LIBERIAMO  L’ ITALIA  E IL GOVERNO  DRAGHI

Risoluzione approvata dalla Direzione nazionale di LiT il 22 febbraio 2021

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1) L’arrivo di Draghi segna l’apertura di una nuova fase politica. Chi vuole impegnarsi nella costruzione di un’adeguata ed efficace opposizione deve comprendere anzitutto il significato e la portata di questo passaggio. Come è stato esplicitato nel suo discorso programmatico, quello di Draghi si preannuncia come il governo del Grande Reset; un disegno che punta a trasformare l’Italia in un luogo di sperimentazione avanzata delle nuove ricette della cupola globalista.  E’ da questa consapevolezza che bisogna partire. Costruire l’opposizione è dunque urgente, ma altrettanto importante è che tale opposizione sappia qualificarsi come proposta di una radicale alternativa, con una sua visione ed un suo diverso modello di società.

2) Il governo Draghi rappresenta l’ennesimo tentativo di reazione da parte del sistema neoliberista in crisi. Il neoliberismo è la forma concreta assunta dal capitalismo negli ultimi quarant’anni, dopo gli scricchiolii del sistema negli anni ‘70 del secolo scorso. Ma il neoliberismo, sviluppatosi a partire dalla Gran Bretagna e dagli Usa, è anch’esso un modello in crisi. Privatizzazioni, liberalizzazioni, deregulation, precarizzazione del mercato del lavoro, sono state delle droghe utili a rivitalizzare il corpo malato del capitalismo per alcuni decenni. Oggi, però, queste ricette (ancorché riproposte a beneficio dei soliti noti) paiono del tutto inadeguate allo scopo. Da qui l’obiettivo più ambizioso, del quale il governo Draghi è parte, di una ristrutturazione più violenta e profonda dell’intera società. Simbolo di questo progetto è la spinta alla digitalizzazione estrema, come mezzo per la disgregazione del mondo del lavoro, per la cancellazione di storici diritti, per la spinta ad un’atomizzazione sociale funzionale al dominio di una ristretta oligarchia.

3) Draghi, che nel suo discorso d’insediamento non ha mai fatto riferimento al rispetto della Costituzione, è arrivato a Palazzo Chigi anche per la disfatta di un intero sistema politico, di una crisi dei partiti che ha segnato una nuova e più pesante tappa, portando con sé lo stravolgimento di ogni regola di una repubblica parlamentare consegnatasi ormai ad un presidenzialismo de facto che potrebbe alla fine sfociare in presidenzialismo de jure. Nella penosa vicenda politico-parlamentare che ha portato al nuovo governo, spicca in particolar modo la  miseria  delle  forze che, sia  pure  ambiguamente,  avevano  flirtato  con un  atteggiamento critico, quanto  meno euroscettico, nei confronti  dell’Unione Europea. Oggi queste forze (Lega e M5s) sono addirittura entusiaste di un governo che afferma la centralità della collocazione  organica  dell’Italia  nella gabbia dell’UE e della NATO. Un governo che, per bocca del suo presidente, sorride alle ulteriori “cessioni di sovranità”, che rivolgendosi al parlamento italiano è giunto ad esprimere “rispetto” (sic!) per il “vostro paese”. Queste parole non sono un semplice lapsus. Esse rivelano, piuttosto, il ruolo effettivo di Draghi come commissario dell’UE. Un vero Gauleiter potremmo legittimamente definirlo! Ma ovviamente Draghi, a differenza di chi lo ha  preceduto, non è una banale pedina da utilizzare e sacrificare nella logica del gioco politico-strategico, bensì un componente di quella Cupola Transnazionale espressione  non  già  dei  paesi, delle  nazioni,  degli stati di provenienza,  ma essenzialmente  del capitale  finanziario  che  per  sua  natura  non  ha  né Patria né appartenenze se non al profitto o, per essere più precisi, al bisogno vitale della valorizzazione del  capitale nella sua forma più pura e conseguente.

 4) Al di là della sua durata temporale, l’obiettivo strategico del governo Draghi è dunque quello del definitivo ancoraggio dell’Italia al carro del “peggior padrone”, quella finanza speculativa transnazionale che ha nella UE – oltre che negli USA post-trumpiani di Biden – la sua dimensione territoriale ed istituzionale. Se Trump tendeva a considerare gli USA come un soggetto distinto dal capitalismo globalista, Biden è invece l’espressione di un nuovo indissolubile matrimonio tra il potere politico, Wall Street e le Big Tech della Silicon Valley rafforzatesi alla grande grazie al Covid. E’ questo il carro oggi vincente del globalismo del Grande Reset al quale Draghi cercherà di agganciare, portandola in dono, l’Italia. Da qui l’ossessivo richiamo alla Nato ed all’atlantismo, quasi il governo precedente non fosse stato sufficientemente servile.

5) Nonostante il suo attuale consenso, frutto non inatteso della pittoresca deriva delle forze parlamentari da sempre a parole contro il “governo dei tecnici”, il disegno di Draghi potrebbe incontrare ostacoli di non poco conto. Se la riforma della pubblica amministrazione sembra coincidere più che altro con un violento approfondimento del processo di digitalizzazione, se quella del fisco partorirà come sembra una modestissima riformucola in linea con quella immaginata dal governo Conte, ben più difficili sembrano le risposte sul piano economico e sociale. Mentre il dramma della disoccupazione di massa sta per esplodere con la fine del blocco dei licenziamenti, la stessa cosa può dirsi per la crisi infinita di centinaia di migliaia di piccole aziende disastrate da quella sciagurata politica di chiusura del Paese che si vuol continuare a perseguire. In questo quadro, le finte risorse del Recovery Plan (finte in quanto prestiti, dunque nuovo debito) nulla risolveranno. Certo, dopo il crollo economico del 2020 non sarà difficile mettere a segno un fisiologico rimbalzo, ma da qui ad uscire dalla crisi infinita iniziata nel 2008 ce ne passa.

6) E’ in questo contesto che dovremo misurarci con il primo dei compiti: la costruzione di una forte opposizione, l’elaborazione di una strategia per l’alternativa al sistema neoliberista. Non sarà un compito facile. Della dissolvenza delle forze istituzionali abbiamo già detto, ma in questo anno di Covid anche le forze del sovranismo costituzionale non hanno certo brillato. Occorre dunque una svolta! Un salto di qualità sul piano organizzativo, come pure sul terreno teorico, culturale e programmatico. Bisogna innanzitutto battere il settarismo e l’idea dell’autosufficienza. Liberiamo l’Italia è su questa strada, quella dell’unità, fin dalla sua costituzione. Ma oggi, di fronte alla sfida del governo Draghi, è giunto il momento di passare dalle parole ai fatti. A causa della capitolazione di M5s e Lega, lo spazio per una nuova opposizione popolare è ampio e tenderà ad allargarsi. Mentre nel campo leghista non si alza nessuna voce di dissenso (vedi l’ingloriosa fine di certi personaggi) è di grande importanza la pur tardiva frattura avvenuta nei gruppi parlamentari dei 5 stelle, che testimonia quanto largo sia il disssenso tra gli elettori di quello che fu il primo partito. Consideriamo nostro compito, pur nella profonda distanza culturale e politica dai valori e dai principi fondanti di questa forza, dialogare e incontrare questa parte viva del Movimento 5 Stelle. Compito ancora più importante e urgente visto che dobbiamo contrastare il palese tentativo del regime di consegnare alla destra liberista di Fratelli d’Italia il titolo di “nemico”  del governo Draghi così da consentirgli la possibilità di occupare ed egemonizzare il campo dell’opposizione.

7) Il fatto che il blocco dominante abbia infine deciso di giocare la carta estrema di Draghi è in fin dei conti un sintomo di debolezza, una scommessa ad oggi priva di un “piano b”. Ma con la nuova maggioranza di governo si è fatta pulizia anche delle forze pseudo-sovraniste. Sotto questo profilo la credibilità della Lega e del M5s è oggi pari a zero, ma lo spazio che si è così aperto potrebbe venire interamente occupato dai rottami di “Fratelli d’Italia” solo se le forze del sovranismo costituzionale restassero divise ed impotenti come negli anni passati. E’ questo uno scenario che va impedito in tutti i modi.

8) Liberiamo l’Italia mentre s’impegna a costruire un forte partito unitario del sovranismo costituzionale e democratico, agirà per rafforzare l’opposizione al governo Draghi, nella prospettiva di un Fronte del Rifiuto  che organizzi e sostenga tutte le mobilitazioni sociali per il diritto al reddito ed al lavoro, per la difesa delle libertà costituzionali contro la prosecuzione dell’emergenzialismo autoritario in materia di Covid.

La Direzione nazionale di Liberiamo l’Italia

22 febbraio 2021