Il nuovo ordine mondiale impugnato dalla oligarchia finanziaria anglo-americana, per riparare e contenere la grave crisi che opera dal 2010 minando le basi del globalismo finanziario, ha mostrato attraverso la dittatura sanitaria la vera faccia totalitaria delle democrazie neoliberali.
La pandemia, imposta dalla fase di accelerazione di sviluppo dei nuovi mercati delle bio-tecnologie, ha rappresentato, grazie alla totale sudditanza dei governi fantoccio nei confronti delle elites globaliste, un businnes colossale; forse il più grande “affaire” finanziario dopo quello del “Progetto Genoma” da tre miliardi di dollari inaugurato dagli States alla metà degli anni 80 e poi successivamente in Europa, nell’ambito della deregulation delle politiche neoliberiste applicate nel campo della ricerca scientifica e dei sistemi sanitari.
Un business formidabile raccontato al popolo come l’espressione metafisica, superiore, neutra e universalistica della “scienza” che, in virtù di una presunta natura ontologica, si pone al di sopra delle proprietà dei mezzi di produzione di qualsiasi modello sociale.
Lo stesso paradigma positivista comtiano che definisce il concetto di scienza come una sorta di religione universale, un soggetto ontologico ed epistemologico superiore ad ogni altro sapere, raccontato attraverso il dogma neoliberista del “Progresso” da cui essa ne discende in modo indissolubile, e con il quale è stato introdotto il peggiore totalitarismo bio-sociale della storia della civiltà umana.
Un dogma, quello del progresso, utilizzato storicamente dal capitalismo allo scopo di omologare e alienare i popoli in una dimensione bio-riduzionistica individualista materialistica e massificante dell’esistenza umana immolata al servizio dei poteri dominanti.
In realtà, tutto ciò che il capitalismo e la sua classe dominante producono in tempi di pace sociale oppure di crisi e guerre imperialiste, dai bio-laboratori di farmaci e armi alle auto elettriche, dal “metaverso” alle tecniche di maternità surrogata, non rappresentano affatto quel concetto di scienza sul quale tutta l’epistemologia della scienza moderna affonda le proprie radici; ovvero, la diretta applicazione della teoria “Popperiana” che legittima e convalida la scienza come principio di metodo e strumento oggettivo quantificabile e falsificabile di investigazione e ricerca della realtà.
La validità e legittimità della scienza moderna sono infatti indissolubilmente legate al metodo di ricerca (misurabile quantificabile e falsificabile) di cui ne rappresenta l’essenza e il cuore, e che, attraverso il pensiero razionalista e positivista, rappresenta e “riduce” la realtà alienandola dalla sua dimensione metafisica. E’ dunque il “metodo” di ricerca, lo strumento di investigazione della realtà, che sostanzia il concetto di scienza moderna, e non, al contrario, l’oggetto e l’ambito di ricerca sviluppato dal potere dominante, dall’intelligenza artificiale in campo biologico e militare, ai farmaci genetici e gender fino alla sorveglianza e controllo sociale digitale. Questi “oggetti” di ricerca che il potere dominante sviluppa e trasforma in mercati di scambio e merce assumendoli anche come criterio di ricchezza e benessere capitalista (PIL), costituiscono infatti gli strumenti economici sociali e ideologici di dominio e controllo neoliberista, il cui unico valore è quello di mercato e finanziario. Tuttavia, proprio questo rovesciamento epistemologico del concetto di scienza attribuito erroneamente e propagandisticamente agli oggetti di ricerca sviluppati dalle elites dominanti, opera alla base di tutto il dibattito drogato dall’ipnosi progressista, più o meno radicale, in cui il principio di verità viene intrappolato nella tela di ragno di una presunta falsa e inesistente natura ontologica.
La scienza del XXI secolo è, piaccia o meno, il prodotto storico delle forze produttive capitaliste il quale, dopo il crollo del modello sovietico e la “fine della storia” e della guerra fredda, regna incontrastato attraverso il colonialismo economico-scientifico neoliberista. Una dominazione che ha desovranizzato e depredato i governi europei della loro auto-determinazione in tuti gli ambiti e in particolare nel campo della ricerca.
Questa inarrestabile sudditanza scientifica da parte dei governi europei la cui ricerca pubblica è stata cancellata sotto i colpi delle privatizzazioni selvagge imposte dalle politiche neoliberiste, rappresenta il traguardo del colonialismo anglo-americano che oggi, attraverso la governance totalitaria dei governi piegati ai poteri dei poteri sovranazionali, spadroneggia in tutto l’occidente. Il dikat della costruzione di bio-laboratori BLS4 specializzati in funzioni di guadagno insieme al progetto di incremento su tutto il territorio italiano di altri BLS3, costituisce la realizzazione del progetto di governance mondiale della sanità finalizzato al controllo e la sorveglianza biologica e sociale prevista dall’agenda 2030.
È precisamente in questo distopico teatro di totale sudditanza geopolitica e colonialismo economico-scientifico in cui opera la sanità italiana, che deve collocarsi il dibattito sulla legittimità dei biolaboratori, che, per tutte le ragioni che abbiamo visto, dovrebbe scongiurare la trappola del falso piano ontologico in cui il tema dei biolaboratori (così come del resto tutta la vicenda Emergenziale Pandemica / vaccinale) vengono propagandati.
La riflessione sulla legittimità di questi veri e propri presidi territoriali, dovrebbe invece concentrarsi sul carattere socio-economico e geopolitico del quadro politico italiano in cui essi si realizzano e su alcuni fondamenti che ne determinano la qualità e utilità sociale:
*la loro reale natura di classe e funzione sociale
*il rispetto del principio di autonomia e di governance politico-economica nazionale
E’ indispensabile infatti che la discussione verta sulla effettiva sovranità nazionale delle politiche di ricerca scientifica e di carattere sanitario. Poiché è proprio dalla effettiva e concreta capacità di auto-determinazione politica ed economica che possono realizzarsi ed essere rispettate le diverse dimensioni individuali e collettive che configurano il concetto di salute e di assistenza sanitaria, dalla libertà personale (auto-determinazione) al rispetto e affermazione dei diritti di partecipazione e decisione dei processi di cura della vita collettiva e individuale.
Sulla base di questa riflessione dovrebbe urgentemente prendere forma una decisa opposizione alla deriva del progetto di ampliamento e rafforzamento sul territorio italiano di presidi delle big pharma eterodiretti dal Pentagono, e, insieme, la richiesta di una moratoria che sospenda la realizzazione dei diktat NATO-UE. È urgente e indispensabile che tale dissenso e opposizione si articoli in più ampio progetto politico di recupero completo e totale del finanziamento pubblico della sanità finalizzato al ripristino del principio universalistico dell’assistenza sanitaria libera da qualsiasi vincolo finanziario, in grado di ricollocare i bisogni e la tutela della salute dell’individuo e della collettività al di sopra del modello neoliberista basato sullo scambio economico e il profitto.
Militante del Fronte del Dissenso – Umbria