Fin dal febbraio 2022 l’Italia è di fatto in guerra con la Russia. Cosa sono infatti le sanzioni se non una forma di guerra? Si aggiunga a questo la campagna russofobica, la propaganda dispiegata dei media di regime e, ancor più, l’invio di armi all’Ucraina ed il quadro è fatto.
A più di un anno e mezzo dall’inizio del conflitto molti si chiedono quale sia il costo economico di questo sostegno del nostro Paese al governo di Kiev. Posto che il costo principale – stimabile in almeno 250 miliardi di euro – risiede nel maggior prezzo dei prodotti energetici causato dalla rinuncia al gas russo e nelle conseguenze che ne sono derivate, proviamo qui a rispondere alla domanda su quanto costa l’appoggio diretto (armi e finanziamenti) al burattino Zelensky.
Prima, però, vediamo come si arriva alla cifra monstre di cui sopra. Duecentocinquanta miliardi possono sembrare un’esagerazione, ma così non è visto che per il solo 2022 è stata comunemente accettata la stima di un costo sui 180 miliardi. Solo in quell’anno, secondo uno studio della Cgia, le famiglie e le imprese italiane hanno speso 91,5 miliardi in più soltanto per le bollette di luce e gas. Ma l’incremento per queste forniture è proseguito anche nel 2023 (ed è attualmente in fase di ripresa), mentre altre decine di miliardi se ne sono andati per l’aumento del prezzo dei combustibili alla pompa e per il calo del Pil che ne è derivato. Quindi, forse, la nostra stima è probabilmente fin troppo prudente.
Dopo gli esorbitanti costi indiretti, passiamo ora ad esaminare la consistenza di quelli diretti. Questi si suddividono sostanzialmente in due voci: le armi e gli aiuti finanziari (in particolare quelli attraverso l’UE).
Partiamo dalle armi. In questi giorni il governo Meloni sta definendo l’ottavo “pacchetto” da inviare a Kiev. I primi cinque li ha approvati il governo Draghi, il 6° e il 7° l’esecutivo in carica. Il contenuto di questi pacchetti è segreto, ed ogni documento ad essi relativo è stato secretato. Si sa tuttavia che con i primi 5 pacchetti sono state fornite munizioni di diverso calibro, mezzi Lince, sistemi anticarro (Panzerfaust), sistemi antiaerei Stinger, lanciarazzi Milan, mitragliatrici leggere e pesanti, artiglieria trainata (Fh70) e semoventi Pzh2000, visori notturni ed equipaggiamenti vari.
Nel 6° pacchetto (febbraio 2023) sono stati forniti sistemi di difesa missilistica Samp-T, Skyguard Aspide e Spada, gli ultimi due basati su missili a guida radar. Per quel che se ne sa con il settimo pacchetto del maggio scorso, l’Italia ha fornito all’Ucraina altri veicoli, obici, lanciamissili, mitragliatrici e armi leggere, oltre al solito stock di munizioni varie.
Nel pacchetto in preparazione ci sarebbero altre armi letali, ma non solo. Si deciderà sulla base della lista della spesa recapitata da Zelensky, ci informano i solerti ministri di un’Italia ridotta a repubblichetta al servizio della Nato.
Ma quanto sono costati questi aiuti militari? Anche su questo vige il più assoluto riserbo ufficiale. Si tratta, tuttavia, del segreto di Pulcinella. E in diversi, compresi alcuni organi di informazione specializzati nel settore degli armamenti, hanno fatto i conti. Conti che arrivavano attorno al miliardo di euro già alla fine del 2022. Un ordine di grandezza confermato dallo stesso ministro degli Esteri Tajani, che a gennaio ha dichiarato al Corriere della Sera che i primi cinque pacchetti avevano avuto un valore complessivo di circa un miliardo.
Queste cifre fanno ipotizzare un valore medio di 200 milioni a pacchetto, il che ci porterebbe ad un totale di 1,6 miliardi a fine 2023. Questo il valore delle armi consegnate direttamente dall’Italia. Ma il nostro Paese contribuisce ad armare l’Ucraina anche attraverso un fondo dell’UE orwellianamente denominato “Strumento europeo per la pace”. Attraverso questo fondo l’Unione Europea arma direttamente Kiev. E nel 2022 – unico dato di cui disponiamo – questo è avvenuto per un importo di 3,6 miliardi. Poiché l’Italia contribuisce al bilancio europeo nella misura del 12,8%, possiamo calcolare questa ulteriore spesa italiana in 460 milioni di euro all’anno, per un totale di 920 milioni a fine 2023.
Ma, lo abbiamo detto, non ci sono solo le armi. Ci sono pure gli aiuti finanziari diretti al governo di Kiev. A quanto ammontano questi ultimi?
Qui la parte più consistente è quella erogata attraverso il pacchetto di assistenza finanziaria (Amf) “Plus”, che prevede il finanziamento dello stato ucraino per un totale di 18 miliardi nel 2023. Il tutto versato in comode rate di 1,5 miliardi mensili, al fine di “garantire la stabilità macroeconomica” dell’Ucraina. In questo caso la quota a carico dell’Italia per il 2023 è di 2 miliardi e 304 milioni di euro. A questa cifra bisogna aggiungere almeno altri 60 milioni concessi direttamente da Roma a Kiev, portando dunque il totale del finanziamento a 2 miliardi e 364 milioni di euro.
Tirando adesso le somme in base ai dati fin qui esposti arriviamo ad un versamento totale di 4 miliardi e 884 milioni. Visto il ginepraio dei tanti rivoli di finanziamento, nonché la segretezza sulle armi, abbiamo scelto di calcolare la spesa italiana con il criterio della massima prudenza. Proprio per questo è probabile che la somma effettivamente spesa sia in realtà più alta, presumibilmente superiore ai 5 miliardi. Una cifretta niente male. Alla faccia degli interessi nazionali, si tratta della metà dell’importo del taglio del cuneo fiscale di cui il governo si vanta tanto. E tutto questo potrebbe tranquillamente proseguire nel 2024…
D’altra parte, il finanziamento totale dell’occidente all’Ucraina è stato stimato dall’Economist agli inizi di agosto in circa 200 miliardi di dollari. Tra i “donatori” l’Italia sarebbe al 10° posto, mentre ai primi quattro posti ci sarebbero gli Usa, la Gran Bretagna, la Germania e la Polonia.
Duecento miliardi sono solo lo 0,4% del Pil del cosiddetto “occidente collettivo”, ma rappresentano invece il 100% del Prodotto interno lordo dell’Ucraina prima della guerra. Di fronte a queste cifre c’è ancora qualche dubbio sul fatto che quella in corso sia al 100% una guerra per procura della Nato?