De Giuli, Leoni, Leoni: la giusta e dura memoria di cosa eravamo e di cosa siamo diventati ( costoro, devo dire, una volta uscito da whatapp, non mi hanno più filato di striscio ma è uguale. Inviare una mail è tanta roba. E clicca e clicca. Li capisco). Mi fermo con la lista altrimenti sarebbe lunga. Con la poca modestia che mi contraddistingue, Mazzei , Pasqinelli e gli altri, in campo avverso, difficile che escano impallinati: garantisco e questo è il mio ruolo. Poi è facile dire lo avevamo detto e non serve a nulla altro che a mettere in rubrica la solita solfa; Paragone è stato mandato a spigolare a suo tempo, Toscano e Ancora Italia da prendere con i guanti e prima dei pasti e poi tanti altri ancora. Fusaro è un “figo” ma lui in piazza non ci viene anche perchè dovrebbe sgonfiare la bolla dove è racchiuso che si può anche fare ma, la questione, è rigonfiarla: pompa e pompa e pompa. I Carc…..già dimenticavo….i Carc, occhio a prenderli per il verso giusto: fiaccanti, truci, brutti, vecchi più di Noè. Dice: sei una testina perchè voti cdx pur di fare perdere il pd, il partito peggiore del mondo che come da noi nemmeno in Uganda. E allora? per battere le rumente devo votare la Lollobrigida? Il portuale che, giuro, non mi candiderò mai! Paragone che imbarca fascisti come piovesse ( il problema non sono i fascisti il problema è che imbarca solo fascisti). La Cunial ( la mia fotocopia politica ) che ti fa i tarocchi prima di candidarti. Rivoli di acqua verso un unico mare. E allora, testina bis, sarà facile votare una paracula come la Meloni, lo snocciola rosari come Salvini o il donatore di dentiere con troppo fondo tinta sul muso? Si. E’ facile; ci sputo sopra al simbolo. Un voto di merda per una politica di merda. Ciao.
Ciao Ino, ti ringrazio per il tuo commento molto pesato e profondo. Pensa che chi scrive è un conservatore. Uno che pur non condividendo le ideologie di tutti i gruppi ha cercato di superarle. Ma forse come diceva all’inizio Montesano, la vera guerra è tra sopra e sotto. E io non smetto mai di ricordarmi che sono parte del sotto, insieme a tutti coloro che si sono battuti contro un sopra che ci ha imposto regole divisive per poterci controllare. Un sopra che a mio parere ha realizzato il suo intento con queste elezioni improbabili dove se non mi sbaglio vincerà l’astensione dei non rappresentati. Quelli di sinistra e di destra che sono parte di un sotto che non ha peso a meno che non si adegui al pensiero di regime. Ma che hanno dimostrato di potere viaggiare insieme, magari anche discutere delle differenze ideologiche che sono la linfa della libertà di espressione. Almeno prima che la vecchia politica si infiltrasse tra di noi, siamo riusciti ad cavere il coraggio di viaggiare spalla a spalla, nessuno davanti, nessuno lasciato indietro. Noi mr nessuno per i quali la politica era un modo di cambiare le cose, ma che ancora una volta si rendono conto che la politica vera è un gioco di chi sta sopra contro chi sta sotto. E che per entrare in quel “sopra” però non sono disposti a vendersi l’anima. Ti abbraccio. G