Tra meno di 10 giorni gli insegnanti e i primi studenti (quelli che devono sostenere gli esami di sospensione del giudizio) rientreranno a scuola.
Cosa cambierà rispetto allo scorso anno? Tutto e niente.
Perché niente:
- Non è cambiato il clima emergenziale. Gli studenti saranno accolti anche quest’anno come degli untori da tenere a rigorosa distanza di sicurezza.
- Sul pavimento attorno alle cattedre dei docenti ci sarà un nastro adesivo delimitante, stile il nastro della omicidi quando recinta il luogo di un delitto; messaggio sotteso: l’insegnante (col green pass!) è un’entità inavvicinabile, guai a richiederne il contatto ravvicinato, magari con l’assurda pretesa di farsi correggere un quaderno!
- I banchi dovranno essere separati, magari anche solo simbolicamente visti gli spazi, ma il concetto che deve passare è “il compagno di banco è tuo nemico: tienilo a distanza”.
- Le mascherine saranno ancora obbligatorie, tanto il cretino che afferma “i chirurghi le usano tutto il giorno e non muoiono soffocati” lo si trova sempre; si usano anche in tutti i laboratori di analisi chimica se è per questo, ma la legge per la sicurezza sul lavoro prevede anche, e non a caso, delle pause. E comunque parliamo di adulti, qui si parla di giovani, giovanissimi e bambini che dovrebbero tenerle dalle 5 alle 8 ore tutti i giorni. Ma si sa, la salute viene prima di tutto.
- Non sono cambiati gli spazi: se la pandemia è tanto pericolosa è possibile che dopo due anni non si sia pensato a ridurre il numero di alunni per classe in modo da limitare i famosi “assembramenti”? Ovviamente no, anzi: in molti casi il MIUR, tramite gli Uffici scolastici Regionali (USR) ha accorpato classi e impedito la formazione di nuove prime perché “a numero troppo ridotto”: stranamente “La Scienza” attraverso il famoso CTS su questo non ha niente da dire.
- Non è cambiato, al momento, il sistema dei trasporti. Gli studenti continueranno ad andare e tornare da scuola ammassandosi sui pochi bus messi a disposizione (e infatti, guarda caso, per questi mezzi non è previsto “green pass”).
- Soprattutto non è cambiata l’improvvisazione ministeriale: linee guida che arrivano fuori tempo massimo, spesso fumose o inapplicabili e che si rifugiano dietro il concetto di autonomia scolastica per scaricare sui Dirigenti Scolastici le responsabilità delle decisioni operative.
- Non è cambiato il ricorso alla famigerata Didattica a distanza nonostante perfino i dati INVALSI, tanto cari al MIUR, abbiano certificato un catastrofico calo dei livelli di apprendimento (tradotto dal burocratichese: gli studenti a scuola negli ultimi due anni hanno imparato molto meno del solito); infatti in caso di zona rossa o arancione si andrà in didattica a distanza. E’ pur vero che qualche parametro di classificazione per il meccanismo dei colori è stato cambiato, ma sembra evidente che il numero dei “positivi” continua ad essere alto (al contrario dei malati seri) e non sarà quindi improbabile che in ottobre/novembre più di mezza Italia si ritroverà ad essere classificata “arancione”.
- Più grave ancora: non sono cambiate le regole del tracciamento e l’assegnazione arbitraria delle famose “quarantene”: un alunno positivo in classe (magari asintomatico) manda in quarantena tutta la classe e tutti i docenti che sono stati in quella classe. Solo che, udite udite, se si è vaccinati la quarantena viene ridotta di tre (3!) giorni e durerà quindi una settimana prima del tampone di controllo. A mio avviso quest’ultimo punto è il più impattante sulla vita delle famiglie: lo scorso anno con queste regole c’è chi si è dovuto fare chiuso in casa anche più di due mesi. Immaginiamoci una famiglia con più figli piccoli: praticamente vuol dire avere sempre qualcuno chiuso a casa. E’ questa a giudizio di chi scrive, la vera arma di pressione nei confronti della popolazione, almeno quanto il green pass.
Fin qui la continuità: e se la cosa finisse qui sarebbe già uno scandalo perché dopo gli infiniti “chiudiamo tutto per 15 giorni per salvare il Natale/Pasqua/estate ecc.” del governo Conte, si era passati al “non appena avremo vaccinato le persone fragili la pandemia sarà riconducibile ad un’influenza e ricominceremo a vivere normalmente” del governo Draghi. Ora ci sono state (e ci sono) le restrizioni, i vaccinati non sono solo i fragili, ma praticamente tutta la popolazione, e il risultato qual è? Gli stessi protocolli dello scorso anno.
Ma per l’appunto non finisce qui:
Perché è cambiato tutto:
- Con il decreto di fine Luglio per il personale della scuola è stato introdotto l’obbligo di esibire il green pass ogni qual volta si entri nell’edificio. Unico settore dopo la sanità (lì hanno giustificato la cosa dicendo che il personale sanitario lavora a contatto con persone fragili: nella scuola si lavora a contatto con i giovani che sono i soggetti meno fragili, quindi?) . Chi non ha il gp si vedrà sospeso dall’insegnamento, tolto lo stipendio e multato. Perché? Perché è “dovere morale vaccinarsi al fine di non far circolare il virus”; peccato che i vaccini in questione non proteggano dall’infezione e quindi non abbiano impatto sulla circolazione.
Lo dichiarano le stesse case farmaceutiche produttrici (PFIZER e MODERNA) e le agenzie regolatrici (FDA ed EMA) che ne hanno autorizzato l’utilizzo in via emergenziale; nell’approvazione c’è scritto che i vaccini mitigano gli effetti della malattia, senza null’altro aggiungere. Il virus quindi continua tranquillamente a circolare tra i vaccinati come tra i non vaccinati, come i dati di queste settimane, soprattutto inglesi e israeliani, dimostrano e come ormai stanno apertamente dichiarando anche gli “esperti” del circo mediatico italiano. Il vaccino è quindi uno strumento di protezione individuale che ognuno dovrebbe poter scegliere se fare o meno.
Lo studente in classe può essere contagiato dall’insegnante vaccinato come dall’insegnante non vaccinato. Anzi: l’insegnante non vaccinato, dovendo fare un tampone ogni due giorni, ha sicuramente maggior controllo rispetto a chi, munito di green pass in modo permanente, potrebbe essere positivo asintomatico e circolare indisturbato nelle classi per settimane.
- Altro cambiamento, a mio modo di vedere disgustoso: si dà la possibilità di stare in classe senza le mascherine “ove tutti abbiano completato il ciclo vaccinale”. Ora, a parte il dettaglio della violazione della privacy, ci si immagina il clima che si respirerà in una classe nella quale gli alunni devono tenere la mascherina perché due o tre non sono vaccinati? Poi però il MIUR finanzia i corsi per prevenire il bullismo!
Quindi riassumendo, cos’è cambiato rispetto allo scorso anno per i lavoratori della scuola? Questo:
Chi si vaccina acquisisce il diritto di “godere” delle stesse restrizioni dello scorso anno; gli altri perdono – di fatto – il lavoro.
Vedremo quale sarà la risposta del mondo della scuola a questa incredibile presa di giro: ci sarà opposizione? Ci saranno movimenti di protesta? Sinceramente non sono in grado di dirlo. Alcune sigle sindacali, come i COBAS, hanno correttamente chiesto il ritiro del green pass e saranno in piazza il 20 settembre con “Priorità alla scuola”; altre, come la CISL, chiedono addirittura la vaccinazione obbligatoria.
Come reagirà il grosso del corpo docente lo vedremo nelle prossime settimane.
Ma, in generale, chissà se chi per un anno e mezzo ha inneggiato alle chiusure, ha insultato tutti i propri simili, dai runner solitari, a chi faceva il bagno in mare senza mascherina, ai ragazzi che prendevano l’aperitivo all’aperto, a quelli che facevano pic nic nei parchi, a chiunque cercasse di continuare in qualche modo a vivere, si sta cominciando a rendere conto di quale abbaglio mostruoso sia stato vittima.
Il green pass non c’entra niente con la pandemia, comunque la si pensi e comunque la si veda.
E’ solo uno strumento di controllo sociale e di esclusione.
Pretenderne il ritiro immediato è l’unica cosa corretta da fare.
*Liberiamo l’Italia – Pisa