Secondo un sito americano nell’ultimo mese sulla grande stampa gli articoli diretti e gli accenni al riscaldamento climatico sono calati di oltre l’80 per cento. Non ho la possibilità di controllare questo dato, ma ho notato anche io che da quando è arrivato il freddo l’argomento è stato messo in ghiacciaia, pronto per essere scongelato al momento opportuno. Non è che l’abominio scientifico di certe tesi sia venuto meno o che l’intenzione di usare il clima come un randello sociale e motore della distopia neomedievale sia cambiata, ma la strategia comunicativa consiglia una ritirata strategica della narrazione quando essa è troppo in conflitto con la realtà.
E specie negli Stati Uniti alle prese con un eccezionale ondata di freddo che è arrivata a punte di – 57 gradi e che tra poco saranno investiti da quella che sia preannuncia come la più grande tempesta di neve del secolo, questa realtà sarà sotto gli occhi tutti, non è qualcosa di immateriale come l’inflazione sulla quale Biden incespicando sul gobbo cerca di dare fantasiose interpretazioni, non è nemmeno qualcosa di lontano come la guerra in Ucraina o di disorientante come la pandemia, è semplice, puro freddo: dire che invece bisogna rinunciare al riscaldamento per evitare che il pianeta si surriscaldi ha lo stesso effetto del mal di mare su una grande nave. Vale a dire i dati dell’orecchio interno non corrispondono più a quello che gli occhi vedono.
E’ pur vero che in tema di clima girano balle grandi come le cattedrali, essendo in effetti i luoghi di culto del reset: quello dell’aumento dei fenomeni climatici disastrosi è uno dei più ridicoli perché almeno sul numero e sulla forza degli uragani ed altri eventi estremi ci sono tabelle inequivocabili che mostrano come al contrario ci sia una lieve tendenza alla riduzione che non può essere ammessa per non dar saltare la teoria della Co2 e dunque anche il sabotaggio verso agricoltura e industria che viene attuato con ottusa tracotanza. Addirittura quella nullità del segretario generale dell’Onu, una scimmietta che non vede, non sente ma ahimè parla, di nome António Guterres a settembre arrivò a dire che i disastri climatici, meteorologici e legati all’acqua sono aumentati del 500% negli ultimi 50 anni. Ecco un esempio tipico della disinformazione, anzi dalla pura menzogna che arriva dall’alto. Come detto ci sono tabelle come quella qui sotto basata sui dati del CRED EM-DAT, lo stesso database su cui WMO, l’Organizzazione meteorologica mondiale e Guterres basano le loro false affermazioni. Stime preliminari suggeriscono che circa 11.000 persone hanno perso la vita quest’anno a causa di disastri meteorologici e climatici, una cifra intorno alla media dell’ultimo decennio. Il tasso di mortalità complessivo è di circa 0,14 persone per milione ed era uno dei cinque tassi di mortalità annuali più bassi da quando i dati sono stati raccolti. Solo due decenni fa, la cifra era 20 volte superiore a 2,9 per milione. La diminuzione dell’impatto umano dei disastri è un successo scientifico e politico che è ampiamente sottovalutato. come del resto qualunque buon risultato che dimostra come si possa lavorare bene anche senza emergenze fasulle.
Naturalmente nessuno conta gli eventi estremi e solo pochissimi sanno come arrivare ai dati, quindi mentire per la gola è qualcosa che funziona perché a forza di farlo le bugie diventano verità Ma se le temperature calano, scende la neve e vengono cancellati migliaia di voli (2200 per la precisione) a causa delle prime avvisaglie della tempesta di neve, allora il riscaldamento globale diventa qualcosa di così lontano dalla realtà del momento che un certo numero di persone potrebbe essere indotto a guardarsi i dati e magari leggere qualche libro invece di dare per scontato ciò che dice la grande stampa. In realtà il riscaldamento globale è un tema da spiaggia cui tutti danno un credito sensoriale durante l’afa.
Fonte: ilsimplicissimus2.com