Da un post di Paolo Sceusa, riportato integralmente in coda, si legge:
“A me interessa cambiare il mondo. Penso che sia possibile e nemmeno tanto difficile.
Farlo non consiste nello sconfiggere il male e poi nel resistere a tutte le sue future tentazioni.
No. Sta nel convertirlo al bene“.
E sia. Dimentichiamo il cristianesimo, il marxismo, il giudaismo, la destra, la sinistra; accettiamo l’invito a parlare solo del bene e del male. Ma per farlo vorrei capire prima in chi, o in cosa, Sceusa identifichi il male. Non è chiaro, anzi forse viene il sospetto che il male per lui sia anche la Costituzione repubblicana del 1948, visto che è mobilitato per promuovere una costituente per arrivare ad una nuova Costituzione.
Non so se per Sceusa il male sia il potere neoliberista, il dominio dei mercati per il bene del profitto sopra la programmazione politica per il bene collettivo. Voglio sperare che lo sia. Dico la mia: il male è iniziato il giorno in cui uomini organizzati e di indole malefica, resto nel solco di Sceusa, hanno sottratto a uomini disorganizzati e di indole buona i beni che Dio, laicamente parlando, ha messo a disposizione per gli esseri umani su questo pianeta. Acque limpide da bere e preziose per irrigare i campi, fiumi, laghi e mari ricchi di pesci di cui cibarsi, terre coltivabili e alberi spontanei capaci di produrre frutta a volontà, selvaggina da cacciare, animali da allevare. E ancora: sentieri praticabili senza rischio per i viandanti, passi di montagna attraversabili per fare prima evitando le tormente, tutto sottratto dagli uomini malefici per ottenere in cambio potere e accumulare ricchezza a danno degli uomini non portatori di male ed animati da spirito comunitario.
Da quel giorno il male si è fatto clan, consorteria, gruppo di potere, organizzazione a delinquere, stato, fusione dello stato con quello che precede.
Quel male che si presenta come “bene”, ammantandosi dell’idea che è naturale che la società funzioni secondo gli stessi princìpi di madre natura dove il più debole soccombe al cospetto del più forte.
Allora, se il male oggi non sono più quegli uomini che si fecero padroni delle bellezze della natura erigendo intorno ad esse steccati sorvegliati da guardie armate, chiedendo le figlie vergini, le giovani mogli, la forza fisica dei giovani come merce di scambio per accedere a quelle bellezze naturali, ed ha invece le sembianze dei lupi di Wall Street, vorrei che Sceusa rispondesse ad una semplice domanda:
Mi indichi un solo esempio storico in cui su questo pianeta il male si sia fatto convertire in bene senza una lotta organizzata e portata avanti da individui più tenaci e combattivi del campo “del bene” ma ormai stanchi di perdere sempre al cospetto “del male”.
Intanto, raccontiamolo agli operai della Whirlpool che la multinazionale si sta per convertire e magari accetta l’idea di farsi requisire lo stabilimento per affidare la produzione in mano a maestranze capaci, eppure espulse dal ciclo produttivo, affidamento in punta del diritto di quella Costituzione che Sceusa vuole cambiare!
E andiamolo a dire agli operai della Bekaert di Figline che si sono visti comunicare con un whatsapp che non erano più necessari, dopo che avevano fatto formazione professionale ai loro colleghi rumeni dove la direzione aziendale ha deciso di trasferire la produzione.
Non vado oltre, di esempi ce ne sono a migliaia.
Dopo che Sceusa mi avrà spiegato come e dove il male si è fatto convertire in bene, con quali dinamiche gli ultimi possono pretendere di avere voce e di non essere più tali, a quel punto rinuncerò a pensare che la storia umana è sostanzialmente una storia di lotta tra classi sociali.
Il cambiamento non è nemmeno tanto difficile, scrive ancora Sceusa. Ed io insisto nel chiedere: di quale cambiamento parla? Del cambiamento che vede gli ultimi diventare artefici del proprio destino sottraendo potere agli uomini del male? La storia umana è storia di lotta tra le classi non perché lo dice Marx, con buona pace di Sceusa, ma perché è così, il filosofo lo ha solo riconosciuto. E la lotta di classe non è per niente un pranzo di gala.
Tuttavia, a volte le cose confondono e il cambiamento non è tanto difficile se non è lotta per il potere degli oppressi sugli oppressori e resta un giochino gattopardesco in cui tutto cambia perché nulla cambi, cosa ben nota alle classi sociali che hanno accettato di farsi dirigere da personaggi delle classi agiate che dalle loro posizioni di privilegio si atteggiano a paladini del cambiamento, salvo poi dileguarsi quando il gioco si fa duro.
Umberto Spurio
*******************************************
Qui sotto il testo di Paolo Sceusa, Marcia delle Libertà e dell’Astensione Costituente
Buon pomeriggio.
Vorrei fosse chiaro a tutti che non mi determino, nel mio agire e nel mio dire, col fine di compiacere le tendenze maggioritarie degli iscritti a questo mio canale.
Non sono schiavo o servo di nessuno.
Tantomeno dei miei “followers”…
Il cristianesimo, il marxismo, il giudaismo, la destra, la sinistra, ecc. che possano variamente attirare le vostre preferenze, ai miei occhi, finalmente aperti, appaiono spesso come scatole vuote di ideali e piene ormai solo di pseudoideologie o, peggio, di sterili tifoserie.
A dirla tutta, mi disinteresso totalmente di tutto quello che potrebbe apparire ora consono, ora disdicevole, ai sacerdoti di quelle ideologie e ai loro simmetrici antagonisti.
Non sopporto più i loro ronzii molesti.
Sto beatamente assiso su tutto quanto possano temere le misere prede delle misere paure di esser confusi con questo o con quello in base al loro “look” politico-cromatico-religioso.
O al “look” che attribuiscono a me in base alla loro gretta visione del mondo.
Perché io non ho paura.
Non mi devo difendere dai poveri di spirito.
Non ho paura di alcuna inquinante contaminazione.
Sono immune.
Per me la questione non è resistere alle tentazioni di chissà quale verminosa potenza del male.
Per me la questione è: portare la tentazione del bene, a casa del male. Magari conoscessi Soros: lo inviterei a cena.
Quindi, a chi già alza steccati preventivi fra me e la strada politica che chissà mai potrei eventualmente voler intraprendere in futuro, mettendomi in guardia da questo e da quello, rispondo: sono oltre qualunque stupido recinto.
A me interessa cambiare il mondo. Penso che sia possibile e nemmeno tanto difficile.
Farlo non consiste nello sconfiggere il male e poi nel resistere a tutte le sue future tentazioni.
No. Sta nel convertirlo al bene.
E cosa sia bene e cosa sia male, son convinto che ciascun essere umano lo avverta chiaramente, nel fondo della sua coscienza.
Spero vivamente che qualcuno di voi riesca a vedere il mio filo. Ma vorrei tanto che ciascuno di voi trovasse e cominciasse a seguire il suo.
Per significare attraverso un fatto, quanto ho appena cercato di far capire a parole, entro da ora in una pausa che sarà piena solo di silenzio da parte mia.
Tanto, le cose che avevo da dire fin qui a proposito di Marcia e a proposito di Astensione Costituente le ho dette.
Per gli Artisti in marcia c’è un apposito canale.
Adesso voglio che questo mio post rimanga l’ultimo, qui, per un po’.
Tornerò a parlare quando me lo chiederà la mia voce interiore, che ora mi spinge al silenzio.
Così, anche voi avrete tutto il tempo di esplorare, di leggere, di rileggere, di sedimentare.
Anche di scrivere, se volete.
Ma soprattutto di decidere cosa fare.
Soprattutto di decidere se rimanere iscritti o meno a questo canale.
Continuerò comunque a operare attivamente per tutte le cose che ho messo in movimento, prima fra tutte la crescita e lo sviluppo dei Comitati per l’astensione costituente.
Darò solo a loro, attraverso il sito, i suggerimenti operativi (attenzione, sono meri suggerimenti) che riterrò opportuno dare.
A risentirci.
Paolo Sceusa.