Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Gli ultras, come fenomeno underground e popolare, sono in crisi da tempo soprattutto in Italia. Nel mondo degli stadi una crisi del movimento ultras è già avviata da anni, con la tessera del tifoso che è de facto un green pass sportivo, il quale permette alle questure di schedare le tifoserie organizzate. Per molto tempo gli ultras, così come il calcio “popolare”, hanno subito colpi molto duri, così come sono stati attraversati dal più generale processo di spoliticizzazione sociale. Si tenga poi conto che le partite sono state spostate dalle ore 15 della domenica ad orari improbabili infrasettimanali solo per far contenti le TV, poi si sono limitate sempre di più le trasferte attraverso limitazioni in base alla regione di origine ed al possedimento o meno della tessera del tifoso et similia. E fin qui la realtà che abbiamo conosciuto fino a quest’anno. Ma qualcosa, secondo il mio punto di vista, sta cambiando.
Anzitutto lo stato ha riiniziato ad imporre sistematicamente la tessera del tifoso, dopo una fase di relativa libertà dovuta anche alla chiusura degli stadi, o alla loro parziale apertura, per “l’emergenza sanitaria”. Secondariamente abbiamo rivisto tensioni fra tifoserie, a volte anche con un carattere politico.
È il caso per esempio del Genoa, in cui il collettivo della gradinata nord genoana ha effettuato una vera e propria spedizione punitiva ai danni di un altro gruppo “Nucleo 1893”, reo di aver occupato un posto che non gli spettava in gradinata ma soprattutto di aver portato contenuti di destra allo stadio.
Va, infatti, sottolineato che da tempo tutti i gruppi ultras/tifo organizzato si considerino “no politica”. È uno degli ennesimi aspetti, come accennato più sopra, della spoliticizzazione integrale a cui assistiamo in tanti altri spaccati della nostra società. Lo stadio, da sempre, è un ambiente popolare in cui la fermentazione di rivendicazioni sociali e non hanno sempre trovato spazio.
Altre piazza europee hanno espresso in questi anni contenuti politici a favore della Palestina (gli scozzesi del Celtic per esempio o i Marsigliesi) o persino a favore della Russia, come i tifosi del Livorno da sempre di estrema sinistra o, ancora, i tifosi del Fenerbahce in Turchia che ineggiarono a Putin qualche mese fa.
Ma tornando in Italia non ci sorprende tanto il ritorno di contenuti politici o pseudo tali, quanto il ritorno di una certa violenza che mancava da tempo. C’è una recrudescenza del fenomeno ultras soprattutto fra i giovani. Qui chiaramente, per un militante politico, i rimpianti: sono tutti giovani strappati alla politica, anche un po’ ribellistica e confusa, giovanile che trovano negli stadi altri luoghi di aggregazione e convivialità che diano loro un forte contenuto identitario. Insomma potevano diventare militanti politici ed invece sono ultras, visto che nelle gradinate se ne trovano a frotte pronti ad armeggiare bandiere, fare cori e preparare tamburi, torce e fumogeni.
Continuando, gli scontri quest’anno sono aumentati. Il Viminale, con i suoi dati, sembra parzialmente sconfessare ciò che dico, ma la percezione sensibile (stando sui social e andando qualche volta in trasferta in altri stadi) è che questa recrudescenza del fenomeno ultras nasconda, come è ovvio che sia, disagi sociali molto profondi.
Si uniscono norme valoriali di difficile valutazione per un militante politico, poiché ogni stadio ha regole sue e basate molto di più che la politica su concetti come “l’onore”, e contesti fortemente identitari molto complessi da comprendere.
Tornando agli eventi, quest’anno sono stati segnalati scontri come quelli in Autostrada fra tifosi Romani e Napoletani, lo stesso episodio di ieri sera (seppur molto limitato) fra Ultras dell’Udinese e tifosi napoletani, le evidenti tensioni anche in piazze più piccole ma molto focose come Genova — sia dalla parte della Samp che del Genoa — che in piazze come Como, Brescia, Ascoli ed altro ancora. Molte piazze piccole/medio piccole hanno riversato in ambienti come gli stadi alcuni elementi di rabbia sociale che andrebbero raccolti ed analizzati meglio.
Vale la pena, secondo la modesta opinione del sottoscritto, guardare con attenzione ad un potenziale ritorno di importanza degli stadi, sia che questo porti con sé elementi politici espliciti o che, attraverso la violenza e l’attivismo nelle curve, spieghi cambiamenti nella mentalità e nei disagi sociali, psicologici ed economici di chi decide di intraprendere questa vita di “onore e lealtà” come la descriverebbero loro stessi.
Lasciate perdere, svolte la 3 dose provoca rabbia, ma è fine a se stessa, non porta a rivoluzioni ma solo a rivolte violente quanto cieche.A meno che non si abbia un progetto e si riesca a usarli ma essendo quello degli ultra’ un mondo folcloristicamente attaccato ai feticci, penso sia tempo perso.Questi si ritengono di sinistra se si fanno una canna e di destra se Tiran fuori il tricolore.La citazione della curva genoana è emblematica, tra compagni , compagni rossobruni border line da sempre e camerati veri e propri, tra collettivo, fossa e Skin heads,ex Speloncia….. È un virus che gira per le curve, quello del feticcio idiota.