*Stefano Beneforti è membro di Liberiamo l’Italia Pistoia
A qualcuno potrà sembrare inopportuno mettersi a disquisire e ad approfondire questioni di carattere economico in un periodo come questo durante il quale, grazie al Covid, molti si stanno abituando a convivere con la perdita, o il forte ridimensionamento, di alcune delle proprie libertà fondamentali e costituzionali.
Eppure probabilmente tutto ciò potrebbe essere funzionale proprio ad evitare che questi argomenti di carattere economico vengano approfonditi, facendoli passare sotto traccia senza un vero dibattito politico, come in effetti sta avvenendo con il supporto fondamentale dell’informazione completamente asservita al potere.
Senza tanti complotti l’emergenza pandemica è solo l’acceleratore di un processo già in atto da diversi decenni, mediante il quale il capitalismo finanziario sta occupando tutti gli spazi della nostra vita, monopolizzando qualunque risorsa, con l’unico scopo di produrre profitto, E’ bene essere consapevoli che nell’ottica neoliberista questa è veramente l’unica alternativa possibile, come spesso ci sentiamo dire.
Sono diversi decenni che le decisioni fondamentali di carattere economico vengono fatte passare sopra le nostre teste, da una parte a causa della difficoltà intrinseca di questi temi molto tecnici, che richiedono un certo grado di studio e dall’altra perché forse esiste una precisa volontà affinché i più siano scoraggiati dal prenderli in considerazione, con questa onnipresente idea che per affrontare i problemi complessi bisogna affidarsi agli esperti, peccato che per la maggioranza tali esperti siano in pieno conflitto di interessi, e in quest’ultimo anno abbiamo potuto sperimentare direttamente cosa significa.
Sono comunque argomenti che in un modo o nell’altro dovrebbero interessare tutti dal momento che, anche se non ci interessiamo di economia, state certi che proprio in questo momento l’economia si sta interessando a noi. E’ forse una banalità ma rende bene l’idea.
A mio avviso ci sono forti motivazioni che mi portano a ritenere il binomio Covid/PNRR un esempio da manuale di shock economy, nel senso inteso da Milton Friedman, quando nel 1973, all’alba del colpo di stato di Pinochet in Cile, ebbe a dire: “Solo uno shock trasforma il socialmente impossibile in politicamente inevitabile”, o come altrettanto ben enunciato da Mario Monti ai tempi del suo governo: “L’Europa ha bisogno della crisi economica, unico modo per costringere le popolazioni riluttanti a cedere la propria sovranità nazionale”. In pratica colpo di stato, crisi economica o crisi pandemica che sia, sono tutti shock grazie ai quali è possibile ammorbidire l’opinione pubblica su temi dati per scontati, saltando a piè pari tutti i passaggi previsti della finestra di Overtone.
Credo quindi sia conveniente farsi una idea sulla vera natura del PNRR divenuta una scelta obbligata dallo shock pandemico, e di come esso non sia esattamente quello che i media vogliono far credere che sia, ovvero tanti soldi facili che l’Europa solidale ci elargisce, per permetterci di rimettere in sesto una economia duramente colpita dalle conseguenze di un contagio globale da virus, gestito in modo strumentale.
Parlare di PNRR significa parlare di quali sono le condizionalità a cui bisognerà sottomettersi per poter entrare in possesso di tutti questi soldi facili solidariamente (e anche sull’approccio solidale molto ci sarebbe da dire) elargiti dalla UE, utilizzati per indirizzare le scelte economiche dei singoli paesi in una direzione imposta (green e digitalizzazione) che seppure parzialmente condivisibile, poco ha a che fare con le reali esigenze e i bisogni dei singoli paesi, e che, senza andare scomodare idee sacrosante come l’uscita dalla UE, si sarebbero potute finanziare direttamente come Stato, emettendo titoli di debito sui mercati internazionali, con interessi lievemente superiori, avendo come Paese un rating BBB contro l’AAA della UE. A mio avviso è proprio su questo aspetto delle modalità con le quali reperire le risorse per uscire dalla crisi post-Covid, che il sospetto di malafede dei nostri burocrati trova rinforzo.
Queste condizionalità non sono espresse chiaramente, ma sono ben nascoste tra le pieghe del PNRR e fanno sostanzialmente capo alle raccomandazioni specifiche per paese membro elaborate dalla Commissione Europea, momentaneamente sospese a causa del Covid, ma che già dal 2023 saranno riattivate, come dichiarato recentemente da Vladis Dombrowskys (Vice Presidente Commissione UE), e che trasformeranno quello che sembrerebbe essere un semplice prestito, in una cessione della sovranità residua, mettendo definitivamente in mano alla UE ogni decisione di politica economica e fiscale, che ricadrà inevitabilmente sulle spalle dei singoli, come già abbiamo potuto sperimentare in forma più lieve a partire dalle politiche di austerity inaugurate dal governo Monti del 2011 in poi.
In pratica sulla base di un indirizzo di politica economica europea molto discutibile, con il PNRR si continuano a finanziare vere e proprie politiche di macelleria sociale, ancora in nome della onnipresente mano invisibile del Dio Mercato.
Il PNRR consiste essenzialmente in 68,9Mld€ di contributi a “fondo perduto” e 122,6Mld€ di prestiti da rimborsare nei 32 anni che vanno dal 2027 e il 2058. A cui vanno aggiunti: 30,6 miliardi del Piano complementare finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile 2021 e 15,5 miliardi sono stati anticipati dal Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021-2027.
Il PNRR si articola in 6 Missioni e 16 Componenti, sviluppati secondo i sei pilastri del Next Generation EU. Le sei missioni sono:
- digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura
- rivoluzione verde e transizione ecologica
- infrastrutture per una mobilità sostenibile
- istruzione e ricerca
- inclusione e coesione
- salute
PNRR: SCHEMA PREVISIONI DI SPESA (SOLO NGEU)
All’interno di queste linee di azione il PNRR prevede progetti di riforma utili alla sua attuazione: pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza, oltre al rispetto delle raccomandazioni specifiche per singolo paese (quando saranno riattivate) e all’obiettivo di medio termine (OMT).
Il 13% dell’importo del PNRR sarà disponibile all’approvazione del piano da parte della UE, probabilmente entro luglio ed il resto dovrà essere speso entro il 2026 per una media di circa 33,3Mld€/anno, con punte più elevate nei primi anni di attivazione.
Ogni 6 mesi ci sarà la verifica del rispetto degli obiettivi prefissati e sarà sufficiente il voto contrario di un solo paese (cosiddetto freno di emergenza) per rimetterlo in discussione e bloccare le erogazioni.
Come già accennato, oltre agli obiettivi specifici delle singole missioni, dovranno essere implementate le riforme e dovranno essere rispettate le raccomandazioni specifiche per paese compreso anche l’OMT (Obiettivo di medio termine che imponendo il pareggio di bilancio), elementi che nel loro complesso rappresentano le cosiddette condizionalità, sulle quali il PNRR perde tutto il suo appeal, in quanto i finanziamenti erogati vengono a dipendere dalla applicazione di una serie di azioni non esattamente favorevoli ai cittadini.
E’ il caso di osservare che le sovvenzioni non saranno realmente a fondo perduto ma una partita di giro con saldo negativo per l’Italia, in quanto dovranno essere finanziate per buona parte dagli stati membri attraverso un aumento temporaneo dello 0,6% del prelievo sul reddito nazionale lordo (RNL) e dalla introduzione di nuove tasse europee (al momento ancora in fase propositiva) basate su:
- il sistema per lo scambio delle quote di emissione di CO2,
- l’introduzione di dazi frontalieri per penalizzare i paesi che non prevedono meccanismi efficaci per il contenimento delle emissioni
- la tassazione delle operazioni che traggono rilevanti benefici dal mercato unico
- il digitale, da applicare alle big companies (fatturato globale superiore a 750 Mln€
Per quanto riguarda la contribuzione si rammenta che l’Italia è un contributore netto, che cioè versa più di quanto gli viene ritornato, come evidenziato dal diagramma riportato a fianco, con una contribuzione netta che nel periodo 2001-2017 è stata compresa tra i 2 e i 4 Mld€ annui. A questi si andrebbe ad aggiungere il nuovo contributo temporaneo dello 0,6& del PIL che ammonterebbe a quasi 10Mld€, elevando il contributo netto a 12-14Mld€ all’anno che nei 6 anni di vita del PNRR corrisponde un totale di 72-84Mld addirittura superiore alle sovvenzioni che ci sono state concesse, che non sono evidentemente a fondo perduto.
Andiamo a vedere sinteticamente alcuni degli effetti delle condizionalità che rendono il PNRR a tutti gli effetti un MES travestito:
- Con la semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza saranno ad esempio liberalizzati i subappalti (riforma già in fase di discussione) imponendo alle piccole imprese (le famose PMI) di scannarsi sui prezzi per poter ottenere le commesse dalle grandi imprese o dallo Stato in sub appalto a trattativa privata, favorendo il fallimento di quelle già sofferenti fin da prima della pandemia, con le inevitabili conseguenze negative (licenziamenti e/o cassa integrazione) soprattutto per i lavoratori.
- Con la riforma della giustizia saranno accelerati i tempi dei procedimenti giudiziari, che si rifletterà in modo consistente sui tempi necessari ad esempio per l’attivazione dei pignoramenti di cui beneficeranno principalmente le banche che potranno così migliorare più rapidamente le loro esposizioni rispetto ai crediti inesigibili (gli NPL, anche questa una raccomandazione UE per l’Italia), infierendo ulteriormente su molte PMI chiamate a rientrare dei debiti pregressi, agevolandone il fallimento e mandando a casa i soliti lavoratori dipendenti.
- Per quanto riguarda le raccomandazioni specifiche per l’Italia, cito solo testualmente dal documento per il 2019 verosimilmente da applicare anche dal 2022: “attuare pienamente le passate riforme pensionistiche al fine di ridurre il peso delle pensioni vecchiaia sulla spesa pubblica”, il che significa erosione delle pensioni e allungamento dell’età pensionabile. Si fa inoltre osservare che tra il 2011 e il 2018 l’Italia, su questo argomento, ha ricevuto dalla UE, ben 105 indicazioni o raccomandazioni. Stavolta a farne le spese non saranno i lavoratori attivi, ma coloro che hanno terminato di contribuire alla produzione per motivi di vecchiaia. Un fenomeno molto diffuso è quello secondo il quale i giovani, con il lavoro precarizzato, riescono a sopravvivere proprio grazie alle pensioni di vecchiaia dei genitori (i famosi bamboccioni), per cui intervenire sulle pensioni significa anche andare ad incidere sulle condizioni di vita di questi giovani.
- Considerando le politiche di bilancio della UE (il patto di Stabilità ed il relativo Obiettivo di Medio Termine (OMT) che impone in buona sostanza il pareggio di bilancio con una elasticità minima), esse non potranno che portare ad un aumento della pressione fiscale e ad una riduzione della spesa pubblica che ben conosciamo, per poter raggiungere l’obiettivo di deficit strutturale a zero. Tanto per avere un’idea di cosa può significare, è sufficiente vedere il numero di suggerimento e/o intimazioni che la UE ha rivolto all’Italia tra il 2011 e il 2018 per tagliare il sistema sanitario e procedere con le privatizzazioni (no.63), per ridurre i salari (no. 50), per ridurre le protezioni sociali a disoccupati e disabili (no.45), per ridurre le tutele dei lavoratori (no.38). E a farne le spese saranno ancora una volta i lavoratori.
Durante il periodo di attuazione del PNRR è infine previsto un graduale aumento di PIL di un +0,5% nel 2021 fino ad un +3,6% nel 2026 (cumulato rispetto al PIL 2020) quando è noto che la perdita di PIL nel 2020 è stimabile compresa tra l’8% e il 12%, (vedi stime OCSE, FMI, Commissione Europea e ISTAT) con, badate bene, un aumento delle importazioni e nei primi anni addirittura una contrazione delle esportazioni, il tutto accompagnato con una consistente riduzione della disoccupazione al 7,2%, previsione che stride con la necessità di una disoccupazione strutturale, il famoso NAIRU Tasso di disoccupazione che non crea accelerazione dell’inflazione, (Non-Accelerating Inflation Rate of Unemployment), che per l’Italia è collocato intorno al 10%, al di sotto della quale la teoria economica vigente prevede una accelerazione dell’inflazione, con conseguente aumento dei prezzi, il contrasto della quale è la principale missione della Unione Europea (vedasi gli articoli 3 e 119 della versione consolidata del TFUE del 2016).
DIAGRAMMI DELLE VALUTAZIONI DI IMPATTO MACROECONOMICO RIPORTATE NEL PNRR
Per cercare di mostrare come l’argomento delle condizionalità dell’NGEU sia particolarmente controverso, riporto infine alcune dichiarazioni di alti esponenti euroinomani apparse sulla stampa:
- Il Commissario all’economia Paolo Gentiloni: “La storia delle condizionalità imposte dall’alto per salvare i singoli paesi è una storia finita, alle nostre spalle”, e “Il Recovery Fund è senza condizionalità, ma con obiettivi di riforma”,
- Il ministro degli esteri Luigi di Maio: “Recovery Fund per abbassare le tasse e uscire dalla crisi”
- il Vice presidente UE Vladis Dombrowkys: “ Se non ci sono riforme, ovviamente non ci saranno neppure i soldi”,
- l’ex ministro dell’economia Pier Carlo Padoan: “Se le condizioni per l’accesso (all’NGEU) riguarderanno la discesa del debito pubblico, sono comunque necessarie”
- Il responsabile economico di Italia Viva Luigi Marattin dichiara: “Basta non ha più senso mentire: le condizionalità su quel famoso strumento europeo esistono”, ma lui lo afferma perché Renzi avrebbe voluto accedere al MES sanitario.
Se invece volete ascoltare le motivazioni che portano a ritenere le condizionalità del NGEU un vero capestro per l’economia italiana, suggerisco i video di Francesco Carraro (Il Vaso di Pandora) e di Valerio Malvezzi (RadioRadio).
Sulla base di quanto appena esposto è molto facile giungere alla conclusione che:
IL PNRR NON E’ JACKPOT, MA BENSI’ UN MES CHE CE L’HA FATTA, E UN VERO E PROPRIO MEMORANDUM OF UNDERSTANDING TRAVESTITO DA SOLIDARIETA’ TRA I PAESI MEMBRI molto simile nella sostanza a quello stesso memorandum, inviato nel 2015 alla Grecia, mediante il quale Tsipras, rinnegando persino l’esito di un referendum popolare, affossò definitivamente il futuro del suo paese.
Roba pesa spiegata semplice. Oltre il covid c’è un peletto di più. E non puoi nemmeno raccontarglielo. D’altronde è tutto così talmente tremendamente, incredibilmente vero che non ti crederebbero nemmeno. E allora no/si mascherina-no/si vaccino-no/si distanza ecc….nel tempo che rimane accalcati contro le porte della ASL una volta aperte a tutti le vaccinazioni: i giovani maggiormente coinvolti. Bruttezza a profusione.
Se è vero che sono riuscito a spiegare in modo semplice una cosa artatamente complicata come il PNRR, io ho raggiunto il mio scopo….. Grazie
“,Non dobbiamo.sorprendrci che l ” Europa abbia bisogno di crisi e di gravi crisi per fare passi avanti…solo quando c’è una crisi visibile, conclamata…
Nessuna inefficienza, tutto perfettamente programmato e documentabile da fonti ufficiali (WHO, WEF, UE GOVERNO GOVERNI MINISTERO SALUTE,, ISS, EVENT 202, esplicitamente almeno dal 2002. L’operazione di PSY OPS è partita 30 anni fa: primo bersaglio la scuola. Infatti abbiamo giovani che fanno la fila e dormono sul posto di notte per arrivare primi al “vaccino” , arma biologica destinata da LORO allo spopolamento del pianeta). NON PARLIAMO PIÙ DI INEFFICIENZA PER FAVORE. SONO STATI E SONO EFFICIENTISSIMI
È il celeberrimo pilota automatico che adesso con Draghi al comando è diventato uno schiacciasassi…..