Non c’é vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare (Seneca).
Si diffonde il fondato sospetto che non ci sarà nessun dopo pandemia. Si hanno sempre piú segnali che di pandemia in pandemia (più o meno vere, più o meno create dai media) chi sta sopra e tiene i fili in mano cercherà di governare il vascello del capitalismo attraverso i mari burrascosi della più grande crisi del sistema finanziario mondiale (crisi di sovrapproduzione assoluta di capitale).
Per arrivare a definire una corretta strategia politica bisogna avere una corretta analisi economica, bisogna cioé avere consapevolezza degli scenari possibili e di tendenza, essere capaci di “vedere con sufficiente anticipo” dove le masse popolari saranno costrette a dirigersi (dalla crisi e dalle misure di contenimento) al di là delle loro idee, dei loro sentimenti, dei loro sogni, delle loro ideologie.
Se la crisi di sovrapproduzione di capitale è di lungo periodo – c’è chi la definisce addirittura secolare – allora il comandante del vascello navigherà per un lungo periodo in acque tempestose, l’equipaggio e i passeggeri ne soffriranno a vario titolo ma la navigazione non sarà piacevole, anzi, sarà persino paurosa. Il malcontento serpeggerà tra l’equipaggio che si chiederà se non era il caso di riparare nella rada riparata dai marosi, il comandante potrà essere rimosso con un colpo di mano perdurando le incertezze e le sofferenze.
Fuor di metafora, definire i caratteri della crisi (natura, durata, classi sociali coinvolte) è il passo essenziale per definire la strategia politica. Se dovrà essere rivoluzionaria o riformista lo definirà la crisi non il nostro agire politico. Se non esistono le condizioni rivoluzionarie è velleitario battersi per la rivoluzione.
Ma quando esse maturano è da opportunisti e codardi non approfittarne.
In ogni caso, per dirla con Seneca, “non possiamo dirigere il vento, ma possiamo orientare le vele”, e anche “non c’è vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”.
La crisi attuale è una crisi che attraverserà un lungo periodo, produrrà rotture nel tessuto sociale anche delle classi finora agiate che si proletarizzeranno progressivamente. Il campo delle masse popolari, si allargherà sempre più portando nuovi ceti sociali di fronte al dilemma “lottare o perire”. La resistenza al procedere della crisi sarà sempre più presente in settori della società, piû o meno rallentata dalle misure riformistiche, dagli ammortizzatori sociali. Ma misure e ammortizzatori saranno capaci di rispondere sempre in modo efficace e per tutti? Sembra che questo non possa accadere di sicuro in un Europa il cui centro è la politica monetaria per la stabilità dei prezzi basata su un rigido controllo della emissione di moneta e della spesa pubblica (di cui le misure per tenere le masse tranquille sono una voce). Allora si userà la paura della pandemia per abbonire le masse. Ma la storia ci insegna che non c’è paura che tenga di fronte alla difficoltà di vivere e riprodurre se stessi e la propria famiglia.
La resistenza popolare al procedere della crisi sarà un dato costante per un lungo periodo, per il perdurare della crisi. Ma da solo il malcontento produrrà ribellismo ma non un progetto politico di ampio respiro.
Dunque sarà necessario entrare nella resistenza spontanea del popolo per darle qualità, organizzazione, coordinamento per farle fare il salto di qualità: un potere popolare diffuso sui territori che si muove come potere alternativo a quello istituzionale, che scompagina i piani del potere costituito, che mira a creare un governo popolare di emergenza.
Si tratta di una lotta di lunga durata, deve essere chiaro. Per affrontarla bisogna essere attezzati sul piano teorico, tattico e strategico. Avremo necessitâ di avanguardie di popolo riconosciute per coerenza, umiltà, dedizione, patriottismo, avanguardie capaci di conquistare i cuori e orientare le menti per la nuova resistenza.