Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo dossier
Crisi Agroalimentare, Climatica, Ambientale e Sanitaria
– Le proteste degli Agricoltori e le soluzioni Agroecologiche disponibili da 30 anni attraverso le Politiche Agroambientali europee
– Agroecologia e Biodiversità per lo Sviluppo Rurale, nella tutela della salute ambientale e resilienza verso i cambiamenti meteo-climatici
L’Agroecologia bio-regionale si avvale di tecniche differenti (agricoltura biologica, consociazioni tra colture, agro-forestazione, permacultura) e dei più avanzati metodi agronomici e di difesa biologica delle colture, sinergici e rigenerativi della fertilità dei terreni, per garantire la compresenza fruttuosa di produzioni alimentari e diversità biologiche locali, ai fini della
Sovranità Alimentare Territoriale, garantendo in tal modo anche prezzi equi per agricoltori e consumatori, proteggendone la salute reciproca. Riducendo in tal modo stoccaggi e trasporti di derrate in tutto il mondo, con spreco energetico ed alimentare e speculazioni a danno dei produttori agricoli italiani ed europei (50% delle produzioni agricole si perde per gli scarti di pezzatura/microdifetti alla produzione e nei circuiti della grande distribuzione).
Oggi non dobbiamo abbandonare i terreni agricoli, soprattutto dopo che questi hanno perso in 70 anni di produzione industriale gran parte della loro fertilità, per la distruzione dell’Humus causata dai disseccanti (es. Glifosate), diserbanti, liquami d’allevamenti industriali, concimi e pesticidi chimici. Sottoponendo in tal modo i territori al dissesto idrogeologico e alle alluvioni per la riduzione progressiva della capacità di trattenimento e infiltrazione idrica dei terreni. L’humus è infatti la spugna biologica e nello stesso tempo il collante della struttura dei terreni che ad ogni pioggia perdono fertilità, si spappolano e si erodono… per migliaia e migliaia di ettari, fino alla desertificazione che interessa ormai il 30% delle superfici agricole, mondiali e nazionali. Creando siccità ed alluvioni… le 2 facce della stessa medaglia. Con perdita progressiva del valore nutritivo degli alimenti, del loro profumo e sapore (e dei nostri sensi)… causa la riduzione della biodiversità microbiologica e nutrizionale nei terreni.
Dobbiamo altresì coltivare e curare i territori in modo Agroecologico sinergico e rigenerativo, con sempre più giovani agricoltori, grazie ai contributi a fondi perduto previsti per il loro insediamento, per l’agricoltura e l’allevamento biologico, il benessere animale e le misure agro-climatico-ambientali, queste ultime destinate proprio alla resilienza meteo-climatica, al recupero della fertilità, protezione del territorio e della salute ambientale. E non a un’agricoltura definita Integrata basata ancora sulla chimica tossica, nociva e non biodegradabile, il cui bio- accumulo ha da tempo superato i livelli di sopportazione biologica, invece che sulle tecniche alternative, obbligatorie e prioritarie, come stabilito dalle leggi vigenti e dai Principi Precuauzionali Costituzionali, recentemente rafforzati.
L’Agroecologia bio-regionale e la sostituzione della chimica, rappresentano l’unica via naturale percorribile per alimentare il pianeta, come ci ricorda anche la FAO, attraverso un’immediata riconversione biologica e il restauro del paesaggio rurale, basandosi in primis sulle foto aeree del dopoguerra, ovvero ripristinando la memoria dei nostri padri, per garantire il futuro ai nostri figli. Essa deve guidare i Programmi di Sviluppo Rurale Nazionali e regionali per tutelare la Biodiversità e la salute ambientale, prevenendo il dissesto idrogeologico nella “resilienza” produttiva e protettiva, verso i cambiamenti climatici. Dobbiamo ripristinare siepi e boschetti, canali di scolo, alberature, in particolare quelle traspiranti (Salici, Pioppi, Platani, etc.) lungo i canali di scolo delle acque, paesaggi frutto della saggezza ed esperienza contadina secolare sui territori, in pochi decenni devastati dalla meccanica e dalla chimica. Restaurando in tal modo il dissesto idrogeologico;
Inserire coltivazioni di copertura continua dei terreni durante l’inverno e l’estate, prima di seminare le coltivazioni principali (colture da sovesci), così come le “cover crops” e l’inerbimento delle coltivazioni arboree, in modo da aumentare l’humus e la biodiversità dei terreni, fissando in tal modo la CO2 e gli altri gas climalteranti, consente anche di ricompensare gli agricoltori attraverso i crediti di carbonio conseguenti con la rigenerazione della biodiversità dei territori e dell’humus
Portando la gestione forestale verso i boschi d’alto fusto, preservando il sottobosco e le “piante Madri” …secolari, garantendo produzione di legname “agro-ecologica”.
Fornendo l’assistenza tecnica e la formazione Agroecologica necessaria, attraverso i fondi europei previsti ad hoc dai programmi di sviluppo rurale e per le organizzazioni dei produttori di settore (OP).
Le recenti proteste degli agricoltori e allevatori
Gli agricoltori non possono chiedere ulteriori sostegni al reddito senza contropartite, ovvero ad ettaro coltivato o a capo allevato continuando ad usare pesticidi sintetici e mangimi industriali a base di ogm prodotti distruggendo foreste primarie e fertilità dei terreni… bensì usufruire appieno dei pagamenti di servizi alla collettività per ii benessere sanitario e ambientale collettivo, in primis quello degli stessi agricoltori, vittime economiche di un sistema agro-chimico ormai anacronistico e antiscientifico. Come previsto dalle politiche di sviluppo rurale agro-ambientali europee che da 30 anni compensano agli agricoltori biologici tutti i mancati ricavi e i maggiori costi, con maggiorazioni fino al 30% per le azioni collettive bio-territoriali, che comportano enormi benefici sociali. Dobbiamo sviluppare e sostenere esclusivamente una zootecnia “biologica”, basata sul carico di animali per ettaro alimentabile con le risorse aziendali e comprensoriali; con eventuali accordi tra produttori zootecnici (e di fertile letame) e quelli di foraggi biologici, i quali necessitano di letame per fertilizzare le proprie coltivazioni, foraggere e cerealicole.
La zootecnia industriale, oltre a produrre la gran parte dei gas climalteranti (Metano, ossidi di N, Ammoniaca, CO2 e vapore acqueo), inquina il territorio con i liquami ed è ormai insostenibile a livello economico…
E se dovessimo mangiare un pò meno carni e derivati zootecnici ne guadagneremmo in salute e ambiente, contribuendo alla sovranità alimentare dei popoli in modo sostanziale. Visto che il rendimento zootecnico è circa il 10 % rispetto agli alimenti ingeriti dagli animali e che a livello mondiale gli allevamenti industriali consumano almeno come 20 miliardi di esseri umani (mi tengo molto basso, ndr )… potremmo raddoppiare la disponibilità di proteine per l’umanità attraverso una dieta bilanciata a prevalenza vegetariana (senza integralismi, ne carni sintetiche !! …ne tantomeno farine d’insetti e OGM pericolosi per la salute umana, ndr), ripristinando le foreste primarie devastate per produrre mangimi ogm…
La scienza Agroecologica è matura, mentre la chimica non funziona più (vedasi i danni da Peronospora che ha distrutto al maggior parte delle produzioni viticole nel 2023), oltre ad essere dannosa in modo irreversibile, con residui non biodegradabili il cui bio-accumulo ha da tempo superato i livelli di sopportazione biologica.
Ad esempio, lo sfruttamento della Biodiversità funzionale con fasce di vegetazione fiorite, consociazioni colturali, siepi e sistemi agro-forestali avanzati consente di attrarre gli organismi utili in grado di controllare insetti e acari dannosi, restaurando la bellezza del paesaggio necessaria per la sanità “sensoriale” umana; ed oggi le bio-fabbriche producono centinaia di insetti e altri organismi utili che rendono anacronistici e controproducenti gli insetticidi e fungicidi chimici e che rappresentano l’esempio più avanzato di “agricoltura di precisione”, andandosi a cercare gli organismi dannosi uno per uno… con notevole beneficio economico per gli agricoltori grazie all’Agroecologia di precisione.
Sistemi di monitoraggio meteo-climatico e trappole sensoriali, ci permettono di gestire malattie e insetti con tecniche biologiche nei momenti più tempestivi, con mezzi meccanici sempre più tecnologici a disposizione per il controllo delle piante infestanti…
Le leggi e le risorse sono già a disposizione da 30 anni…
E i Diritti Costituzionali in materia, recentemente rafforzati (Art. 9, 32, 44 – Costituzione Italiana), si esprimono proprio attraverso l’Agroecologia, strumento del nuovo Umanesimo …a tutela delle future generazioni.
L’Italia deve rappresentare il Faro Agroecologico europeo in grado di creare sinergie con gli altri paesi nella riconversione agroeco-biologica complessiva, guidata dalla sapienza delle nostre tradizioni agroalimentari, con conseguenti vantaggi reciproci nell’import-export delle materie prime e deile bio-eccellenze agroalimentari tradizionali, trasformate in modo artigianale secondo le “antiche ricette” basate sulle varietà autoctone e la biodiversità locale.
Mentre oggi, invece, assistiamo sempre più alla perdita di qualità delle nostre produzioni tipiche spesso realizzate con ingredienti importati da coltivazioni industriali, ogm, additivi sintetici, che contrastano e svuotano la tradizione agroalimentare italiana originaria, la più imitata al mondo. Che dobbiamo difendere attraverso la qualità delle materie prime biologiche e la scienza agroecologica per produrle… in Italia come in tutta Europa, perché nò…
I Bandi dell’Emilia Romagna
I bandi dell’Emilia Romagna per la rigenerazione dei borghi abbandonati e dei Bio-territori agro-ecologici, con insediamento degli agricoltori a presidio del territorio, per la sua tutela ambientale e sanitaria, nel ripristino della fertilità e resilienza idrogeologica, vanno in tal senso.
Così come i recenti bandi del Programma di Sviluppo Rurale Regionale dell’Emilia Romagna per il recupero delle razze animali e delle varietà vegetali tradizionali a rischio di estinzione, che dovrebbere essere realizzati esclusivamente attraverso tecniche biologiche, visto che razze e varietà antiche non si adattano all’uso della chimica o dei mangimi, bensì alle tecniche tradizionali, al fertile letame ed ai foraggi biologici, pena l’impossibilità di mantenere le caratteristiche organolettiche e nutrizionali originarie e inimitabili… che possiamo definire “Agroecologiche”. E’ noto ad esempio che il Parmigiano non può essere prodotto se si alimenta il bestiame con insilati o mangimi OGM, ma necessita del fieno di erba medica… “come una volta”…
Il terzo bando Emiliano-Romagnolo per il ritiro dei seminativi dalla produzione a fini ambientali e di tutela della Biodiversità, va gestito anch’esso in modo agroecologico, limitandolo come previsto alle aree umide e marginali, laddove potrebbe essere possibile anche un allevamento o delle produzioni da raccolta integrative, come l’apicoltura, essenze officinali ed altri prodotti della tradizione artigianale locale. Mentre lo sfruttamento a fini energetici appare alquanto inopportuno, soprattutto in considerazione del fatto che lo sviluppo degli impianti fotovoltaici dovrebbe interessare in primis le superfici dei capannoni industriali, stalle, capannoni agricoli e fienili, abitazioni cittadine e rurali, già sottratte ormai alla produzione agricola e che potrebbero consentire l’autosufficienza elettrica e un ottimale sfruttamento in loco (sovranità energetica), da parte delle attività agricole e industriali insediate…
Perché sacrificare altri terreni agricoli compromettendo il paesaggio e la sovranità alimentare?
Oltretutto lasciando il nostro sole per 30-40 anni in mano alle multinazionali energetiche che agli agricoltori pagano solo un modico affitto…
Mai abbandonare in ogni caso terreni produttivi come le risaie o i cereali e legumi del sud (come avvenuto ad esempio in Basilicata per 20 anni… molto meglio investire gli stessi soldi per la produzione agroeco- biologica, sempre più richiesta dal mercato…
E per coloro che intendessero riconvertirli ad impianti agro-foto-voltaici, insomma… meglio un piatto di riso locale o di farro antico, potente energia vitale per il nostro corpo… che qualche kw in più… per garantire la sovranità alimentare nel futuro dei nostri figli.
Modifiche costituzionali in materia ambientale, benessere animale e tutela delle future generazioni e considerazioni agroecologico-forensi e in merito ai fondi europei per la politica agricola.
LEGGE COSTITUZIONALE 11 febbraio 2022, n. 1
Modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell’ambiente. (22G00019) (GU Serie Generale n.44 del 22-02-2022) note: Entrata in vigore del provvedimento: 09/03/2022
Nel corso della XVIII Legislatura, per la prima volta nella storia repubblicana, è entrata in vigore una revisione costituzionale dei principi fondamentali di cui agli articoli da 1 a 12 della Costituzione. La legge costituzionale n. 1 del 2022, infatti, modifica, tra le altre cose, l’articolo 9 della Costituzione introducendovi il principio della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni e quello della tutela degli animali, nelle forme e nei modi definiti con legge statale.
Modifica, inoltre, l’articolo 41 della Costituzione, prevedendo che l’iniziativa economica non possa svolgersi in modo da recare danno alla salute e all’ambiente e che la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini ambientali.
Art. 9 costituzione revisionato:
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica [cfr. artt. 33, 34].
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.
Articolo 41 revisionato
L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali [cfr. art. 43].
Inoltre, l’art. 32 della Costituzione Italiana tutela la salute come diritto inviolabile
Segnalo inoltre altri articoli importanti per la materia agroecologica nella costituzione italiana (vedasi mio articolo sul testo “Getta un seme” – Ed. Nuove Direzioni, pag 24 (schema finale di diritti costituzionali violati in materia di pesticidi)
in particolare:
Art. 3 comma 2 Costituzione
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
E’ per questo motivo che la riconversione agoecologica viene pagata dalla collettività, attraverso i fondi agroambientali europei, per l’agricoltura biologica e il benessere animale, le misure agrocimatico- ambientali, espressi attraverso i bandi regionali che devono sostenere gli agricoltori pagando loro tutti mancati ricavi e i maggiori costi,più un 30% per le azioni collettive bio-territoriali, come previsto dai Regolamenti europei in materia elaborati a partire dal 1992…
Sostenendo inoltre le spese di certificazione (3.000 €/annui ad azienda) assistenza tecnica (4.500€ annui ad azienda – 80% dei costi), formazione, innovazioni (100% a fondo perduto), insediamento di giovani agricoltori (50.000 € a fondo perduto), assicurazioni agevolate con polizze rimborsate al 70%, tra cui quelle per la difesa e cura biologica …mai purtroppo attivate,
ndr… con i conseguenti disastri causati dalla peronospora e non solo…
Ma la maggior parte di questi fondi sono stati sino ad ora sperperati per un’interpretazione falsificante della Produzione Integrata che in Italia non verifica ancora l’impiego obbligatorio e prioritario di tutte le tecniche alternative ai pesticidi sintetici, mentre i disciplinari di produzione integrata limitano solamente l’impiego dei pesticidi chimici sintetici, oltretutto non controllabile in assenza di una prescrizione obbligatoria da parte del Consulente Fitosanitario, come previsto dalla Circolare “Atto Fitoiatrico” – Ordine Nazionale degli Agronomi – 2010.
Si continuano a finanziare inoltre misure di benessere animale fittizio e presunte agricolture “conservative”… a base di Glifosate… prima delle semine, così se poi piove un po troppo abbiamo alluvioni e dissesti dei terreni nudi …vedasi Senigallia-Val d’Aso.
Considerazioni Scientifiche Agroecologiche di Diritto Forense
Nel rispetto della Costituzione e leggi derivate tutte le tecniche agroecologiche alternative ai pesticidi e mezzi chimici sintetici, definiti pericolosi per la salute (dal D. lgs.150 /2012 sull’uso sostenibile dei Prodotti Fitosanitari), devono essere obbligatorie in quanto prioritarie, come previsto nelle norme Europee sulla Produzione Integrata – Decisione Ce del 30-12-1996 – All. 1 Norme OILB (Organizzazione Internazionale della Lotta Biologica).
Tutti gli agricoltori, dal momento che la produzione integrata è obbligatoria dal 2014, dovrebbero usare sempre prioritariamente le tecniche alternative e biologiche, prima di poter impiegare un eventuale prodotto chimico di sintesi, solo su autorizzazione di un consulente fitosanitario attraverso un Atto fitoiatrico (Circolare Atto Fitoiatrico – Ordine Nazionale degli Agronomi – 2010) e solo al superamento di soglie economiche di danno che giustifichino l’intervento chimico per insufficienza delle tecniche alternative, oggi ampiamente efficaci, come dimostra lo sviluppo delle produzioni biologiche su larga scala.
Nel documento ufficiale “LINEE GUIDA NAZIONALI DI PRODUZIONE INTEGRATA DELLE COLTURE: SEZIONE DIFESA FITOSANITARIA E CONTROLLO DELLE INFESTANTI” (ultima revisione – Rev. 8 Del 24/11/2023 LGNDI/OTS), redatto dal GDI il giorno 22/11/2023 – Approvato dall’OTS il giorno 24/11/20233, al punto 3. Criteri adottati nella scelta dei prodotti fitosanitari è espressamente indicato: Nell’applicazione della difesa integrata devono essere privilegiati, ogniqualvolta possibile, i metodi non chimici di difesa fitosanitaria, così come prescritto dalla direttiva 2009/128/CE, ed indicati, avversità per avversità, nelle schede di coltura delle Norme tecniche. Laddove questi metodi non risultassero sufficienti al contenimento delle avversità è consentito il ricorso all’utilizzo delle sostanze attive presenti nelle schede di coltura.
Ma, purtroppo, nonostante oggi abbiamo a disposizione tecniche agroecologiche di base che sfruttano la biodiversità naturale e centinaia di insetti e altri organismi utili disponibili, moltissimi mezzi agroecologici e biologici per la difesa delle coltura (prodotti naturali e botanici, mezzi meccanici, fisici, agronomici, rotazioni colturali, consociazioni, agro- forestazione, piante attrattive, resistenza varietale, ecc, applicati ormai sul 20% dell’Agricoltura Italiana riconvertita alla produzione biologica, le norme nazionali sulla produzione Integrata non rispettano ancora quelle europee (Decisione CE del 30-12-1996 Allegato 1 Norme OILB sulla Difesa integrata, espressamente citata in premessa del D. Lgs.150/2012 che regola la materia, recependo la Direttiva Ue sull’Uso sostenibile dei Pesticidi).
Così in Italia la produzione integrata, nei disciplinari di riferimento delle diverse coltivazioni, rimane per lo più un elenco di Pesticidi chimici di sintesi ammessi per un numero di trattamenti consentiti (che spesso sono quelli impiegati normalmente nell’agricoltura chimica) con continue deroghe anche a usare prodotti vietati da tempo o non previsti dai disciplinari… senza il previsto obbligo prioritario di impiego dei mezzi alternativi, verificabile attraverso le fatture di acquisto dal sistema di controllo e certificazione.
In sostanza, una “difesa chimica Guidata” (dalle multinazionali agrochimico- farmaceutiche, ndr), non controllabile in mancanza di una prescrizione obbligatoria dei prodotti Fitosanitari chimici di sintesi attraverso un ricettario (Atto Fitoiatrico) da parte di un consulente fitosanitario, iscritti negli appositi Albi regionali.
Mentre il livello di accumulo nelle acque e bio-accumulo di residui chimici non biodegradabili e la distruzione delll’humus dei terreni è sempre peggiorato e oramai insostenibile con agricoltura e territorio troppo spesso…. “disintegrati”.
NB:
Si rammenta che ogni stato membro non può applicare un livello di tutela ambientale inferiore a quello minimo stabilito a livello europeo, mentre può nel caso, applicare una tutela superiore, come previsto dalle clausole di salvaguardia nazionale proprie del trattato europeo, come l’Italia ha fatto ad esempio in materia di OGM, vietandone le coltivazioni e l’immissione ambientale e recentemente sulla carne sintetica…
Inoltre, la produzione Integrata è divenuta obbligatoria dal 2014 (D. lgs. 150/2012), e pertanto non è più inseribile, tra le misure di impegno volontario agro-climatico-ambientale, riservate ad altre tecniche a beneficio collettivo, a compensazione dei maggiori costi. Come ci ricorda la Corte dei Conti UE nella sua relazione del 2020 sull’uso sostenibile dei Pesticidi, essendo obbligatoria l’Agricoltura Integrata deve legarsi solo al sostegno al reddito PAC e non a misure agro-climatico- ambientali a superficie.
L’adesione “volontaria” al sistema di qualità nazionale della produzione integrata (inventato dal Ministero agricoltura), che rappresenta una pratica “obbligatoria” (cosa di per se alquanto contraddittoria), prevista dalle “norme” italiane, può prevedere, pertanto, esclusivamente l’eventuale rimborso parziale dei costi di certificazione attraverso i fondi dei PSR Regionali e non pagamenti per impegni volontari a superficie, in quanto tali impegni sono obbligatori per tutti gli agricoltori, a condizionalità per esercitare l’attività agricola e percepire il sostegno al reddito PAC.
Tali pagamenti per l’agricoltura integrata, dal 2014 inserita arbitrariamente come sotto-misura dei pagamenti Agro-climatico-ambientali, proseguono invece illegittimamente da anni, sostenendo di fatto gli agricoltori che usano Pesticidi di sintesi e non le tecniche alternative, che giustificherebbero un maggior costo, presupposto per l’erogazione di un pagamento agro-ambientale per applicazione di tecniche eco- compatibili:
– dal 1997 con illegittimità nel merito della produzione integrata – vedasi l’allegato programma convegno OILB – COLIBRI “Agricoltura Biologica e Integrata: disciplinari e normative”, Bologna – Borsa Merci, Marzo 1996 con presentazione da parte del sottoscritto dei disciplinari di produzione peri il Reg. 2078/92;
– dal 2014 con doppia illegittimità essendo inoltre la Prod. Integrata obbligatoria in tutta Europa e pertanto non più inseribile, sic et simpliciter, tra i pagamenti agroclimatico-ambientali
Distraendo in tal modo miliardi di euro senza nessun beneficio ambientale, visto il peggioramento di tutti gli indicatori agro-clmatico- ambientali e sanitari registratosi nell’ultimo ventennio, tra cui il livello di residui di pesticidi nelle acque superficiali e profonde – ISPRA, perdita di biodiversità, incremento delle patologie cronico-degenerative (Eurostat – grafico allegato) e drastica riduzione della fertilità umana (www.ecofoodfertility.it / video di presentazione), ecc.; e il conseguente dissesto idrogeologico/siccità (due facce della stessa medaglia) causati dalla riduzione dell’humus con conseguente compromissione del trattenimento e dell’infiltrazione idrica dei terreni. Con vittime civili e danni economici enormemente superiori ai costi necessari per una riconversione agroecologia generale, verso l’agricoltura e l’alimentazione biologica.
Invece di finanziare la riconversione dalla chimica alla produzione biologica (obiettivo prioritario dei Regolamenti e norme europee) ed agroecologica (con i fondi agro-climatico-ambientali cumulabili al biologico) e il vero benessere animale attraverso gli allevamenti biologici e i pascoli…
L’albo Nazionale degli agronomi dovrebbe immediatamente vietare a tutti gli iscritti professionisti di firmare le pratiche agro-climatico- ambientali per l’Agricoltura Integrata, in quanto illegittime se non prevedono obblighi d’impiego delle tecniche alternative ai Prodotti Fitosanitari sintetici e in mancanza di un Atto fitoiatrico che ne prescriva l’eventuale necessità.
Cosi come un fittizio benessere animale, che non tiene conto dell’alimentazione del bestiame (dovrebbe essere biologica o, quanto meno, libera da OGM) ne del pascolo, trascurando gli allevamenti biologici che rispettano gli standard migliori, continua a sostenere allevamenti industriali i quali producono liquami inquinanti che sommergono i terreni ed emettono enormi quantità di gas climalteranti, come ammoniaca, ossidi di azoto, metano, CO2 e vapore acqueo…
In Puglia e altre regioni attraverso la dicitura “Agricoltura conservativa” nell’ambito delle misure agroclimatico-ambientali per impegni a “beneficio sociale” si è finanziato e si continua a finanziare addirittura l’uso del Glifosate prima delle semine dei cereali… distruggendo la biodiversità dei terreni e sottoponendoli ai pericoli di alluvioni e dissesti…
Alla faccia dei Diritti Costituzionali recentemente rafforzati…
Si auspica un intervento immediato per la modifica del Piano Nazionale di Sviluppo rurale e dei Complementi Regionali… e dei Disciplinari di Produzione Integrata e Benessere animale
…anche attraverso un’azione decisa della Corte dei Conti Nazionale e dei Tar…
Un ricorso al Tar Toscana effettuato dagli agricoltori biologici attende sentenza dal 2009…
Ricordando l’intervento di Cesare Mirabelli, Presidente emerito della Corte Costituzionale sul “Principio di Precauzione” al Convegno Agroecologia Strumento del Nuovo Umanesimo, 2015, Roma – San Lorenzo al Verano
Allegato
– programma di presentazione Ultimi Bandi del Complemento di Sviluppo Rurale Regionale Agroambientali, della regione Umbria appena aperto…
*Prof. Giuseppe Altieri, Agroecologo
Riconoscimenti
– Premio Internazionale Padre Pio 2016 alla carriera in Agroecologia
– Premio Gino Cantoro 2013, per il salvataggio degli Ulivi secolari del Salento
– Premio Sele 2017, riconoscimento speciale degli Enti Locali per la tutela della Salute Ambientale
– Riconoscimento dell’Ist. Scientifico Internazionale
MARENOSTRUM (Austria) 2010, per il miglior Programma Agroecologico di contrasto alla diffusione di Pesticidi ed OGM in Europa
Prof. Giuseppe Altieri, Agroecologo, Docente Ist. Sup. Agrario “A. Ciuffelli” Todi
Studio
AGERNOVA – Servizi Avanzati per l’Agroecologia e la Ricerca
Docente di Agroecologia, Fitopatologia, Entomologia e Biotecnologie – Ist.
Agrario Todi “A. Ciuffelli”
Loc. Viepri Centro 15, 06056 Massa Martana (PG)
tel 075-8947433, Cell 347-4259872
GRAZIE!!! Finalmente un articolo veramente informativo e di BUON SENSO!!!
È difficilissimo venire fuori da questa situazione. In un sistema capitalistico come quello occidentale, l’obiettivo di qualsiasi azienda (…anche agricola…) è massimizzare il profitto. Di conseguenza un imprenditore agricolo se deve scegliere tra guadagnare 100 € usando i prodotti chimici (… cancerogeni…) o guadagnare 60€ usando prodotti biologici e naturali (…non cancerogeni…) alla fine sceglierà comunque la prima soluzione. Pena essere spazzato via dal mercato chiudendo bottega.
La soluzione, teoricamente, sarebbe la totale messa al bando dei prodotti chimici(… a quel punto tutti i produttori agricoli potranno usare SOLO concimi e fertilizzanti naturali e biologici e quindi non ci saranno più “penalizzazioni” economiche per chi sceglie la produzione biologica…):
questa scelta tuttavia non è stata ancora fatta dai governanti occidentali (…e c’è da dubitare che venga fatta in futuro…)
Troppo grandi gli interessi delle multinazionali chimico farmaceutiche…
I nostri governanti parlano di “tutela del Pianeta” solo quando ciò torna utile ai loro PADRONI. In questo modo viene a galla la grande CONTRADDIZIONE-BLUFF della transizione green: da una parte vogliono sostituire le fonti energetiche fossili con quelle rinnovabili, dall’altra consentono la produzione e la commercializzazione di prodotti chimici cancerogeni e inquinanti nell’agricoltura. …Fertilizzanti e concimi chimici magari prodotti con fonti energetiche rinnovabili.
Francesco F.
Manduria (Ta)
P.s. ovviamente una volta banditi del tutto i prodotti chimici dall’agricoltura bisognerebbe anche,:
1) controllare che nel mercato italiano/europeo non entrino dall’esterno prodotti agricoli coltivati con l’uso di fertilizzanti e concimi chimici,
2) sostenere con gli opportuni finanziamenti, almeno per i primi anni, i piccoli e medi imprenditori agricoli nell’acquisto dei concimi e fertilizzanti biologici (…che presumibilmente per i primi tempi continueranno ad essere più costosi rispetto a quelli “vecchi” di tipo chimico.)
Francesco F.
Manduria (Ta)