Ricorre proprio in questi giorni il triste anniversario del varo del dl Lorenzin, convertito poi nei mesi successivi dalle rispettive Camere nella legge 119/17, ormai famosa per essere riuscita a creare un profondo strappo nella vita sociale e scolastica dei bambini e delle loro famiglie. Un provvedimento irrispettoso dei diritti naturali dei piccoli, preparatorio al percorso che portò successivamente alla trasformazione dei cosiddetti Collegi in Ordini Professionali, e quindi con l’accorpamento di diverse professioni che dovettero obbligatoriamente essere configurate in un ordine professionale di tipo sanitario (ad es. formatori, tecnici, logopedisti, ecc), il tutto funzionale per poter bene identificare la categoria sanitaria e di conseguenza controllarla attraverso raccomandazioni, obblighi e interventi diretti da parte degli Ordini Professionali di appartenenza, qualora qualche loro “obbligatoriamente” iscritto avesse avuto rimostranze a seguire il percorso tracciato dal Ministero della Salute.
Il Decreto lacrime e sangue nella sua forma originaria prevedeva degli obblighi e dei provvedimenti di gran lunga peggiori rispetto alla sua versione emendata, che si è potuta ottenere solamente dopo una lotta di piazza senza sosta durata ben tre mesi, sotto il sole cocente dei sanpietrini romani e culminata al Mirafiori di Pesaro.
Multe pari a migliaia di Euro, perdita della podestà genitoriale, impossibilità di frequenza anche per la scuola dell’obbligo, 11 vaccini obbligatori: questa la ricetta “sinistra” per convincere milioni di famiglie circa la bontà dei sieri, tra i quali uno sottoposto a monitoraggio addizionale e quindi di fatto sperimentale (ndr. Pneumococco), ricetta che nell’immediato non convinse assolutamente le famiglie che avevano già da anni iniziato il percorso previsto dalla legge in forma di obiezione attiva e non si sono piegate agli obblighi, manifestando e intentando all’arrivo delle sanzioni moltissimi ricorsi, creando asili alternativi e in diversi casi anche riuscendo a far terminate ai propri figli la scuola materna statale. Tanti furono però anche i casi di bambini letteralmente allontanati da scuola dalle forze dell’ordine in un clima di forte tensione ma allo stesso tempo di tenace e coraggiosa non arrendevolezza dei genitori, mentre la quasi totalità della classe medica si tappava occhi e orecchie non immaginando che qualche anno dopo sarebbe stato il loro amarissimo turno.
Di quegli anni, da madre obiettrice e attivista, non dimentico un singolo istante: la disperazione, la speranza, il coraggio di lottare per i propri figli e quelli di tutta la nazione, i giorni e le notti passati al telefono con gli avvocati e i genitori, a scrivere memorie difensive, a cercare pediatri veri, figli di Ippocrate, che potessero consigliare o esonerare bambini affetti da gravi problematiche ma, per la scienza (la scienza del dollaro naturalmente), vaccinabili. Era solamente l’inizio e noi lo avevamo capito. Eravamo soli e lo sapevamo bene, ma non per questo abbiamo smesso di lottare pur sapendo di non poter scongiurare ciò che sarebbe avvenuto dopo.
Oggi l’operazione pandemica è da poco terminata e gli effetti sono stati devastanti.
Forse più che mai adesso è evidente che la coercizione colpisce a fasi alterne, su categorie e classi sociali ben differenziate per evitare che la cittadinanza insorga collettivamente e dovrebbe essere ormai sotto gli occhi di tutti il fatto che un popolo disunito non organizzato profondamente nella sua forma di resistenza non può lontanamente sperare di salvare il proprio futuro.
* membro del Fronte del Dissenso -Umbria