Vincenzo Caputo, direttore generale dell’Istituto zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche non accetta le pesanti accuse lanciate dai manifestanti che si sono ritrovati a manifestare a Pesaro il 1 maggio contro il BioLaboratorio.
“Tutti hanno diritto di manifestare, ma io rispondo del mio lavoro e applico la legge. Rappresento un ente pubblico vigilato dal Ministero e il laboratorio risponderà a tutti i requisiti di sicurezza previsti dalle normative. In Italia ci saranno mille strutture che trattano virus, tanto per fare esempio: perché non viene chiesto di chiudere lo Spallanzani che è in centro a Roma?”
Puntualizza ancora il professor Caputo: “Noi non manipoliamo niente, ma garantiamo la salute umana sotto diversi aspetti, dalla sicurezza alimentare alla profilassi delle malattie infettive. All’aperto girano circa 250 virus, il nostro compito è trattare questi agenti in laboratorio adeguati e con specialisti preparati. Proprio per il bene di tutta la comunità.”
In effetti l’accusa del gruppo promotore nazionale che ha organizzato la manifestazione del 1 maggio a Pesaro è enorme: “NON VOGLIAMO UN’ALTRA WUHAN!”
Diverso l’approccio del locale comitato cittadino LIBERI CITTADINI DI PESARO, che ci ha tenuto a prendere le distanze da certo allarmismo terrorista del gruppo nazionale “Eventi Civici”. Nella petizione lanciata dal Comitato pesarese e che ha già raccolto mille firme, si legge: «Esisterà un inceneritore interno per smaltire le carcasse? Quale altro smaltimento è previsto? I liquami come verrebbero gestiti, visto che lì accanto c’è il fiume Foglia? La qualità dell’aria rimarrà la stessa, visto che ci saranno animali malati in piena zona urbana? Quali pericoli potrebbero apportare i vettori di trasmissione come gli artropodi (tra cui gli insetti, compresa la zanzara tigre, la chikungunya, ecc.) ed i piccoli mammiferi (tra cui i ratti) diffondendo malattie dal rione al resto della città e altrove, a macchia d’olio?».”
Situazione similare a quella di Pesaro la riscontriamo a Perugia. Nella frazione di Lidarno il Comune ha deliberato ad Ottobre 2022 la cessione di un terreno di quasi 15 ettari in favore dell’ISZUM per la costruzione di un’Officina Farmaceutica di Livello 3. Alcuni cittadini umbri, giustamente preoccupati, hanno dato il via a due petizioni, una valida per l’area comunale e l’altra regionale, allo scopo di ottenere un’audizione e soprattutto richiedendo ad entrambi gli enti di far avviare il dibattito della questione in sede di Consiglio come sarebbe opportuno e consueto in un paese che si voglia definire democratico.
Alla stessa stregua dei consiglieri di comune e regione, se non peggio, sono stati trattati i cittadini che sono del tutto ignari sul progetto e sulla tipologia di attività che verranno realizzate nella loro terra. Le richieste che vengono avanzate dal Comitato locale sono semplici e chiare: informazione e trasparenza sulla necessità di andare ad ampliare un’attività già esistente del BSL3 di Perugia, comunicazione limpida e dettagliata sul tipo di diagnostica e studi che saranno effettuati sui patogeni e la possibilità di essere costantemente informati sul tipo di ricerche che verranno promosse.
Ai decisori politici ed ai responsabili si chiede di ascoltare i cittadini e di prendere in considerazione le loro legittime richieste. Coloro che hanno dato vita ai Comitati non sono dunque dei pericolosi “neo-luddisti”, avversari a prescindere della ricerca scientifica; essi chiedono che nei Biolaboratori di Pesaro e Perugia non si compiano pericolosi esperimenti di manipolazione genetica su virus patogeni — il cosiddetto “Guadagno di Funzione”. Chiedono che la ricerca scientifica persegua finalità “sociali” e non ubbidisca alle logiche di profitto delle Big Pharma; che essa venga sviluppata in totale sicurezza e trasparenza, posta sotto controllo pubblico e del tutto sganciate da interessi privatistici.
Le richieste dei comitati locali, equilibrate e ponderate, non sono quindi (come ha affermato il sindaco di Pesaro) espressione di “irrazionale complottismo”, esse obbligano invece le istituzioni a fornire risposte esaustive e serie, che tengano conto non solo dei legittimi timori della cittadinanza ma del diritto fondamentale di questa ad essere correttamente ed esaustivamente informata.
Non possiamo esimerci dal fare un appello per il futuro: speriamo che in virtù della importanza della battaglia intrapresa le prossime manifestazioni non si svolgano più all’insegna di una comunicazione approssimativa e terrificante. Speriamo che nelle città dove esiste il problema dei biolab e della costruzione di nuovi come Perugia e Pesaro, siano i locali comitati cittadini a decidere delle proteste e delle loro modalità, in quanto ne va del rapporto con la città e con i suoi abitanti, di conseguenza, della possibilità di ottenere un consenso ampio e quindi di ottenere gli obiettivi sopra indicati.
Il Fronte del Dissenso da pieno appoggio alle attività dei comitati popolari locali nel quadro della lotta per una sanità pubblica forte ed efficiente, per una moratoria sui nuovi biolab, affinché la ricerca scientifica sia interamente nelle mani dello Stato sovrano e non venga mai utilizzata a scopo di lucro, laddove l’unico beneficio sia per la salute dei cittadini e non per chi registra brevetti e vende farmaci. Che lo Stato si faccia di ciò garante e torni a restituire dignità al comparto sanitario e medico del nostro paese, che fino a qualche decennio fa era considerato qualitativamente tra i migliori al mondo e ancora oggi continua a sfornare un numero formidabile di ricercatori apprezzati in tutto il globo, dei quali ancora troppi si ritrovano a lavorare per progetti privati e dettati da logiche di profitto sovrannazionali.
* Militante del Fronte del Dissenso – Umbria