Pubblichiamo di seguito l’intervento di Nello de Bellis, di Liberiamo l’Italia, all’assemblea regionale della Campania del Partito comunista, tenutasi sabato scorso, 26 febbraio.
Cari compagni, ringrazio voi tutti e in particolare il Segretario provinciale di Salerno, compagno Gennaro Nenna dell’invito a partecipare a questa importante assemblea. Sono Nello De Bellis della Direzione Nazionale di Liberiamo l’Italia ed invio questo intervento in forma scritta, non potendo oggi per ragioni di lavoro partecipare personalmente all’incontro.
Tralascio ogni altro preambolo e vengo subito alla materia del mio intervento. Mentre si svolge quest’importante convegno venti di guerra agitano l’Europa. Do per scontati, dato il contesto, la conoscenza delle cause prossime e remote dell’attuale conflitto e vorrei mostrare il nesso inscindibile che lega la resistenza dei nostri rispettivi organismi politici al Governo Draghi e alla guerra. Noi non ci facciamo illusioni di sorta sulle decisioni dell’attuale Premier, data la sua provata fede europeista e atlantista.
Mi permetto di rimandarvi all’allegato documento politico, che riassume e sintetizza l’articolata e complessa posizione di LIT sulla guerra in corso. Questo conflitto non è iniziato oggi, bensì otto anni fa, con l’Euromajdàn,con la cacciata del Presidente legittimamente eletto Janukovic (come era stato anni prima in Serbia con la demonizzazione mediatica di Miloscevic), con la persecuzione e gli attacchi militari dell’esercito ucraino alle popolazioni russofone del Donbass, con la strage della Casa dei Sindacati di Odessa, condotta dalle milizie fasciste di “Svobòda” e “Pravyj Sektor” nostalgici del collaborazionista Bandera ai tempi della II Seconda Guerra Mondiale e che oggi costituiscono il nerbo del Governo di Kiev, il cui sciovinismo nazionalistico è perfettamente funzionale al disegno di espansionismo nell’Europa dell’Est, fino al confine russo, degli Stati Uniti fin dai tempi di Obama e della NATO.
Con l’Ucraina ed il suo governo di ascari nazifascisti, oppressori di una parte del loro stesso popolo, la Russia ha pazientato 8 anni ed oggi ha deciso di intervenire dopo molteplici e gravissime provocazioni. Piaccia o non piaccia, è così. Mi soffermo ancora brevemente su questo punto assai sensibile e assai grave. Perché l”intero apparato mediatico, militare e politico euroatlantico si è scagliato, dopo una lunga e subdola preparazione, contro la Russia? Perché la Russia è l’unico spazio libero d’Europa, privo di basi NATO e della conseguente ed annosa sudditanza americana e dunque l’unico grande spazio (“Grossraum”, come avrebbe detto Schmitt) libero dall’ordoliberismo euro-atlantista.
La guerra in corso è la reazione rabbiosa del sistema occidentale al fallito tentativo di colonizzazione della Russia dopo il crollo dell’Unione Sovietica e la sciagurata parentesi dell’ubriacone balbuziente El’cin. Le stesse ragioni che ci spingono oggi ad esprimere solidarietà alle martoriate popolazioni del Donbass, costituite da consapevoli compagni antifascisti , memori delle epiche battaglie della II Seconda Guerra Mondiale in difesa della Patria socialista, operai e minatori, contro i nazifascisti di Kiev, ci inducono ad opporci risolutamente al Governo Draghi.
Esso rappresenta l’ennesimo tentativo di reazione del sistema ordoliberista. Il sistema neoliberista, come chiosava una riflessione della Direzione nazionale di LIT, è la forma concreta degli ultimi 40 anni del ciclo capitalista. Ma il neoliberismo, sviluppatosi a partire dalla Gran Bretagna e dagli USA, è anch’esso un modello in crisi. La politica di liberalizzazioni, privatizzazioni e precarizzazione spinta dei rapporti sociali ha sostenuto il sistema per alcuni decenni. Oggi però tali ricette appaiono sempre più inadeguate allo scopo di preservare la continuità del sistema capitalistico a livello nazionale, europeo e globale. Ecco dunque lo scopo di cui il Governo Draghi è parte strategica: una ristrutturazione profonda e violenta dell’intera società. Ecco perché la cupola eurista ha scelto l’Italia, con una gestione politica particolarmente intrusiva ed autoritaria della pandemia in questi due anni. Così si spiega la spinta alla digitalizzazione estrema come mezzo per la disgregazione del mondo del lavoro, per la cancellazione di diritti storici, per l’impulso ad un’atomizzazione sociale utile al dominio di una ristretta oligarchia.
Fin dal suo discorso programmatico di insediamento, in cui si è smascherato da solo con un clamoroso lapsus, esprimendo al Parlamento “rispetto per il vostro Paese”, si disvela il ruolo effettivo di Draghi nell’attuale contingenza: non semplice pedina sacrificabile come Conte nel grande gioco politico-strategico, ma fiduciario di massima ed anzi Gauleiter della grande cupola sovranazionale ,espressione non degli Stati di provenienza, ma essenzialmente del grande capitale finanziario, che non ha altro popolo, altra patria altro Stato che non sia il profitto a discapito del lavoro produttivo e dei vari ceti sociali.
L’obiettivo di fondo del governo Draghi è stato fin dal primo momento l’aggancio dell’Italia al carro del peggior padrone, quello della finanza speculativa sovranazionale i cui massimi referenti sono l’Unione Europea e gli USA di Biden. Quest’ultimo, dopo la parentesi trumpiana che voleva fare degli Stati Uniti un soggetto distinto del capitalismo mondiale, appare radicato nell’alleanza tra la Borsa di Wall Street e la tecnologia transumanista della Silicon Valley accresciuta a dismisura dal Covid. E’questa la tendenza in auge del Grande Reset, cioè della profonda ristrutturazione economico-sociale grazie alla digitalizzazione (come già detto) che si coniuga con l’ossessivo atlantismo e la pedissequa fedeltà alla NATO e agli USA.
In questi anni vi sono stati in Italia due assoluti: l’euro e il Covid. Il primo è servito in nome di un malinteso europeismo a smantellare lo stato sociale e i diritti economici, il secondo quelli civili e costituzionali. Il Green Pass e gli obblighi vaccinali sono stati il punto d’arrivo di una strategia che, come ribadiamo noi di Lit, è iniziato con la svendita dell’industria e della finanza di Stato per propiziare l’ingresso di un’Italia dimidiata nell’ordoliberismo di Maastricht nel lontano 1992 con un patto occulto e scellerato tra i grandi magnati della finanza anglosassone e gli esponenti del potere politico-economico italiano: Ciampi, Prodi e Draghi.
E’ importante stabilire, in chiave di ricostruzione della storia italiana questo passaggio cruciale e la continuità che ne deriva per una chiara linea politica per l’oggi. Concludendo, non si può oggi lottare contro il Green Pass e la deriva anticostituzionale e liberticida che vi è sottesa senza collegarla al disegno di Grande Reset che incombe ed alla fase neoliberista ed eurista che la precede e che ne costituisce il presupposto. Non si può attuare nella società e nei movimenti una resistenza civile, popolare e costituzionale senza che essa diventi una resistenza politica e non si può avere un’efficace resistenza politica e costituzionale senza riferimenti a livello internazionale a chi, come oggi il popolo e lo Stato russo sta opponendosi al disegno egemonico e planetario dell’imperialismo destabilizzante americano.
Noi siamo disponibili ad una proficua e leale collaborazione nel massimo rispetto reciproco su pochi ma dirimenti criteri e principì: fine immediata dello stato d’emergenza, ripristino effettivo dei diritti costituzionali, piena sovranità nazionale e finanziaria, fuori dall’euro, fuori dalla NATO, fuori dall’Unione Europea!
Piantatevela di pubblicare stupidaggini sull’Ucraina. State partecipando all’ennesima azione di distrazione mediatica di massa dalla realta’.
Intervistate piuttosto al piu’ presto Giorgio Palu’ dell’universita’ di Padova in merito a questo articolo:
https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fviro.2022.834808/full
e pubblicate l’intervista qui.
Condivido anche la punteggiatura del suo intervento, De Bellis, senza le quasi (sembrerebbe) inevitabili sbavature pacifiste che si devono constatare in tante pur apprezzabili disanime dell’affaire Ucraina. Grazie